Mons. Dianin dopo la due giorni post-GMG: "Maria è un dono per i giovani. Custodiamo la speranza in Dio"
«È stato molto bello per me vedere tutti questi giovani. È stata una ricarica, sono contento e credo che sia stato bello anche per i giovani della nostra Diocesi di Chioggia che hanno partecipato alla Gmg di Lisbona e che oggi si sono ritrovati in questo gruppo più grande».
Risponde così, mons. Giampaolo Dianin, vescovo di Chioggia, alla domanda su come ha vissuto la “due giorni” post Giornata mondiale della giovedì, che si è tenuta nella città lagunare il 23 e 24 settembre.
La Gmg era incentrata sulla figura della Beata Vergine Maria, che nel suo stemma episcopale è rappresentata da una stella. Maria è la stella con cui orientarsi. Perché i giovani dovrebbero vedere in lei una stella per il loro cammino?
«Prima di tutto perché Maria è una di noi, è una giovane donna poco più che adolescente ma che ha vissuto la sua vita in pienezza rispondendo alla chiamata del Signore con coraggio e affrontando molte sfide della vita, ma sempre ferma in quel “sì” che l’aveva guidata sin dall’inizio. Nelle nostre Diocesi la devozione a Maria è incredibile. Maria è proprio un dono grande per i giovani».
Pandemia, cyberbullismo, eco-ansia, mancanza di prospettive lavorative solide… sono solo alcune delle paure che angosciano la generazione che ha vissuto la Gmg. Il papa, durante la Via Crucis a Lisbona, ha detto ai giovani che «Gesù vuole colmare le nostre paure». Ma cosa può la Chiesa aiutare i giovani?
«Si è vero, le paure sono tante e le incertezze altrettante anche in Italia; penso ai tanti giovani che vanno all’estero per cercare un futuro. La Chiesa certamente non ha le risposte pratiche per creare posti di lavoro, anche se qualcosa fa; credo che il nostro compito principale sia di rimotivare sempre e di dare carica di senso per impegnarsi nel mondo».
La “due giorni” post Gmg si è svolta a due passi dal mare. Un mare che quotidianamente vede persone attraversarlo per cercare un futuro migliore, mettendo in pericolo la propria vita. Un mare che per secoli ha rappresentato una sicura fonte di reddito per i pescatori, ma che oggi non lo è più. Un mare ricco di gas, ma che rischia di modificare l’ecosistema marino e umano. Il mare è un pericolo o una risorsa?
«Il mare prima di tutto è una risorsa. Quelli citati sono temi che affrontiamo come Diocesi di Chioggia. Qualche mese fa abbiamo organizzato un convegno sul tema delle trivellazioni di gas in adriatico, adesso c’è il problema della pesca, in novembre vivremo a Chioggia la Giornata nazionale della pesca organizzata dalla Cei. Qui a Chioggia il mare è fonte di vita, anche se è un mare un po’ malato; penso al granchio blu che sta invadendo le nostre coste: è segno di una malattia più profonda anche se il mare rimane sempre una risorsa da custodire. Poi c’è il dramma del Mediterraneo, siamo all’indomani dell’incontro di Marsiglia sul mediterraneo, penso che le parole sono state chiare e ferme per ribadire che il mare è un luogo di vita e mai un luogo di morte come è in questo tempo».
Come immagina la Chiesa di Chioggia del domani?
«È una domanda difficile, perché siamo una realtà piccola. Non abbiamo le risorse dei presbiteri perché pochi e anziani, verrebbe da dire che il futuro è pieno di incertezze. Anche noi stiamo facendo il cammino sinodale, anche noi stiamo ripensando a una Chiesa capace di mettere al centro le comunità cristiane, con al centro i cristiani che assumono le responsabilità legate al loro battesimo. Tema che anche Padova sta trattando nel cammino sinodale. Se tanti aspetti sono inquietanti, custodiamo la speranza in Dio, che ci sta educando anche attraverso questa crisi. Lavoriamo con tutti noi stessi sapendo che la Chiesa è del Signore e che lui non ci abbandonerà, ma ci aiuterà a trovare anche le strade per vivere oggi il Vangelo».
Giuseppe Di Nallo