Noi. Nuovo consiglio di amministrazione nazionale. «Sempre in dialogo»
Presidente è don Damiano Vianello, 36 anni. Parroco dell’unità pastorale di Taglio di Po e Mazzorno Destro, è già presidente di Noi Chioggia
Si chiama don Damiano Vianello ed è stato eletto consigliere nell’assemblea nazionale del 14 dicembre scorso a Verona. È stato poi scelto dal nuovo consiglio di amministrazione di Noi associazione per ricoprire la carica di presidente per i prossimi quattro anni. Don Vianello è un presbitero trentaseienne proveniente dalla diocesi di Chioggia, parroco dell’unità pastorale di Taglio di Po e Mazzorno Destro; dottorando in teologia spirituale alla Facoltà teologica del Triveneto, è delegato diocesano per la formazione dei diaconi permanenti ed è presidente di Noi Chioggia, associazione in cui è attivo da una decina d’anni.
Il nuovo segretario nazionale è Luca Uberti Foppa, 35 anni, di Crema, collaboratore diocesano ed esperto di managment del non profit e progettazione, gestione e coordinamento dell’oratorio. Attivo nell’associazione da una decina d’anni, è segretario dell’associazione Noi Crema.
A formare la presidenza, insieme al segretario, ci sono ben tre vice presidenti: Emanuele Sandrin da Verona, padre Dario Mostaccio da Messina e Fabio Brocca da Padova. Infine, a completare il consiglio d’amministrazione vi sono Alberto Fissore da Torino, Federico Ballarin da Verona, Christian Bison di Treviso e Marco Miazzi da Padova.
Don Vianello parla con orgoglio e simpatia della sua unità pastorale, che conta circa 8.500 anime, ed è posta al confine tra le province di Rovigo e Ferrara, dove un tempo lo Stato Pontificio e confinava con la Serenissima. «Ma c’è molto altro, qui, vale la pena scoprire la ricchezza della storia e delle tradizioni di queste zone» aggiunge don Vianello, che in questi giorni è impegnato nella festa parrocchiale della Madonna del Vaiolo.
Qual è la sua visione dell’associazione Noi?
«Dopo 18 anni di vita, l’associazione ha subito importanti cambiamenti legati all’evoluzione del terzo settore che l’hanno mutata profondamente, trasformandola da una piccola realtà a una delle associazioni più belle e attive che ci siano, organicamente diramata ormai in quasi tutto il territorio nazionale. Si lavora da sempre, ed ora più che mai, affinché l’associazione risulti davvero una rete di relazioni in modo che il bene di una piccola comunità o del singolo individuo possa essere il bene di tutti. Solo attraverso la rete, infatti, possiamo essere il fermento che alimenta relazioni positive. In particolare, bisogna intercettare percorsi che conducano alle nuove generazioni. Il terzo settore è una comunità di uomini e, in quanto tale, richiede un dialogo, innanzitutto con la Conferenza episcopale italiana
La recente riforma del terzo settore, che ha operato numerosi cambiamenti nelle associazioni non profit, comporta solo nuovi oneri o può essere un’opportunità di crescita per Noi associazione?
«Credo che la riforma del terzo settore sia una straordinaria opportunità di trovare il tempo e il modo per capire chi siamo veramente e per interrogarci sulla nostra missione. È una sfida che deve essere colta con intelligenza ed entusiasmo. Dopo tutto, non vengono richieste cose straordinarie. Si tratta soltanto di fare ciò che abbiamo sempre fatto, ma in modo diverso; e di intessere nuovi dialoghi realizzando una nuova carta d’identità dell’associazione. Certo, l’associazione può essere di grande aiuto e in molti modi verso le comunità. Ad esempio, può collaborare nell’organizzazione di appuntamenti di forte aggregazione sociale, guardando il capitale umano coinvolto con occhi nuovi, se possibile con gratitudine ancora maggiore: il dono di tante persone che mettono a disposizione il proprio tempo e le proprie energie gratuitamente è il valore più bello».
Quali obiettivi si propone di realizzare nei prossimi anni?
«Nel corso del primo incontro del consiglio di amministrazione sono emerse prospettive interessanti e complesse, che richiederanno impegno, entusiasmo e competenza. Innanzitutto, è necessario “guidare” l’associazione nella transizione verso il terzo settore; puntare all’accreditamento per il servizio civile; tessere il maggior numero di relazioni possibile tra segreterie affinché si sentano parte di un unico progetto umano; riscoprire il nostro volto ecclesiale. È fondamentale a tutti i livelli, inoltre, essere sempre in dialogo e sintonia all’interno dei contesti diocesani e parrocchiali. È importante incontrare i volti nuovi e continuare il dialogo intessendo relazioni proficue; avviare nuovi processi comunicativi, rinnovando e attualizzando i nostri mezzi si comunicazione».