Sacerdoti anziani preziosi per la Chiesa

Uniti nel dono Nelle parole di un anziano sacerdote della Diocesi, ancora pieno di grinta, l’invito perché nella pastorale non si dividano... le stagioni della vita

Sacerdoti anziani preziosi per la Chiesa

Sabato scorso, mentre ormai l’imbrunire arrossa il cielo, entro in una chiesa parrocchiale della nostra diocesi. C’è silenzio, in chiesa, e i raggi del tramonto passano attraverso le vetrate colorando tutto l’edificio di un gioco di tinte vivacissimo. In fondo, sulla destra, c’è un anziano prete che da poco ha superato gli 80 e mi aspetta, come ci eravamo accordati al telefono, per intervistarlo su quali siano le cure pastorali da rivolgere a chi ha un’età avanzata. Sono ormai sei anni che si trova in servizio in questa parrocchia e in una limitrofa, da quando, cioè, ha lasciato l’ufficio di parroco e si è messo a disposizione per dare una mano. La sua voce, sicura e smaliziata, rompe il silenzio quando mi saluta apostrofandomi come suo solito: «Ciao Gino!». Sorrido e ricambio il saluto. «Vieni! – mi invita con vigore accogliente – ti aspettavo!». Conducendomi per la sacrestia, mi porta nel suo ufficio, in canonica. Non si è tolto la stola viola, ormai da qualche tempo sua divisa ufficiale del sabato pomeriggio, che dedica con fedele e serena convinzione al servizio dell’ascolto delle confessioni. Senza neanche darmi il tempo di formulare le domande, inizia il suo racconto, riversando le sue parole, idee, intuizioni, come un fiume in piena. Va un po’ fuori tema, qualche discorso non è inerente alla pastorale degli anziani, ma non ne facciamo molto caso. Racconta dei suoi anni passati da cappellano e parroco, degli anni del Seminario, quando nella Chiesa si accendevano controversi entusiasmi attorno al Concilio e nel mondo civile si preparava il terreno per l’infuriare del Sessantotto, sfida che avrebbe incontrato e in parte abbracciato nei suoi primi anni di ministero. Mi racconta di gruppi, persone, incroci di vita, e dopo una lunga introduzione arriva al punto. «La nostra Diocesi di Padova – sostiene – si è dedicata con tante energie alla crescita dei più piccoli, con un investimento ingente prima nella catechesi e nei gruppi formativi, poi nell’iniziazione cristiana. Un’altra bella attenzione l’ha mostrata per i giovani, dedicando di recente un Sinodo che li convocava. Ancora: ha avuto a cuore gli adulti, attraverso la richiesta, forse difficile da tradursi in pratica, della loro presenza nell’educazione delle nuove generazioni, che si è manifestata in diversi anni e diverse forme. Gli anziani, forse, non sono mai stati al centro della nostra azione, però non li abbiamo mai dimenticati. Sono passati attraverso prove, cambiamenti anche notevoli, e tante volte sono ancora coloro che hanno più da dare e donare, in tanti ambiti. Quanto sacrificio nascosto li ha portati a quest’età, e quanti uomini e donne di esperienza ancora affrontano ogni giorno senza rassegnazione e sono gran lavoratori. In una pastorale ordinaria, quindi nella vita reale, ritengo che sia poco intelligente dividere il mondo, e in particolare la Chiesa, in categorie di persone. Bambini, famiglie, giovani, adulti, anziani: volti della stessa Chiesa che si sostengono uno con l’altro. Senza una di queste stagioni della vita a comporre la Chiesa, essa stessa ne uscirebbe sfigurata».

Come fare un’offerta

Per sostenere i sacerdoti diocesani con le offerte “Uniti nel dono”, si hanno a disposizione quattro modalità: 1 - il conto corrente postale numero 57803009 per effettuare il versamento alla posta; 2 - i titolari di carte di credito Mastercard e Visa possono inviare l’offerta, in modo semplice e sicuro, chiamando il numero verde 800825000 oppure collegandosi al sito unitineldono.it; 3 - tramite paypal selezionando questa opzione sul sito al momento della donazione; 4 - con un bonifico sull’iban IT 33 A 03069 03206 100000011384 a favore dell’Istituto centrale sostentamento Clero, causale “Erogazioni Liberali”. 5 - presso gli Istituti diocesani sostentamento clero (elenco che si trova sul sito unitineldono.it). Il contributo è libero. Per chi vuole, queste offerte sono deducibili dal proprio reddito complessivo ai fini del calcolo dell’Irpef e delle relative addizionali, fino a un massimo di 1032,91 euro annui.

Filippo Friso

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