Mons. Paolo Bizzeti all'assemblea di Caritas Padova. "Guardiamo negli occhi i poveri"

Mons. Paolo Bizzeti L’intervento del vicario apostolico dell’Anatolia e presidente di Caritas Turchia. «Sì, ai poveri toccheranno solo le briciole. Il sogno del ’68 e del post-Concilio di un mondo senza fame è naufragato. Noi cosa possiamo fare? Possiamo mostrare che si può cambiare»

Mons. Paolo Bizzeti all'assemblea di Caritas Padova. "Guardiamo negli occhi i poveri"

Se la società di oggi lascia “solo le briciole ai poveri”, il compito della Chiesa, ancor prima di condividere il pane con i poveri, è quello di mostrare alla società, con la forza della profezia, la bellezza di un mondo dove gli ultimi vengono accolti, e non messi ai margini per le logiche del dio denaro. All’assemblea Caritas, il vicario apostolico dell’Anatolia e presidente di Caritas Turchia, il gesuita padovano di adozione mons. Paolo Bizzeti si è domandato, di fronte a «guerra, crisi economica, relazioni che vanno in frantumi, mondo che va a rotoli» e persino nuovi venti di guerra sui Balcani, «come mai quelle speranze sono naufragate?» La delusione delle speranze tradite ha prodotto, nel mondo ecclesiale, disaffezione e disimpegno. Il gesuita ha offerto due chiavi di lettura: «Non abbiamo preso sul serio il fatto che ogni azione nella vita messianica di Gesù è un gesto profetico, cioè un segno che un’alternativa è possibile, ma che non sfocia in un cambiamento generalizzato». Gesù, venuto al mondo con la sua predicazione, morte e resurrezione, non ne ha scardinato le logiche che lo governano, con una rivoluzione manifesta, ma ha scelto la strada del granello di senape. «La struttura con cui è organizzato il mondo – ha ricordato Bizzeti citando sant’Ignazio da Loyola – dipende dal suo principe: il denaro, mammona». Anche davanti alla guerra vince la logica del denaro, con la vendita delle armi. Lo dice il papa, ma lo dicono anche i semplici, come un mendicante di origine serba che mons. Bizzeti ha trovato a un semaforo nel Padovano: “Ha visto queste guerre? È il denaro”. «Questo povero, in dieci secondi, mi ha ricondotto con una lucidità che forse solo i poveri hanno, al punto centrale. I poveri, proprio perché sono poveri, hanno la capacità di leggere situazioni che noi con i nostri mille convegni non abbiamo». La seconda osservazione è stata di metodo: «Non basta aiutare i poveri, bisogna imparare a vivere con uno stile di vita povero e a stare sempre in contatto con i poveri, i rifugiati, gli emarginati. Sono loro che ci insegnano a vedere le cose dal loro punto di vista». Esattamente come il mendicante serbo, o come i rifugiati iracheni, siriani e afghani accolti in Turchia da mons. Bizzeti. Perché se non si guarda l’altro negli occhi, ogni discorso ricadrà in «efficientismi» e logiche aride. «Se non ascoltiamo e non ci mettiamo nei panni dell’altro manchiamo in quello che è più evangelico. Gesù non ha risolto le povertà di tutti, ma si fermava con le persone, visitava le case, piangeva con loro, mangiava con loro». Mons. Bizzeti ha concluso il suo intervento rispondendo alla domanda che dava il titolo all’assemblea: «Sì, ai poveri toccheranno solo le briciole. Il sogno del ’68 e del post-Concilio di un mondo senza fame è naufragato. Noi cosa possiamo fare? Possiamo fare un gesto profetico, mostrare che si può cambiare, come un granello di senape che poi il Signore fa diventare un albero grande. È la logica pasquale: questo mondo finirà. Il Signore cambierà il modo con cui è organizzato attraverso l’impegno di chi inizia guardando l’altro negli occhi».

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