Gaza. ActionAid: “La mancanza di carburante minaccia la vita delle partorienti e la funzionalità degli ospedali”
Mohammad Salha, direttore ad interim dell'ospedale di Al-Awda: “Da oltre 50 giorni l'ospedale è senza carburante e forniture mediche. Molti servizi, inclusi quelli di maternità e ginecologia, ne risentono gravemente”
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La continua carenza di carburante nella Striscia di Gaza sta avendo gravi ripercussioni sugli ospedali, con conseguenze particolarmente preoccupanti per le donne incinte che necessitano di cure mediche urgenti. A denunciarlo è l’organizzazione ActionAid.
“La nuora di Nuha ha partorito presso l'ospedale Al-Awda, nel nord di Gaza, gestito dal partner di ActionAid, Al-Awda – racconta l’organizzazione -. L'ospedale ha recentemente ripreso i servizi nonostante l’assedio dell'esercito israeliano abbia danneggiato gravemente la struttura”.
Racconta Nuha: "Purtroppo non c'era un'ambulanza disponibile per trasportarla a causa della mancanza di carburante. Abbiamo dovuto accompagnarla a piedi fino all'ospedale. Chiediamo al mondo di fornire carburante agli ospedali. Gli ospedali sono essenziali per la gente, per ricevere cure e per le donne incinte per seguire la loro gravidanza".
Il dottor Mohammad Salha, direttore ad interim dell'ospedale di Al-Awda, nel nord di Gaza, ha dichiarato: "Da oltre 50 giorni l'ospedale è senza carburante e forniture mediche. Il carburante che abbiamo è sufficiente solo per due settimane. Di conseguenza, stiamo riducendo i nostri interventi e non possiamo far funzionare i grandi generatori. Molti servizi, inclusi quelli di maternità e ginecologia, ne risentono gravemente. Anche la nostra sala operatoria, che non funziona a pieno regime... Anche il nostro laboratorio ne risente. Non possiamo fare molte analisi, come quelle ortopediche, e abbiamo a che fare con molti pazienti. Il 70% delle persone colpite dall'aggressione israeliana ha bisogno di interventi ortopedici".
ActionAid ricorda che il valico di Rafah, principale punto di ingresso del carburante a Gaza, è chiuso dal 7 maggio. La quantità di aiuti, compreso il carburante, è drasticamente diminuita, peggiorando la già disastrosa situazione umanitaria. Anche infrastrutture chiave come gli impianti di desalinizzazione dell'acqua e le strutture fognarie faticano a operare senza sufficiente carburante, limitando la produzione di acqua potabile e aumentando il rischio di tracimazione delle acque reflue. Oltre al carburante, sono urgentemente necessarie maggiori forniture di cibo, acqua e medicinali per evitare malnutrizione, disidratazione e malattie.
"Siamo senza verdura, frutta e cibo fresco da più di due mesi. Ora abbiamo solo farina e scatolette, il che si ripercuote sulla nutrizione dei bambini e delle donne. Non c'è latte per molti bambini e forniamo solo una lattina di latte per ogni neonato. Durante l'assedio, l'esercito israeliano ha preso di mira il quinto piano di Al-Awda, distruggendo i serbatoi d'acqua e lasciandoci senza acqua sana e filtrata, il che danneggia sia il personale che i pazienti", ha concluso il dottor Mohammad Salha.
Riham Jafari, Coordinatrice per l’Advocacy e la Comunicazione di ActionAid Palestina, ha dichiarato: "Gli aiuti che entrano attualmente a Gaza non sono sufficienti a soddisfare l'enorme e crescente bisogno umanitario. Chiediamo che il valico di Rafah venga riaperto immediatamente, che sia consentito l'ingresso senza ostacoli di ulteriori aiuti e carburante a Gaza e che sia garantita la sicurezza degli operatori umanitari. Continuiamo a sollecitare tutte le parti ad accettare subito un cessate il fuoco permanente".