Mons. Moraglia (Venezia), “fare rete contro il rischio di ribellione sociale. Politica sia meno litigiosa e più coesa”
“In questo tempo di Covid-19, con le pesanti ricadute sociali ed economiche, dobbiamo far in modo che il principio di solidarietà (carità) diventi scelta concreta, visibile e quotidiana” e per noi cristiani “tutto inizia con Gesù, la vera forza, la vera novità e la vera ripartenza”.
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Lo scrive il patriarca di Venezia Francesco Moraglia nella nuova lettera pastorale per “accompagnare la ripresa”, pubblicata oggi sul settimanale diocesano “Gente Veneta” e sul sito diocesano www.patriarcatovenezia.it .”Tutti – il monito del presule nel messaggio intitolato “La farina della giara non venne meno e l’orcio dell’olio non diminuì” – dobbiamo impegnarci affinché i malumori sociali non diventino ribellione”. A causa della pandemia, in un Paese già definito dal Censis “arrabbiato” e “rancoroso”, oltre due milioni di famiglie “ora sono a rischio povertà, senza contare i tantissimi lavoratori non regolari e working poor in condizioni sempre più precarie e che il Censis chiama ‘acrobati della povertà'”; uomini e donne, prosegue Moraglia, “che prima di Covid 19 guadagnavano lo stretto necessario per vivere, ora, neanche più quello”.
Di qui un invito: “Pubblico, privato, imprese, associazioni, volontariato, sono, quindi, chiamate a far rete, evitando polemiche pretestuose e garantendo quanti hanno minori tutele e risorse. Tutti dobbiamo contribuire a riscoprire e ricostruire il tessuto sociale. Come cristiani e cittadini, domandiamo una politica meno litigiosa e più coesa nelle decisioni che riguardano il Paese, ossia, tutti noi; una politica che parli meno attraverso i social e i facili slogan, e più attraverso i fatti e il buon senso”. E ancora: “Ripartiamo da gesti semplici, concreti, quotidiani” perché “non bisogna essere ricchi per poter fare la carità”.