Congo, ogni ora curate più di 2 vittime di violenza sessuale

Rapporto di Medici senza Frontiere “Chiediamo aiuto”. In un anno, assistite oltre 25 mila vittime: è il numero più alto registrato nel Paese. Il 98% delle vittime sono donne e ragazze, un decimo sono minorenni

Congo, ogni ora curate più di 2 vittime di violenza sessuale

In Repubblica Democratica del Congo (RDC), Medici Senza Frontiere (MSF) e il ministero della salute hanno assistito in un anno 25.166 (più di 2 persone ogni ora) vittime di violenza sessuale, il dato più alto mai registrato nel paese e la cui tendenza nel 2024 è già in netto peggioramento. È quanto emerge dal rapporto internazionale di MSF “Chiediamo aiuto”, che indica come il 98% delle vittime sono donne e ragazze, 1 sopravvissuto a violenza su 10 è minorenne e il 91% è concentrato nel Nord Kivu.

Alla luce di questi numeri drammatici, medici senza Frontiere chiede a tutti gli attori nazionali e internazionali di intervenire con urgenza per prevenire questo fenomeno e migliorare l'assistenza ai sopravvissuti. “Due terzi dei nostri pazienti sono stati attaccati con le armi - riferisce Christopher Mambula, responsabile dei programmi di MSF nella RDC. Queste aggressioni sono avvenute nei campi per sfollati o nelle aree circostanti. Donne e ragazze venivano assalite quando uscivano per procurarsi legna o acqua o per lavorare nei campi”.

Le violenze tra le donne sfollate

Il rapporto è il risultato dei dati raccolti in 17 progetti avviati da MSF a sostegno del ministero della salute in 5 province congolesi (Nord Kivu, Sud Kivu, Ituri, Maniema, Kasai centrale). Dal 2020 al 2022, i team di MSF hanno curato in media ogni anno 10.000 vittime, mentre nel 2023 il rapporto evidenzia l’aumento massiccio delle persone assistite (25.166). Nel 2024 il trend ha subito un’ulteriore accelerazione: solo nella provincia del Nord Kivu, tra gennaio e maggio, MSF ha assistito 17.363 persone vittime di violenza sessuale, il 69% dei casi trattati nel 2023 in 5 province.

I dati 2023 pubblicati nel rapporto mostrano che il 91% delle vittime assistite da MSF sono state ricoverate nella provincia del Nord Kivu, dove dalla fine del 2021 imperversano scontri tra il gruppo M23 e l'esercito congolese che hanno costretto centinaia di migliaia di civili a fuggire. La maggior parte delle vittime (17.829) è stata assistita nei campi di sfollati intorno a Goma, che hanno continuato ad aumentare per tutto il 2023. La massiccia presenza di uomini armati, all'interno e vicino ai campi sfollati, l’inadeguatezza della risposta umanitaria e le condizioni di vita precarie e spesso disumane sono le ragioni principali legate all’alto numero di violenze sessuali.

La mancanza di cibo, acqua e attività lavorative aumenta la vulnerabilità di donne e ragazze, costrette a recarsi sulle colline e nei campi vicini, dove è molto alta la presenza di uomini armati. La mancanza di servizi igienici adeguati e di rifugi sicuri espone ulteriormente donne e ragazze agli attacchi, mentre in altri casi si tratta di vittime di sfruttamento sessuale per sostenere le proprie famiglie.

“Sulla carta sembrano esserci molti programmi per prevenire e rispondere alle necessità delle vittime di violenza sessuale, ma concretamente nei campi sfollati i nostri team lottano ogni giorno per assistere le sopravvissute che hanno bisogno di aiuto - continua Mambula - I pochi programmi esistenti hanno sempre una durata troppo breve e sono spesso sottofinanziati. È necessario fare molto di più per proteggere le donne e rispondere ai bisogni urgenti delle vittime”.

Le 20 azioni urgenti

Il rapporto di MSF elenca 20 azioni urgenti che dovrebbero essere intraprese dalle parti in conflitto, dalle autorità congolesi, nazionali e locali, e dai donatori internazionali e umanitari, in tre principali aree di intervento: primo, Msf invita tutte le parti in conflitto e rispettare il diritto umanitario internazionale con l’assoluto divieto di perpetrare atti di violenza sessuale, l’impegno al rispetto dei civili nei campi sfollati e quando coinvolti in combattimenti; secondo, chiede il miglioramento delle condizioni di vita nei campi per sfollati interni con garanzia di accesso ai bisogni primari (cibo, acqua e svolgimento di attività lavorative), servizi igienici e rifugi adeguati e ben illuminati. Oltre ad un’attività di sensibilizzazione sulla violenza sessuale, sono necessari finanziamenti flessibili in risposta ai bisogni urgenti e un maggiore impegno nell’attuazione di questi interventi. Infine, Msf chiede investimenti specifici per migliorare l'assistenza medica, sociale, legale e psicologica alle vittime di violenza sessuale con finanziamenti a lungo termine per migliorare la formazione medica, la fornitura di kit post-stupro alle strutture di assistenza, il supporto legale e la fornitura di rifugi per le sopravvissute oltre ad attività di sensibilizzazione per evitare l'emarginazione delle vittime. Dato l'alto numero di richieste di aborto da parte delle vittime, Msf chiede anche l'adattamento del quadro giuridico nazionale per garantire l'accesso all’assistenza medica completa per l’aborto.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)