Pecore, già Chiesa, protese verso il Verbo fatto carne
Guardando alla Natività di Giusto de’ Menabuoi, nel Battistero della Cattedrale, sentiamo che non c’è niente – matrimonio, sacerdozio, vita missionaria... – che sia capace di forza ed efficacia se per ognuno di noi Dio non è tutto
Gesù bambino è deposto sulla mangiatoia. La Vergine Madre è in ginocchio accanto a lui, lo guarda. San Giuseppe sta un po’ discosto. E sul lato destro di quel ricovero per animali che li ospita, c’è un gregge di pecorelle, ma non come i bambini le dispongono nei presepi, al seguito dei pastori. Giusto de’ Menabuoi, dipingendole sulla parete settentrionale del Battistero della nostra Cattedrale, non le sparge qua e là, distratte a brucare l’erbetta. Le pecore sono tutte raccolte attorno a un palo, unite ai piedi di Gesù, e chi le osserva bene capisce che quel gregge così proteso a guardare il Verbo fatto carne è già la Chiesa. Le pecore sono “uno”, perché Dio è tutto; quel Dio sceso dai cieli per annunciare agli uomini: «Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me». Anche guardando questa Natività lo sentiamo che non c’è ministero, servizio, disponibilità, matrimonio, vita consacrata, sacerdozio, episcopato, vita eremitica, vita nel secolo, vita missionaria, non c’è nulla di tutto ciò che sia capace di reggere, di forza, di efficacia, se per ognuno di noi Dio non è tutto.
Si fa un gran dibattere, nella vita della Chiesa, intorno ai problemi che la attanagliano, alle fatiche che l’antica tradizione cristiana dell’Europa sta vivendo, alle preoccupazioni che angustiano il papa, i vescovi, i parroci, alla mancanza di vocazioni, di catechisti, di educatori, di giovani, di bambini. E poi la decadenza morale che osserviamo, il cattivo esempio che a volte viene anche da coloro che hanno scelto il Signore come ragione prima della loro vita, gli odi fratricidi, le iniquità... Ma le parole diventano insopportabili, noiose; quelle di chi è ingenuamente ottimista quanto quelle di chi è cupamente pessimista. Ci accorgiamo che alchimie, strategie, discorsi sono tutti comunque imperfetti, fragili, insufficienti e c’è solo una via: la fede che ci fa credere che Dio è tutto e fuori di lui nulla è.
Gennaio alla liturgia: come iscriversi
Conferenze, letture e commento della Sacrosanctum Concilium, percorsi formativi per ministri straordinari della comunione, lettori, sacristi e cori parrocchiali: questo, ma non solo, il programma di “Gennaio alla liturgia. Iscrizioni: 049-8226108/125 e iscrizioniliturgia@diocesipadova.it
don Gianandrea Di Donna