Concluso il Sinodo si apre quindi una nuova pagina di storia della Chiesa di Padova. Un nuovo viaggio da fare insieme
Concluso il Sinodo si apre quindi una nuova pagina di storia della Chiesa di Padova. Un viaggio che parte dall’entusiasmo ma che avrà bisogno anche della forza di volontà per essere affrontato fino in fondo
All’indomani della chiusura del Sinodo diocesano della Chiesa di Padova le sensazioni sono molte. Da un lato c’è molta curiosità attorno alla lettera post-sinodale Ripartiamo da Cana che il vescovo ha, sì, consegnato ai presenti all’Opsa, domenica 25 febbraio, per la celebrazione conclusiva, ma che tutta la Diocesi attende di ricevere negli otto incontri da lunedì 4 a sabato 16 marzo durante i quali lo stesso mons. Cipolla consegnerà e illustrerà il documento. Dall’altro lato c’è la consapevolezza che il passo compiuto nel percorso triennale è ampio e produrrà molti effetti sulla vita della nostra Chiesa locale.
La visione
Una Chiesa meno arroccata. Una Chiesa più fraterna, capace di entrare nelle questioni della vita vera delle persone. Una Chiesa più inclusiva, in collaborazione con altre realtà civili e sociali, sempre più attenta ai poveri e agli emarginati. E soprattutto in grado di superare lo scollamento che oggi in molti percepiscono tra la religione e le dinamiche esistenziali. È con queste parole che il vescovo ha riassunto il volto futuro della Chiesa di Padova, a partire proprio dalla lettera post-sinodale, dialogando con i giornalisti durante la conferenza stampa di lunedì 26 febbraio nel palazzo vescovile. Una lettera, ha spiegato mons. Cipolla ai cronisti, «che ha raccolto e rispettato tutte le indicazioni che in questi anni sono giunte da migliaia di persone in tutto il territorio diocesano e poi dall’Assemblea sinodale. Su tutto questo c’è stato un discernimento per scegliere ciò che ci è sembrato più importante». L’idea che sottende le 96 pagine, e in particolare le 40 che ospitano le riflessioni di mons. Cipolla, è che occorra rimettere al centro la comunità e le persone che la compongono. «Forse noi come presbiteri, diaconi, vescovi abbiamo occupato troppo lo spazio – ha detto tra le altre cose il vescovo davanti alle telecamere – e adesso dobbiamo tornare a consegnare la vera esperienza cristiana lì dove c’è la vita, dove ci sono i problemi, dove ci sono le domande, dove ci sono angoscia e solitudine, dove c’è bisogno del Vangelo. E il Vangelo non abita necessariamente o innanzitutto nei vertici o nell’istituzione, abita in mezzo alla gente».
I molti ingredienti
L’attenzione di molti tra chi ha già potuto leggere Ripartiamo da Cana è stata catturata dagli allegati, e in particolare dalle bozze delle collaborazioni pastorali e dei vicariati che indicano la riorganizzazione territoriale della Chiesa di Padova. Alto l’interesse mediatico anche per i «segni diocesani» che il vescovo ha deciso di porre alla fine del Sinodo. Anzitutto l’elevazione a santuario mariano per la Diocesi della chiesa dell’Opsa (la celebrazione avverrà presumibilmente in autunno) e la creazione delle nuove Cucine economiche popolari nell’area del tempio della Pace, all’ingresso della città di Padova. Ma anche la scelta di riorganizzare gli uffici di curia negli ambienti di via Dietro Duomo come segno di sobrietà e di una nuova sinergia nell’azione pastorale caratterizzata da progetti comuni a più uffici. Oltre al progetto a sostegno delle parrocchie in difficoltà economiche, all’insegna della solidarietà tra comunità.
Anche i laici ministri…
Eppure, i passaggi centrali della lettera post-sinodale stanno nei tre documenti che l’Assemblea sinodale ha discusso e votato durante le sette sessioni, per un totale di 13 incontri, tra aprile e dicembre 2023. Tre documenti che sono parte integrante della lettera post-sinodale. «Il primo, dedicato ai ministeri battesimali, è il più importante – ha commentato – La Chiesa cerca il futuro nelle sue origini, esattamente come leggiamo nel Vangelo e negli Atti degli Apostoli: in un contesto in cui spesso identifichiamo le parrocchie e la Chiesa stessa con noi vescovi, preti o diaconi, è necessario rimettere la comunità al centro. San Paolo stesso non invia mai le sue lettere ai pastori, ma direttamente alle comunità di una certa città. Pertanto questo è il soggetto da rivitalizzare: pur in assenza di un presbitero, ci sono persone che credono nel Vangelo e si fanno carico di curare la vita comunitaria, anche con il sostegno del clero. Così istituiremo dei ministri che opereranno in équipe per un tempo prestabilito e che non saranno i delegati della comunità per un certo ambito, avranno anzi il compiuto di animare tutta la comunità perché sia attiva in questo».
… con la fede che incrocia la vita…
La seconda proposta votata dal Sinodo è stata quella che prevede la nascita di piccoli gruppi che si riuniscono attorno alla Parola di Dio: «Si tratta di mettere la fede sempre più in dialogo con la vita – ha aggiunto don Claudio – Pensiamo a famiglie che abitano vicine, piccoli gruppi di conoscenti, di colleghi, senza la presenza di specialisti. Non è altro che il Vangelo che incrocia la vita».
… in un nuovo assetto territoriale
Infine la riorganizzazione della Chiesa sul territorio: il fatto nuovo è la scelta del nome per le realtà che vedono una certo numero di parrocchie vicine collaborate, che non sarà unità pastorali o gruppi di parrocchie, bensì collaborazioni pastorali. In allegato alla lettera post-sinodale ci sono le tabelle con le bozze dei 54 gruppi di parrocchie (di cui dieci nella città di Padova) suddivisi in 14 vicariati (ora sono 32). Su questo tuttavia si apre una consultazione a cui le comunità parrocchiali sono invitate a prendere parte da qui alla primavera 2025. Il primo passo da compiere oggi è il rinnovamento degli organismi di comunione, vale a dire i Consigli pastorali parrocchiali e i Consigli parrocchiali per la gestione economica, che saranno chiamati nei cinque anni dei loro mandati a implementare nelle vite delle comunità le scelte del Sinodo diocesano. I tempi in questo caso sono certi: ad aprile la raccolta delle disponibilità, a maggio il voto, a giugno la presentazione alle rispettive parrocchie durante una messa domenicale. Concluso il Sinodo si apre quindi una nuova pagina di storia della Chiesa di Padova. Un viaggio che parte dall’entusiasmo ma che avrà bisogno anche della forza di volontà per essere affrontato fino in fondo. Sono tre le parole, dalla radice comune, con cui il vescovo ha “letto il momento attuale”. Sinodo: il contesto culturale in cui la Chiesa è immersa è cambiato completamente, perciò è stato importante che anche la Diocesi si mettesse in cammino. Metodo: compiere questo grande passo di guardare al futuro cercando la partecipazione di tutti i cristiani che abitano questo territorio. Esodo: cioè uscire, accettare con umiltà di lasciare il certo per l’incerto, sapendo di imboccare una strada con ostacoli e imprevisti ma guidati dalla bussola del Vangelo.
Incontri
Il vescovo Claudio consegnerà la sua lettera post-sinodale, spiegando le scelte in essa contenute, durante otto incontri nel territorio della Diocesi. Ecco il calendario: lunedì 4 marzo alle 20.45 nella chiesa del Crocifisso (Padova); martedì 5 alla stessa ora nel Duomo di Monselice; mercoledì 6, sempre alle 20.45, al cinema Marconi di Piove di Sacco; giovedì 7 alle 21 alla Madonna delle Grazie di Este (e non a Santa Tecla come erroneamente scritto nello scorso numero); martedì 12 marzo alle 20.45 al cinema Aurora di Campodarsego; mercoledì 13 alle 20.30 nel Duomo di Thiene; il 14 alle 20.30 nella chiesa di Fellette. Infine, sabato 16 marzo alle 9.30 all’Opera della Provvidenza di Sarmeola.
Con la Difesa “dentro” la lettera post-sinodale
Come ha sempre fatto dall’inizio del cammino sinodale, la Difesa continuerà a raccontare la Chiesa di Padova che costruisce il proprio futuro. Da marzo a giugno, nel tempo quindi del rinnovo degli organismi di comunione delle parrocchie della nostra Diocesi, approfondirà la lettera post-sinodale del vescovo Claudio.