“E se fossimo noi ad affogare?”. Appello e digiuno per dire “basta!” con le stragi del mare
Presa di posizione di diverse associazioni, con l’annuncio di un digiuno per venerdì 28 agosto. “Gridare tutta la nostra indignazione, metterci il nostro corpo e non solo la faccia, esigere un cambio di rotta dell’Italia e dell’Europa, complici delle stragi dei migranti, di fronte agli ennesimi crimini di omissione di soccorso. Non ci resta che questo”
Un appello per chiedere di fermare le stragi nel Mediterraneo.Un appello che, inoltre, sarà accompagnato da un digiuno, il giorno venerdì 28 agosto, come segno di protesta contro l’indifferenza e di solidarietà con i migranti. A lanciare la doppia iniziativa è un gruppo di associazioni, tra le quali troviamo Associazione Casa Amadou, Associazione Laudato si – Un alleanza per il clima, la Terra e la giustizia sociale; Centro Astalli; Ciac (Centro Immigrazione Asilo e Cooperazione); Cimi (Conferenza degli Istituti Missionari italiani); Comitato 3 ottobre; Commissione Giustizia e Pace dei Missionari Comboniani; Comunità comboniana di Castelvolturno (CE); Emmaus Italia; Fondazione Casa della carità “Angelo Abriani”; Gim (Giovani Impegno Missionario); Gruppo Abele; Libera; Nigrizia; ResQ-People; Saving People; Suam (Segretariato unitario animazione missionaria degli Istituti missionari).
“Gridare tutta la nostra indignazione, metterci il nostro corpo e non solo la faccia, esigere un cambio di rotta dell’Italia e dell’Europa, complici delle stragi dei migranti, di fronte agli ennesimi crimini di omissione di soccorso. Non ci resta che questo, dopo le ultime tragedie del Mare Nostrum – si legge nell’appello -. Secondo quanto ricostruito da Alarm Phone, il servizio telefonico di Watch The Med dedicato ai migranti in difficoltà, la notte tra il 14 e il 15 agosto è partito dalla Libia un gommone con a bordo 81 persone (inizialmente la notizia parlava di 65). Stando alle telefonate ricevute dai volontari, l’imbarcazione avrebbe cominciato ad avere dei problemi da subito tanto da chiamare in maniera concitata per avere soccorso. ‘Eravamo alla deriva quando siamo stati raggiunti da una motovedetta libica con cinque uomini armati a bordo. I miliziani ci hanno detto che ci avrebbero salvati e riportati in Libia se gli davamo i cellulari e i soldi, ma noi non avevamo soldi. È cominciata una discussione e alla fine loro hanno sparato sul gommone, hanno colpito il motore e alcune taniche di benzina. Ci siamo gettati in acqua, ma molti di noi sono morti’. Nel naufragio – ricordano le associazioni -, hanno dichiarato alcuni dei 36 superstiti, sono morte 45 persone tra cui cinque bambini, secondo quanto ricostruito dall’Organizzazione internazionale per le migrazione. Ai morti si aggiunge la sorte dei sopravvissuti che, recuperati da un peschereccio, una volta portati sulla terraferma, sono stati trasferiti in un centro di detenzione libico, uno di quelli gestiti dal governo di Tripoli. Si tratterebbe, secondo le prime informazioni, di cittadini provenienti da Senegal, Mali, Ciad e Ghana”.
“Subito dopo quella strage, in meno di una settimana, ne sono avvenute altre tre – continua l’appello -: il bilancio totale è di 100 morti e altre 160 persone sparite dopo aver preso il largo! Non possiamo restare a guardare e a contare senza muoverci! È gravissimo che sia proprio l’Italia a finanziare la guardia costiera libica. Il governo italiano continua nei fatti le politiche di respingimento dei migranti violando il diritto internazionale che prevede l’obbligo di accoglienza dei profughi che scappano da guerre e da violazioni di diritti umani. Inoltre l’Italia tiene ancora bloccate nei porti ben quattro navi che potrebbero salvare altri migranti. ‘Le vostre mani grondano sangue’ tuonava il profeta Isaia ai capi del popolo ebreo responsabili dei crimini contro i più indifesi (Is 1,15). Noi diciamo basta! Con papa Francesco, che domenica scorsa nell’Angelus ha detto con emozione che ‘Dio ci chiederà conto di tutte le vittime dei viaggi della speranza’, abbiamo a cuore la vita di questi fratelli e sorelle in pericolo e sentiamo più che mai il dovere di muoverci per evitare la prossima strage!”.
“’I ritardi registrati nei mesi recenti e l'omissione di assistenza, sono inaccettabili e mettono vite umane in situazioni di rischio evitabili’, hanno dichiarato giovedì scorso Unhcr (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Migranti) e l’Oim. Se continua così tra diversi allarmi inascoltati e mancati interventi delle avremo presto altri morti. Dobbiamo muoverci anche e soprattutto se è ancora per molti tempo di vacanza. Anche e soprattutto perché, mentre come ogni agosto, si riaffollano le spiagge italiane, la notizia di questa strage e di questa ennesima detenzione sta passando tranquilla senza clamori. Né da parte della politica né da parte della Conferenza Episcopale Italiana. E siamo molto indignati riguardo le esternazioni del governatore Musumeci che usa i migranti per scopi elettorali”.
Poi, la conclusione: “In tempi difficili per ritrovarci fisicamente proponiamo, a tutti e tutte coloro che hanno a cuore questa causa: un digiuno il giorno venerdì 28 agosto, come segno di protesta contro l’indifferenza e di solidarietà con i migranti, secondo le modalità possibili ad ognuno/a; una foto da inviare sui social venerdì 28 agosto con il proprio volto e un cartello con scritto #esefossimonoiadaffogare?Adessobasta! Nella speranza di poter presto tornare a ritrovarci dal vivo per dire basta a questi crimini con molti altri gesti, restiamo umani, vigilanti e appassionati della giustizia e della dignità di ogni vita umana”.