Salmo 121. Una piccola disavventura aiuta a pensare all'amore di Dio

La custodia di Dio è l’unica certezza che può farci attraversare le piccole e grandi tempeste dei mille nostri mari quotidiani.

Salmo 121. Una piccola disavventura aiuta a pensare all'amore di Dio

All’una di notte del 13 maggio, tornavo da un secondo spettacolo al cinema con la bicicletta, il mezzo da cui non mi sono mai separato in 29 anni a Milano e 23 a Roma. A una decina di metri dal portone di casa, perdo il controllo del manubrio, piombo a terra col viso, un incisivo salta e altri due si scheggiano, il sangue cola sull’asfalto. Nella via deserta e semibuia, una donna molto bella, si china su di me a terra, mi chiede con accento straniero se mi sono fatto male e mi porge un fazzoletto di carta candido che subito, sul mio volto si tinge di rosso. Il tempo di girarmi e non c’era già più. Il Salmo 121, mi pare che possa commentare con un’altra delle frequenti Dio-incidenze: “Alzo gli occhi verso i monti: da dove mi verrà l’aiuto? Il mio aiuto viene dal Signore: egli ha fatto cielo e terra. Non lascerà vacillare il tuo piede, non si addormenterà il tuo custode”. (vv. 1-3). Ero disgustato dal film L’esorcista del Papa: avevo rimandato già da tre settimane, ma dovevo recensirlo e non potevo più rimandare. La banalità di quel Male, splatter ed ostentato, che assai poco fa capire chi sia davvero il Divisore e ancor meno rende onore alla vita di padre Gabriele Amorth a cui dovrebbe ispirarsi la becera operazione hollywoodiana, mi frullava in testa, già pensando a come sconsigliarne la visione. Il cuore poi era appesantito dal funerale nel pomeriggio di Enrico Oldoini, il regista “inventore” della prima serie di Don Matteo, ormai più di vent’anni fa… ancora di più soffrivo dopo aver appreso nelle stesse ore della scomparsa, senza che avesse voluto far sapere della sua malattia, di una splendida collega, che prematuramente, ha lasciato il marito e tre figli ancora davvero giovani. La mattina seguente, l’omelia del caro parroco, in occasione della festa della Madonna di Fatima, mi ha fatto leggere la dolorosa disavventura (più che altro onerosa quella recensione, anche in termini economici, per la ricostruzione dentale!) con una luce diversa e particolare, di certo spegnendo ogni eventuale accenno di interpellanza o ribellione interiore: è necessario offrire le nostre sofferenze, soprattutto durante tempi di persecuzione come in Portogallo quando la Madre di Gesù apparve ai tre pastorelli… Più o meno queste sono state le parole, che – fra l’altro, forse con un eccesso di misticismo, mi hanno indotto a vedere in quella sconosciuta presenza femminile che mi aveva soccorso, se non altro una mediazione angelica, o addirittura mariana. Il secondo salmo delle salite mi sembra ancora adatto per ringraziare che non mi sia rotto nessun osso e neppure gli occhiali multifocali, parecchio costosi… “Il Signore è il tuo custode, il Signore è la tua ombra e sta alla tua destra. Di giorno non ti colpirà il sole, né la luna di notte. Il Signore ti custodirà da ogni male: egli custodirà la tua vita. Il Signore ti custodirà quando esci e quando entri, da ora e per sempre” (vv 5-8). Domenica pomeriggio, l’esperto dentista, amico da vent’anni, ha aperto lo studio apposta, ha rinunciato da tifoso patito alla partita della Roma e con un’operazione di meno di due ore, mi ha innestato il dente caduto, riparato gli altri due e assicurato il tutto, con una tecnica collaudata: “Per pagare c’è sempre tempo, non potevo lasciarti andare in ufficio così…” “Sono punti Paradiso!”- rispondo – E lui: “Io sono fatto così”. Un grande professionista, un uomo segnato da una prova durissima, eppure un cristiano autentico e un amico vero. L’aiuto del Signore è giunto dall’alto e attraverso le persone, credo per intercessione di sua madre, che è perfetto archetipo dell’amore di tutte le madri, a cui ogni figlio sarebbe bello fosse grato non solo con un fiore il giorno della festa commerciale. Ogni ebreo osservante, toccando lo stipite della porta di casa, dice col verso del salmo: “il Signore ti custodirà quando esci e quando entri, da ora e per sempre”. Noi cristiani non abbiamo questa bella usanza, ma ugualmente crediamo che la custodia di Dio sia l’unica certezza che può farci attraversare le piccole e grandi tempeste dei mille nostri mari quotidiani; fino all’ultima uscita, quella attraverso la morte, passaggio obbligato, ferita insopportabile per il nostro desiderio di eterno, eppure feritoia ineludibile verso una luce che davvero duri per sempre.

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Fonte: Sir