Lasciare tutto. Francesco ci ricorda che “la vera ricchezza è essere guardati con amore dal Signore”
Gesù ci invita a rischiare, a “rischiare l’amore: vendere tutto per darlo ai poveri, che significa spogliarci di noi stessi e delle nostre false sicurezze”
Ancora un nuovo forte appello per la pace, perché la guerra, afferma il Papa all’Angelus, “è un’illusione, è una sconfitta, non porterà mai la pace, non porterà mai la sicurezza, è una sconfitta per tutti, soprattutto per chi si crede invincibile. Fermatevi per favore!”.
La prima preoccupazione è per il Medio Oriente, un conflitto che giorno dopo giorno tende a allargarsi sempre più. Francesco chiede che “siano rispettate le forze di pace delle Nazioni Unite” al centro, in questi ultimi giorni, di attacchi da parte dell’esercito di Israele, che hanno causato alcuni feriti. Dal Papa anche un appello per “un immediato cessate il fuoco su tutti i fronti”, e l’auspicio che siano percorse “le vie della diplomazia e del dialogo per ottenere la pace”. La preghiera del vescovo di Roma è per “tutte le popolazioni coinvolte in Palestina, in Israele e in Libano” alle quali esprime vicinanza; è inoltre per le vittime, per gli sfollati, per gli ostaggi che auspica “siano subito rilasciati, e spero che questa grande inutile sofferenza, generata dall’odio e dalla vendetta, finisca presto”.
Appello infine per l’Ucraina, venerdì Francesco aveva ricevuto in udienza, in Vaticano, il presidente Volodymyr Zelenskyy; così chiede che “gli ucraini non siano lasciati morire di freddo, cessino gli attacchi aerei contro la popolazione civile, che è sempre la più colpita. Basta uccidere innocenti”. E al termine dell’Angelus, ricordando l’iniziativa della Fondazione Aiuto alla chiesa che soffre “Un milione di bambini pregano il rosario per la pace nel mondo”, il Papa affida all’intercessione della Madonna “la martoriata Ucraina, il Myanmar, il Sudan e le altre popolazioni che soffrono per la guerra e ogni forma di violenza e di miseria”.
Parole nella domenica in cui Marco ci propone la vicenda del giovane ricco il quale, lungo la strada che porta a Gerusalemme, corre incontro a Signore e gli chiede come avere in eredità la vita eterna; forse, sembra farci intendere l’evangelista, pensava di poterla avere grazie ai suoi soldi. La risposta che riceve – “vendi quello che hai e dallo ai poveri” – gli fa cambiare idea: “costa lasciare tutto” commenta il Papa. Interessante notare che prima di dare una risposta, Gesù, racconta Marco, “fissò lo sguardo su di lui e lo amò”. Gli offre la strada da percorrere, cioè gli ricorda semplicemente la via dei comandamenti; ma il problema vero, affermava Benedetto XVI, è che Dio ci ha dato le cose per servircene e gli uomini per amarli, ma noi abbiamo amato le cose e ci siamo serviti degli uomini.
Nel Vangelo altri ricchi hanno incontrato Gesù – Zaccheo, Levi, Lazzaro – ma questo giovane non ha nome, è solo molto ricco. Ma anche insoddisfatto, si “porta dentro un’inquietudine, è alla ricerca di una vita più piena” dice Papa Francesco; “è ricco ma ha bisogno di guarigione”.
Il Signore lo guarda con amore e “gli propone una terapia: vendere tutto quello che ha, darlo ai poveri e seguirlo”. Se prima lo aveva raggiunto correndo, ora “si fa triste in volto e se ne va via. Tanto grande è stato il desiderio di incontrare Gesù, quanto freddo e veloce il congedo da lui”.
Anche noi, commenta il Papa, “portiamo nel cuore un insopprimibile bisogno di felicità e di una vita colma di significato”, ma possiamo cadere “nell’illusione di pensare che la risposta si trovi nel possesso delle cose materiali e nelle sicurezze terrene”. Bella l’immagine che abbiamo ascoltato nella prima lettura, il Libro della Sapienza: una vita illuminata dalla sapienza che viene da Dio non può essere paragonata con nessun bene materiale, “tutto l’oro al suo confronto è come un po’ di sabbia e come fango sarà valutato di fronte a lei l’argento”. Così Francesco ci ricorda che “la vera ricchezza è essere guardati con amore dal Signore”. Gesù ci invita a rischiare, a “rischiare l’amore: vendere tutto per darlo ai poveri, che significa spogliarci di noi stessi e delle nostre false sicurezze, facendoci attenti a chi è nel bisogno e condividendo i nostri beni, non solo le cose ma ciò che siamo: i nostri talenti, la nostra amicizia, il nostro tempo, e così via”; condividendo un sorriso, una “parola che lo aiuti a ritrovare la speranza”?