Brasile. Ricercatrice minacciata per lo studio sui pesticidi: "Le prime nel 2019"

Larissa Mies Bombardi, ricercatrice del dipartimento di Geografia dell’Università di San Paolo, in Brasile, ha dovuto lasciare il suo paese a causa delle minacce ricevute. Osservatorio Diritti l’ha intervistata

Brasile. Ricercatrice minacciata per lo studio sui pesticidi: "Le prime nel 2019"

Occuparsi di pesticidi è costato caro a Larissa Mies Bombardi, ricercatrice del dipartimento di Geografia dell’Università di San Paolo, in Brasile. La donna, infatti, ha dovuto lasciare il suo paese a causa delle minacce ricevute. Questa situazione si è creata in seguito alla pubblicazione del report “Geografia dell’uso dell’agrochimica in Brasile, in relazione all’Unione Europea”.
Le intimidazioni. Mies Bombardi racconta a Osservatorio Diritti che “le prime minacce arrivarono già nel 2019, quando mi recai in Europa per il lancio del mio Atlante”, nel periodo in cui il suo lavoro era stato diffuso in inglese. “Dopo un’intervista in televisione, in Brasile, ricevetti una mail da parte di una persona che si definiva un pilota degli aeromobili che spruzzano pesticidi nei campi”, ricorda la donna. “Mi invitava a volare con lui per dimostrarmi che i pesticidi non erano affatto pericolosi”. In seguito iniziò a cambiare le abitudini di vita e l’indirizzo email. E proprio a quell’epoca, dice Mies Bombardi, “mi arrivò notizia di essere controllata dal ministero dell’Agricoltura”. E “comparvero articoli on-line che screditavano il mio lavoro e la mia persona”.
Il pericolo è aumentato quando un gruppo scandinavo che si occupa di prodotti biologici dichiarò di non voler più comprare prodotti brasiliani, proprio a seguito della pubblicazione sui pesticidi. “Cominciai a rendermi conto del rischio che correvo quando le autorità locali mi offrirono una scorta”.
Nuovi studi. A dicembre 2019 fu invitata dal Parlamento europeo a presentare una ricerca sul commercio e l’uso dei pesticidi. “Fu la persona che mi invitò a parlare ad aprirmi gli occhi: la situazione era seria, anche in assenza di esplicite minacce di morte”. Le fu offerto di restare in Europa, ma decise di tornare in Brasile con l’idea di andarsene il marzo seguente, ma la pandemia bloccò tutto.
La tensione cresce. Nell’agosto 2020 la donna e la madre furono aggredite. Mies Bombardi dice di non poter sapere se si sia trattato di un modo per spaventarla. Fatto sta che “quando tornai a casa, intorno alle 23, trovai tre uomini che mi obbligarono a svegliare mia madre e ci chiusero in una stanza per alcune ore. Emotivamente è stata una tortura. Si portarono via il mio computer, un modello molto vecchio che non ha un valore di mercato ma conteneva le mie ricerche”. E lo stesso anno, a seguito di un’altra pubblicazione, questa volta su Covid-19 e allevamenti industriali di suini, è stata attaccata dall’Associazione Brasiliana dei Produttori di Proteine Animali, che ha chiesto alla sua università di bloccare il suo lavoro.
La fuga. Nel marzo scorso, infine, la facoltà in cui lavora le he concesso un periodo all’estero e da allora si trova in Europa, dove ha incontrato la solidarietà di docenti, deputati e società civile.

L’articolo integrale di Marta Gatti, Brasile, ricercatrice costretta all’esilio per gli studi sui pesticidi, può essere letto su Osservatorio Diritti.  Foto: gentile concessione di Larissa Mies Bombardi

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)