Este ricorda Angelo Pelà, fondatore del patronato del Redentore
Domenica 23 settembre si ricordano i cent'anni dalla morte di don Angelo Pelà che nel 1900 aprì a Este il patronato Redentore, ancor oggi punti di riferimento educativo sul territorio.
A cent'anni dalla morte, la parrocchia di Santa Tecla ricorda don Angelo Pelà che, insieme al fratello don Andrea, fondò il patronato del Redentore, aperto alla comunità nel 1900. Domenica 23 settembre l'anniversario verrà celebrato nel corso della messa delle 11 in Duomo presieduta da don Daniele Longato, ex direttore del patronato, assistente diocesano dei gruppi scout e collaboratore della pastorale giovanile diocesana. A seguire il pranzo comunitario in patronato e un momento che ricorda i 118 anni di storia dell'opera parrocchiale, ancora oggi punto di riferimento sociale ed educativo per i giovani, ma anche per l'intero tessuto sociale di Este.
Celebrare questo centenario, per il parroco don Franco Rimano, vuol dire «riconoscere il desiderio di don Angelo, ma anche di chi dopo di lui si è speso affinché il patronato Redentore fosse un punto di riferimento costante a Este. Ma per la comunità parrocchiale di Santa Tecla significa anche interrogarsi su come continuare a sostenere la sua funzione educativa e sociale».
L'opera parrocchiale, oltre a tutte le attività della pastorale ordinaria – dagli incontri di iniziazione cristiana a quelli dell'Ac, dai singoli gruppi fino agli scout – accoglie la polisportiva (che conta oltre 400 iscritti a calcio, pallacanestro, pallavolo e tennistavolo), ma anche spazi per lo studio, una biblioteca e una cappella voluta a suo tempo da don Pelà. Il patronato, inoltre, offre disponibilità a diverse realtà sociali per lo sviluppo della persona, come lo Sprar di Este per l'integrazione sociale dei rifugiati.
Ma qual è il segreto del successo dopo 118 anni? «È l'investimento da parte della comunità parrocchiale sul modello di don Bosco e san Leonardo Murialdo: cogliere le necessità dei giovani e fornire una proposta educativa integrale. La città poi ha saputo rispettare questa tradizione, sostenendola e riconoscendone l'alto valore sociale».