L’esperienza di tre preti. Camminare con i giovani da fratelli maggiori
Tre preti giovani che lavorano attivamente con i giovani: don Paolo Zaramella, don Vito Di Rienzo e don Alberto Sonda.
Tutti e tre hanno avuto l’opportunità di accompagnare direttamente esperienze di fraternità – come “Il Mese”, in corso nelle parrocchie del Torresino e di San Carlo – sulla scorta di quanto già sperimentato a Casa Sant’Andrea lo scorso anno. Don Paolo Zaramella, direttore dell’ufficio diocesano di Pastorale dei giovani, ha studiato varie modalità intraprese anche da altre Diocesi, per giungere a sposare anche per Padova, l’esperienza di Senigallia, nelle Marche, con un’esperienza di “vita condivisa” che dura quasi un mese. «Come prete, essere accanto ai giovani in questa modalità molto semplice, quotidiana e destrutturata rispetto alle classiche attività formative o alle riunioni, mi ha permesso di entrare molto in relazione con i ragazzi, ascoltando le loro domande e i vissuti – spiega don Paolo Zaramella – Il loro modo di condividere il quotidiano a partire dal Vangelo del giorno è stata una provocazione anche per me a lasciarmi sempre più interpellare dalla Parola di Dio, che spesso è risuonata in me non solo attraverso le parole degli evangelisti, ma anche attraverso le condivisioni dei giovani. Credo infine che anche a loro abbia fatto bene vedere preti e consacrate nella vita di tutti i giorni, così come anche a me personalmente ha fatto bene essere provocato dal loro mettersi in gioco e voler fare sul serio nella vita, anche con Dio». Sulla stessa linea anche don Alberto Sonda, che ora segue la pastorale degli adolescenti e ha guidato “Il Mese” in parrocchia a San Carlo: «Si tratta di una modalità che ci mette in relazione stretta con i giovani, che non ci sentono come guide autoritarie, ma come fratelli maggiori con i quali si entra anche in empatia gradualmente, man mano che i giorni passano, aiutandoci gli uni gli altri sia nelle attività quotidiane, ma anche nella preghiera e nei momenti di condivisione della Parola, ritagliandoci tutti degli spazi che magari nella normalità non abbiamo. Sono convinto poi che lo stile con cui viviamo questi momenti deve essere quello della quotidianità e non di un evento eccezionale, che poi non ritornerà». Don Vito Di Rienzo, assistente diocesano dell’Acr, evidenzia che «per noi preti in questa esperienza di fraternità è importante lo stare con i giovani, essere una figura che si rende disponibile nel momento del bisogno, della difficoltà, pronto ad accogliere quelle finestre e quelle porte che si aprono. Per i giovani che accolgono questa proposta, credo sia proprio una bella occasione per mettersi in ascolto, prendendo del tempo per se stessi, per riflettere e farsi anche qualche domanda profonda alla luce della Parola. Condividere lo stesso tetto, gli stessi ritmi in un ambiente condiviso, con uno stile sempre accogliente in cui i giovani percepiscono che tu sei interessato a loro, è il primo passo per poi stabilire anche una relazione di accompagnamento nelle fede».
Ogni giornata aperta e chiusa in Cristo
Alberto (Torresino): «Ho riscoperto il valore dell’aprire e chiudere la giornata in Cristo, attraverso la lettura del Vangelo e una riflessione condivisa. Tutto questo mi ha permesso di uscire dalla fraternità arricchito della gioia dell’incontro con Dio negli occhi dell’altro».