Migranti, in 410 sulla Geo Barrents di Msf: “Persone stanche e provate, serve un porto sicuro”
Le voci da bordo: c’è una donna incinta e diversi bambini, 91 sono i minori non accompagnati. “Chiediamo indicazioni perché possano toccare finalmente terra. Urgente creare un meccanismo coordinato dagli Stati europei per il soccorso in mare”
“La gente è molto stanca e provata, i nostri medici stanno esaminando le persone, una per una, continuiamo a distribuire cibo e acqua e proseguiamo ad occuparci dei loro bisogni medicali, ma non è una situazione ideale. A bordo abbiamo 410 esseri umani che abbiamo soccorso negli ultimi giorni: una donna incinta, diverse donne e bambini e 91 minori non accompagnati”. A parlare è Avra Fialas, operatrice di Medici senza frontiere a bordo della Geo Barrents, la nuova nave di soccorso dell’organizzazione.
Nei giorni scorsi l’imbarcazione ha operato quattro soccorsi nel Mediterraneo centrale e ora è in attesa di un porto sicuro di sbarco. La richiesta è stata inoltrata sia a Malta che all’Italia. “La persone a bordo sono di 21 nazionalità diverse. La maggioranza proviene da Siria, Etiopia, Eritrea, Sudan e Mali - continua l'operatrice -. Un soccorso può dirsi terminato quando le persone vengono sbarcate in un luogo sicuro. Chiediamo alle autorità competenti di darci indicazioni positive perché le persone già provate in mare e in Libia possano toccare finalmente terra”.
Nell’ultimo fine settimana, anche grazie alle condizioni meteomarine favorevoli, sono circa mille le persone arrivate in Sicilia, in 16 diverse operazioni di sbarco. Altrettante persone (circa mille) sono state riportate indietro, in Libia, dalla Guardia costiera libica. “In questi ultimi giorni si è visto quanta necessità di soccorso c’è nel Mediterraneo centrale - aggiunge Fialas -. Noi ne abbiamo soccorsi 410, ma ci sono molte persone che sono arrivate da sole a Lampedusa. Proprio alla luce di questa situazione critica è urgente creare un meccanismo coordinato dagli Stati europei per il soccorso in mare. Come Medici senza frontiere lo chiediamo da tempo, oggi appare sempre più come una necessità”.
Come ha ricordato ieri all’Angelus Papa Francesco il Mediterraneo è diventato “un grande cimitero”. Dall’inizio dell’anno, secondo i dati dell’Unhcr (Alto commissariato Onu per i rifugiati) sono oltre 700 i morti e i dispersi. Una cifra più che triplicata rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.