Natale 2020. Savi (cappellano ospedale): “Gesù nasce comunque, anche in un mondo avvolto dalla paura”
Gesù nasce ancora perché la vita non può essere fermata, perché la vita è più forte delle regole, delle paure, delle cadute e delle ferite, perché la vita è più forte anche della morte e sarà proprio questo bambino a svelarcelo. Gesù nasce comunque, perché non esiste notte che non possa essere trasformata dalla Sua presenza. Non esiste buio che non possa essere rischiarato dalla luce di una stella giunta alla fine della ricerca, non esiste silenzio che non possa essere riempito da canti, non esiste solitudine che non possa essere abitata. Gesù è nato anche quest’anno, soprattutto quest’anno perché l’uomo possa riscoprire l’immenso amore del creatore che non ha paura di assumere la forma di uomo, ora, adesso, in mezzo alla pandemia, in mezzo all’isolamento, in mezzo alle paure
Anche quest’anno è arrivato Natale. Sottotono, dimesso, quasi con la paura di creare scalpore. È arrivato e mai come questo 2020 è temuto.
Già un’altra volta il Suo arrivo è stato temuto e la conseguenza è stata drammatica, e adesso duemila e poco più anni dopo la storia si ripete.
Allora a temere il Suo arrivo era un potente re di una piccola provincia di un vasto impero. Un re che aveva però paura di perdere quel vasto potere che lo distingueva, elevandolo, dalla massa e che lo rendeva speciale, diverso. Un re che non ha esitato a commettere un atto di una follia indicibile come quello di eliminare degli innocenti; un atto che ai nostri occhi appare terrificante e bestiale, ma che in fondo era consuetudine in quei tempi.
Già allora la nascita di Gesù portò scompiglio. E quest’anno cosa ci porterà la nascita di questo bambino?
Gesù è nato in un mondo pieno di paura. Un mondo che ha visto crollare la sua invincibilità sotto i colpi di una pandemia che sta mietendo vittime senza che la nostra scienza, la nostra tecnologia, la nostra conoscenza, la nostra intelligenza riesca ad arginare il crescendo di vittime. Una paura che si intreccia con l’incertezza verso un futuro che nonostante tutto non riusciamo a immaginare roseo.
Una paura che si misura con il numero dei morti che ogni giorno ci viene riproposto come se fosse un mantra, una sorta di esorcismo collettivo che altro scopo non ha se non quello di alimentare la paura stessa.
Una paura che si misura nella stanchezza, che arriva allo sfinimento del personale sanitario – passato da eroe a untore nel volgere di pochi mesi -, una paura che si misura nel voler negare a tutti i costi l’evidenza, perché questa evidenza ci porta in un luogo sconosciuto che è quello dell’incapacità di reagire e di controllare gli eventi.
Una paura che porta a chiudersi in sé stessi, bloccare le relazioni, nella segreta speranza che se nessuno fa una mossa, nemmeno il virus la farà. Un rinchiudersi che genera solitudini sempre più gravi e angoscianti come quelle dei malati chiusi nei reparti ospedalieri a cui è vietato ogni contatto con gli affetti anche i più cari. Solitudine che genera depressione, paura che degenera in fobia. Solitudine rotta solo dall’umanità del personale di assistenza che però non può arrivare a supplire il bisogno di solidarietà che solo un coniuge, un compagno/a, un genitore, un figlio/a, un fratello/a, un amico/a può portare.
Una solitudine senza tempo di un carcere. Dove chi lo abita, detenuto o agente della polizia penitenziaria che sia, si trova a dover vivere un tempo infinito di un giorno uguale all’altro, chiuso dentro quelle mura che già difficilmente si riescono ad aprire, ma che in questo periodo sono chiuse addirittura a doppia mandata.
Eppure, in questo mondo avvolto dalla paura, Gesù nasce ancora e comunque.
Gesù nasce ancora perché la vita non può essere fermata, perché la vita è più forte delle regole, delle paure, delle cadute e delle ferite, perché la vita è più forte anche della morte e sarà proprio questo bambino a svelarcelo.
Gesù nasce comunque, perché non esiste notte che non possa essere trasformata dalla Sua presenza. Non esiste buio che non possa essere rischiarato dalla luce di una stella giunta alla fine della ricerca, non esiste silenzio che non possa essere riempito da canti, non esiste solitudine che non possa essere abitata.
Gesù è nato anche quest’anno, soprattutto quest’anno perché l’uomo possa riscoprire l’immenso amore del creatore che non ha paura di assumere la forma di uomo, ora, adesso, in mezzo alla pandemia, in mezzo all’isolamento, in mezzo alle paure.
Dio non ha paura dell’uomo e della sua umanità, ma non so se l’uomo rinuncerà alla sua paura di incontrare Dio.
Claudio Savi (*)
(*) cappellano del Policlinico di Milano