Patto educativo globale. Papa Francesco ha invitato, già a settembre 2019, a coinvolgere in questo obiettivo l’umanità intera
«È tempo di sottoscrivere un patto educativo globale per e con le giovani generazioni, che impegni le famiglie, le comunità, le scuole e le università, le istituzioni, le religioni, i governanti, l’umanità intera, nel formare persone mature».
Con queste parole papa Francesco proponeva, a settembre 2019, un’iniziativa tesa a richiamare l’attenzione mondiale sul tema dell’educazione e, in particolare, delle povertà educative. Il 14 maggio scorso si sarebbe dovuto svolgere a Roma un evento mondiale, con la partecipazione di autorità, educatori e studenti dei cinque continenti, durante il quale si sarebbe sottoscritto un patto per rilanciare il comune impegno a promuove condizioni di eguaglianza nell’educazione, diritto primario di ogni bambino. L’emergenza sanitaria non ha reso possibile tale appuntamento che il papa tuttavia ha voluto rilanciare attraverso un simposio “virtuale”, il 15 ottobre, all’Università Lateranense.
In quella sede Francesco ha ricordato anzitutto che il panorama odierno è quello di una “crisi complessiva”, che il Covid ha portato ancor più allo scoperto, anche sul piano educativo: «Circa dieci milioni di bambini potrebbero essere costretti a lasciare la scuola a causa della crisi economica generata dal Coronavirus, aumentando un divario educativo già allarmante, con oltre 250 milioni di bambini in età scolare esclusi da ogni attività formativa».
Pur lodando l’impegno di istituzioni ed educatori nel ricorrere alla didattica a distanza, il papa ha messo in evidenza come questa abbia però mostrato una «marcata disparità delle opportunità». Da qui l’appello a un impegno rivolto a ciascuno a cambiare mentalità per edificare davvero una società dell’armonia, dove l’educare sia considerato l’antidoto all’individualismo e la strada per ogni cambiamento.
Vi è la necessità di superare le semplificazioni eccessive appiattite sull’utilità; fare in modo che gli spazi educativi non si conformino alla logica della ripetizione, dei risultati standardizzati, ma siano capaci di generare “processi creativi”, in cui l’ospitalità, la solidarietà intergenerazionale e il valore della trascendenza fondino una nuova cultura.
«Noi riteniamo che l’educazione è una delle vie più efficaci per umanizzare il mondo e la storia. L’educazione è soprattutto una questione di amore e di responsabilità che si trasmette nel tempo di generazione in generazione. L’educazione, quindi, si propone come il naturale antidoto alla cultura individualistica, che a volte degenera in vero e proprio culto dell’io e nel primato dell’indifferenza. Il nostro futuro non può essere la divisione, l’impoverimento delle facoltà di pensiero e d’immaginazione, di ascolto, di dialogo e di mutua comprensione. Il nostro futuro non può essere questo. Oggi c’è bisogno di una rinnovata stagione di impegno educativo, che coinvolga tutte le componenti della società».
È per questo che Francesco si è rivolto agli uomini e alle donne della cultura, della scienza e dello sport, agli artisti, agli operatori dei media, affinché anch’essi sottoscrivano questo patto facendosi promotori dei valori di cura, di pace, di giustizia, di bene, di bellezza, di accoglienza dell’altro e di fratellanza, perché nella storia esistono momenti in cui bisogna prendere decisioni fondanti, guardando agli scenari futuri. «Le grandi trasformazioni non si costruiscono a tavolino – ha aggiunto – C’è una “architettura” della pace in cui intervengono le varie istituzioni e persone di una società, ciascuna secondo la propria competenza ma senza escludere nessuno […] Così dobbiamo andare avanti noi: tutti insieme, ognuno come è, ma sempre guardando avanti insieme, verso questa costruzione di una civiltà dell’armonia, dell’unità, dove non ci sia posto per questa cattiva pandemia della cultura dello scarto».
Nel messaggio riecheggiano gli assi portanti del magistero di Francesco, in particolare alcuni capisaldi di Evangelii gaudium e di Fratelli tutti, ma soprattutto emerge l’appello ad ascoltare il grido delle nuove generazioni per un cammino educativo rinnovato e la messa in guardia verso alcune realtà pericolose in cui i giovani rischiano di cadere: solitudine e sfiducia verso il futuro che generano tra i giovani «depressione, dipendenze, aggressività, odio verbale, fenomeni di bullismo. Bisogna, poi, non restare indifferenti di fronte alla piaga delle violenze e degli abusi sui minori, ai fenomeni delle spose bambine e dei bambini-soldato, al dramma dei minori venduti e resi schiavi».
Un patto a tutto tondo che fa battere il cuore a chiunque si sente chiamato a essere educatore.
Sette punti
Francesco indica sette punti sui quali è urgente cimentarsi come villaggio globale dell’educazione:
- 1) mettere al centro di ogni processo educativo la persona e la sua dignità e capacità di essere in relazione con gli altri;
- 2) ascoltare la voce di bambini e giovani per costruire insieme un futuro di giustizia e di pace;
- 3) favorire la partecipazione di bambine e ragazze all’istruzione;
- 4) vedere nella famiglia il primo e indispensabile soggetto educatore;
- 5) promuovere l’educazione all’accoglienza verso gli emarginati;
- 6) trovare altri modi per intendere economia, politica e progresso perché siano a servizio della famiglia umana nella prospettiva di un’ecologia integrale;
- 7) coltivare la casa comune con stili più sobri secondo principi di sussidiarietà, solidarietà e economia circolare.