Carcere, il 2022 è stato l’anno dei suicidi

I dati del Rapporto Antigone. 85 le persone che si sono tolte la vita all’interno di un istituto penitenziario nel corso del 2022 su 214 morti totali. Ma nei primi mesi del 2023 sono già 23. Il 40% fa uso abituale di psicofarmaci

Carcere, il 2022 è stato l’anno dei suicidi

Secondo il diciannovesimo Rapporto di Antigone sulle condizioni di detenzione, presentato questa mattina a Roma, il 2022 è stato l’anno drammatico dei suicidi: 5 solo a Foggia e 5 le donne che si sono tolte la vita. Già 23 i suicidi nel 2023. Sono stati 23 i suicidi in carcere in questi primi mesi del 2023. L’anno scorso era passato alla storia come l’anno con più suicidi in carcere di sempre. Sono state 85 le persone che si sono tolte la vita all’interno di un istituto penitenziario nel corso del 2022 - su 214 morti totali - ovvero più di una ogni quattro giorni. Cinque i suicidi avvenuti nel solo carcere di Foggia. Negli istituti penitenziari i suicidi sono stati 23 volte superiori rispetto ai suicidi in libertà. Delle 85 persone suicidatesi, 5 erano donne. Le persone straniere erano 36, delle quali 20 senza fissa dimora. L’età media era di 40 anni. La persona più giovane era un ragazzo di 20 anni, la più anziana un signore di 71. La maggior parte di queste persone (50, ossia quasi il 60%) si sono tolte la vita nei primi sei mesi di detenzione. Addirittura, 21 nei primi tre, 16 nei primi dieci giorni e 10 addirittura entro le prime 24 ore dall’arrivo in carcere. Delle 85 persone morte per suicidio nel 2022, 28 avevano precedentemente messo in atto almeno un tentativo di suicidio (in 7 casi addirittura più di un tentativo). In 68 (pari all’80%) erano coinvolte in altri eventi critici. 24 di loro erano state sottoposte alla misura della “grande sorveglianza” e di queste 19 lo erano anche al momento del suicidio.

Due morti per sciopero della fame ad Augusta. Nel totale silenzio dei media, il 25 aprile e il 9 maggio 2023 due detenuti sono morti per sciopero della fame nel carcere di Augusta dopo 41 e 60 giorni di digiuno. Ogni giorno sono circa 30 i detenuti in sciopero della fame, in assoluto la più utilizzata delle forme di protesta in carcere, cui talvolta si aggiunge anche lo sciopero della terapia.

Cresce il disagio psichico: nelle donne ancora di più che negli uomini. Il 40% delle persone detenute fa uso abituale di psicofarmaci. Il nodo delle liste d'attesa in Rems.
Dalla nostra diretta rilevazione nel corso del 2022 emerge che le diagnosi psichiatriche gravi ogni 100 detenuti erano 9,2 (quasi il 10%). Accanto ai numeri delle persone con una diagnosi medicalmente definita, il 20% (percentuale doppia ai detenuti con diagnosi) dei detenuti assumeva stabilizzanti dell’umore, antipsicotici o antidepressivi  e addirittura il 40,3% sedativi o ipnotici. A fronte di questo le ore di servizio degli psichiatri erano in media 8,75 ogni 100 detenuti, quelle degli psicologi 18,5 ogni 100 detenuti.

Scorporando i numeri per genere, si scopre che il disagio psichico sia maggiore tra le donne detenute piuttosto che tra gli uomini. Le donne con diagnosi psichiatriche gravi rappresentavano, negli istituti visitati, il 12,4% delle presenti, contro il 9,2% della rilevazione complessiva; le donne che facevano regolarmente uso di psicofarmaci rappresentavano invece il 63,8% delle presenti. Nel 2022 erano 247 persone, 232 uomini e 15 donne le persone ospitate nelle 32 Articolazioni per la tutela della salute mentale (sezioni del carcere dove collocare pazienti con disagio psichico) collocate in 17 istituti penitenziari. Un numero in lieve calo rispetto al 2021, quando nelle Atsm erano detenute 261 uomini, e 31 donne.
Le più grandi sono a Barcellona Pozzo di Gotto (50 persone) e Reggio Emilia (43 persone), certamente non a caso due ex Opg.

592 le persone ricoverate in Rems, 131 (il 22%) sono stranieri e 71 donne (il 12%). Secondo dati parziali sono 404 le persone in "lista d'attesa" di un posto in Rems al 31 dicembre 2022, ma l’80% delle persone in lista d’attesa nel corso dell’anno ha trovato una collocazione, in Rems oppure è entrata in strutture residenziali comunitarie.

L’autolesionismo riguarda un terzo delle donne e un sesto degli uomini. Gli atti di autolesionismo sono stati 30,8 ogni 100 presenze tra le donne, contro i 15 degli istituti esclusivamente maschili.

Antonella Patete

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)