Migranti, “doppia violazione dei diritti. Ecco perché tutti i naufraghi devono sbarcare"

A Catania restano in porto le navi umanitarie Geo Barents e Humanity1. A bordo le persone non considerate vulnerabili, che secondo le disposizioni italiane dovrebbero essere riportate in acque internazionali. Le ong si oppongono. Cecchini (avvocata della Humanity1): “Diritti violati due volte, come naufraghi e come richiedenti asilo. Stiamo preparando ricorso contro lo stato italiano”

Migranti, “doppia violazione dei diritti. Ecco perché tutti i naufraghi devono sbarcare"

Una doppia violazione da parte dell’Italia nei confronti delle persone bloccate a Catania a bordo delle navi delle ong: innanzitutto come naufraghi e poi come richiedenti asilo. Il piano del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, è di far scendere a terra solo i migranti considerati vulnerabili, a seguito di un’ispezione medica, e di rimandare in acque internazionali gli altri. Ma è un’ipotesi poco praticabile, con i trattati di diritto internazionale e con alcune recenti sentenze dei tribunali italiani. Da ultima, quella della Corte di Cassazione, che aveva esaminato il caso di Carola Rackete, la comandante della nave Sea Watch 3 che nel giugno del 2019 aveva attraccato a Lampedusa contravvenendo al divieto imposto dal decreto Salvini. 

In quel caso la Corte ha ricordato che l’attività di salvataggio dei naufraghi non si esaurisce con il loro recupero a bordo della nave. Ma il soccorso finisce a terra, in un place of safety, un luogo sicuro di sbarco, come previsto da diverse convenzioni, come quella internazionale Sar (Search and rescue) di Amburgo. Ed è proprio su questi presupposti che gli avvocati della Humanity1 stanno preparando due ricorsi contro lo Stato italiano. 

Dalla nave umanitaria, ancora attraccata al porto di Catania, sono state fatte scendere 144 persone su 179 totali soccorse nelle scorse settimane nel Mediterraneo centrale. A bordo ne restano 35 che secondo quanto comunicato dalle autorità italiane dovrebbero essere riportate in acque internazionali. Ma il comandante della Humanity1, Joachim Ebeling, si è già opposto. In una nota l’ong precisa: “Abbiamo ricevuto un decreto firmato dal ministro dell'Interno MatteoPiantedosi, insieme al ministro della Difesa Guido Crosetto e quello delle Infrastrutture Matteo Salvini, che proibisce alla Humanity 1 di sostare nelle acque territoriali più a lungo dello sbarco delle persone in condizione precarie di salute o in emergenza. Non ci stanno assegnando un porto sicuro di sbarco, come prevede la legge".  

“Stiamo preparando il ricorso contro il decreto di divieto di sosta e contro l’invito a lasciare il porto - spiega a Redattore Sociale, Cristina Cecchini, avvocata che fa parte del team di difesa della Humanity1insieme a Giulia Crescini e Riccardo Campochiaro -. Lasciando il porto con 35 persone, il comandante della nave commetterebbe una serie di illeciti. Innanzitutto non terminerebbe le operazioni di soccorso, che come sappiamo si concludono a terra, in un place of safety. Poi non permetterebbe l’esame della condizioni di queste persone, che dopo un’informativa fatta a bordo, hanno tutte manifestato l’intenzione di chiedere asilo in Italia”. Per Cecchini, dunque, siamo di fronte a una violazione dello stato di diritto su due livelli: “le persone a bordo della Humanuty1 hanno diritto a sbarcare innanzitutto in quanto naufraghi, cioè sopravvissuti a un’operazione di search and rescue. Poi hanno diritto anche come richiedenti asilo, ma le due cose sono distinte”. L’avvocata ricorda che una volta a terra la domanda di protezione può essere esaminata e solo allora si può definire lo status del richiedente. “Fare un distinguo sulla base delle vulnerabilità è errato, così come è illegittimo basarsi solo sulle nazionalità di provenienza - spiega -. In questo momento l’Italia sta violando una serie di leggi: la convenzione sul soccorso in mare di Amburgo, la Unclos, la convenzione di Ginevra ma anche l’articolo 10 della nostra Costituzione”. 

Intanto dopo l’ultima evacuazione medica di stanotte, restano a bordo della Geo Barent, nave di soccorso di Medici Senza Frontiere, 214 persone sulle 572 totali. Sono stati fatti sbarcare 357 naufraghi, tra loro anche famiglie con minori. Intanto l’ong fa sapere di aver ricevuto un avvertimento, se non rispetterà le norme del decreto rischia una multa fino a 50mila euro.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)