Mons. Paolo Pezzi: una visita del papa a Mosca? «Non si sa quando ma non è più problematica»
Dopo lo storico incontro di Cuba, quando sarà possibile una visita del papa a Mosca o del patriarca a Roma? «Non so dire quanto occorrerà aspettare. Però penso che una simile prospettiva non è più vista come problematica». Risponde così mons. Paolo Pezzi, arcivescovo di Mosca e presidente della Conferenza episcopale delle Federazione russa, che a margine del quinto Forum cattolico-ortodosso in corso a Parigi fa il "punto" sulla situazione delle relazioni tra le due Chiese che definisce «buone, costruttive, amicali»
«Non avere paura di incontrarsi». È questo il «passo più importante» che le Chiese in Russia devono fare ma molte cose sono cambiate e sono in evoluzione. A fare il punto sulla vita ecumenica in Russia, dopo l’incontro a Cuba di papa Francesco e il patriarca Kirill, è mons. Paolo Pezzi, arcivescovo di Mosca e presidente della Conferenza episcopale della Federazione russa. Parlando a margine del quinto Forum cattolico ortodosso di Parigi, mons. Pezzi si augura addirittura che un giorno papa Francesco possa andare a Mosca.
«Mi sembra che dopo Cuba, e cioè dopo il contraccolpo che non è stato facile per la Chiesa ortodossa in Russia, oggi si possa dire che una visita del Papa in Russia non sia più un problema».
I tempi? «Non so dire quanto occorrerà aspettare. Però penso che si possa percepire che non è vista come problematica». Insomma il “contraccolpo” che in alcuni ambienti ortodossi c’è stato sull’incontro a Cuba è «stato bene assorbito».
«Non erano tanti – spiega l’arcivescovo – ma erano molti rumorosi. È passato. E questo ha permesso soprattutto al patriarca, ma anche ad altri, di poter ridare le ragioni di quell’incontro. E sono stati convincenti. Si può anche continuare a discutere se l’incontro sia stato politico, culturale, di fede ma certamente questa onda di impatto molto forte è passata e soprattutto ha lasciato una maggiore tranquillità sul fatto che Francesco possa venire a visitare la Russia. Noi stiamo facendo il tifo».
Il papa a questo riguardo – tiene subito a precisare mons. Pezzi – «è sempre stato discreto. Non gli ho mai sentito dire "Vorrei, mi piacerebbe venire". Vorrebbe sicuramente incontrare il patriarca Kirill. E che questo avvenga a Mosca, a Roma, va bene dappertutto. Ma è molto discreto, per non forzare».
Sullo stato delle relazioni ecumeniche in Russia, mons. Pezzi sostiene che sono «buone, costruttive e amicali». E aggiunge: «Soprattutto dopo l’incontro di papa Francesco con il patriarca Kirill abbiamo assistito a un maggiore desiderio di reciproca conoscenza. Quindi si sono incrementate le occasioni di incontro, di conoscenza e di collaborazione». Tra le iniziative spicca il Centro culturale a Mosca che è sostenuto da cattolici e ortodossi. «È uno spazio di incontro, dialogo e discussione soprattutto su temi di attualità. L’altro aspetto è quello caritativo, che vede coinvolti soprattutto i giovani, con iniziative indirizzate ai più bisognosi. Sono iniziative che ci fanno sperare».
A livello istituzionale «le cose non sono uguali dappertutto». Si registrano cioè ambienti più restii, «città – spiega Pezzi – dove i vescovi locali ortodossi non vedono favorevolmente e positivamente una collaborazione. A livello più centralizzato, devo dire che i miei personali rapporti con il patriarca e il metropolita Hilarion sono buoni e cordiali e sempre costruttivi».
Insomma, la causa della piena unità tra le chiese, chiede oggi come passo essenziale quello di «non avere più paura di incontrars».
«Da un punto di vista teologico – precisa Pezzi – ci sono diverse commissioni che portano avanti un dialogo teologico. Ma penso che questo lavoro richieda tempo e che l’accordo teologico sarà l’ultimo ad arrivare perché le differenze in realtà sono pochissime e normalmente quando le differenze sono poche, il rischio è che si ingigantiscono per avere qualcosa di cui parlare».
Da un punto di vista pastorale, invece, ci sono «passi che sono stati fatti, altri che speriamo di fare, altri che dovranno essere fatti». Per quello che è stato fatto – elenca l’arcivescovo – sono soprattutto iniziative comuni a livello culturale e caritativo. «Quelle che speriamo di fare prossimamente riguardano soprattutto la cura e la difesa della vita e della famiglia». Per il futuro, invece, l’obiettivo è arrivare a «svolgere una pastorale familiare assieme, soprattutto perché abbiamo diversi matrimoni misti», e realizzare «una giornata per i giovani in cui poter dare un annuncio assieme».
Prima di concludere, mons. Pezzi getta uno sguardo su un’altra prospettiva. «C’è un aspetto più delicato che è quello sacramentale», dice.
«In passato ci sono stati periodi storici in cui era permesso che determinati sacramenti potessero in caso di necessità essere ricevuti nella Chiesa differente da quella di appartenenza. Ora questo secondo me non è impossibile. Difficile ma non impossibile. Non sto parlando della inter comunione, cioè di una concelebrazione eucaristica comune, perché occorre per questo che ci sia la reale comunione tra le Chiese. Sto parlando della possibilità che in determinate condizioni di necessità i fedeli possano ricevere il battesimo, la comunione, la confessione presso l’altra Chiesa».
Infine, una parola sul ruolo che la Russia sta giocando sul piano geopolitico nello scacchiere tra Siria, Turchia e Ucraina e nei rapporti con gli Usa di Donald Trump. «Noi preghiamo – conclude mons. Pezzi – Ricordo sempre quello che Giovanni Paolo II disse una volta: quando i potenti di questo mondo si incontrano o si scontrano, il papa prega. Questo è quello che facciamo noi. Siamo consapevoli che la Siria, l’Ucraina, la Turchia hanno bisogno di pace».