Gemellaggio tra Piovene e Rumbek: la proposta del vescovo, padre Christian Carlassare

Piovene Padre Christian Carlassare, vescovo di Rumbek, ha proposto alla sua parrocchia di origine di gemellarsi con una “sorella” sudsudanese che verrà eretta il 26 dicembre

Gemellaggio tra Piovene e Rumbek: la proposta del vescovo, padre Christian Carlassare

Padre Christian Carlassare, comboniano, da un anno e mezzo vescovo della Diocesi sudsudanese di Rumbek, non ha mancato l’appuntamento annuale con la sua gente e così, a Piovene all’inizio dell’Ottobre missionario ha proposto alla sua parrocchia d’origine, dedicata a santo Stefano, di gemellarsi con una parrocchia sudsudanese che lo stesso padre Christian erigerà il prossimo 26 dicembre e sarà intitolata proprio al primo martire. In Italia tra settembre e ottobre, anche per frequentare il corso che attende in Vaticano tutti i nuovi vescovi, il missionario comboniano ha dialogato con oltre 150 persone, giunte anche dai dintorni, per ascoltare la sua testimonianza e cogliere gli ultimi aggiornamenti del cammino della Chiesa africana. Proprio in questo contesto, il parroco dell’unità pastorale di Piovene, Rocchette e Grumello, don Romeo Presa, ha dato voce alla proposta di gemellaggio, subito accolta con entusiasmo. «Abbiamo accolto con gioia questa possibilità – commenta lo stesso don Romeo Presa – Averlo tra noi è un grande dono e questo gemellaggio può dare corpo a una vera fraternità tra queste comunità e quindi anche tra le nostre Chiese». Nell’area in cui sorgerà la nuova parrocchia, era già presente un chiesa dedicata a santo Stefano, ma i lunghi anni di guerra e migrazioni ne hanno eliminato ogni traccia. Oggi sono in corso i lavori per una piccola abitazione a cui in futuro sarà destinato un prete e di qualche altro ambiente, secondo le modalità e le possibilità del Sud Sudan. «Un gemellaggio prevede visite e contatti – continua don Romeo – in questo caso non sarà semplice, ma un piccolo gruppo della nostra comunità di certo si recherà a Rumbek. Nel frattempo ci impegniamo, anche attraverso il nostro bel gruppo missionario, a sostenere la costruzione della chiesa della nuova parrocchia». A dare vita al gemellaggio saranno anche gli stretti legami che lo stesso padre Christian coltiva con i suoi compaesani e la presenza dei suoi familiari. Alla messa solenne del 1° ottobre, in cui la comunità ha salutato il “suo” vescovo prima del ritorno in terra africana, sono stati raccolti 1.600 euro in offerte devolute a Rumbek. Raccontandosi, a fine settembre, mons. Christian Carlassare ha ricordato come in Sud Sudan – dopo lo storico accordo del 2019, avvenuto anche grazie all’invito a Roma dei leader politici arrivato da papa Francesco – oggi ci sia una situazione tranquilla, «ma le radici dei problemi alla base della guerra iniziata nel 2013 sono ancora tutte li. Ci sono territori occupati da milizie o contesi da tribù opposte e quindi, ancora oggi, un terzo degli abitanti è sfollato, da dieci anni». In questo contesto i cristiani sono chiamati a essere speranza per l’intera nazione: «Sono capaci di scollegarsi da narrative di conflitto che bloccano lo sviluppo. Hanno gli strumenti per guardare avanti, anche grazie ai preti, e aprire vie nuove». La Diocesi di Rumbek oggi sta rinascendo, dopo dieci anni di assenza di un vescovo e l’attentato di cui è stato vittima lo stesso vescovo nella notte tra il 25 e il 26 aprile 2021. C’è una nuova unità, i muri che si erano creati nel tempo si stanno sgretolando e c’è una nuova lena. «La vera sfida – sottolinea padre Christian – è proprio questa: annunciare il Vangelo, mentre ci impegniamo per lo sviluppo umanitario. Senza questo spirito nuovo dettato dalla fede in Cristo, la Chiesa viene percepita solo come una delle tante agenzie impegnate sul campo». L’anno e mezzo trascorso ha visto l’arrivo del papa a Juba e quel pellegrinaggio di oltre 400 chilometri che padre Christian ha fatto con i suoi giovani verso la capitale. Ma anche l’assemblea diocesana, «il nostro sinodo in pratica, quindi non tanto sui temi, ma più sulle strutture, su come lavoriamo. Erano presenti tutti i preti, diocesani e religiosi e anche i laici, per la prima volta. Alla fine, qualcuno mi ha detto come si percepisca un’aria nuova».

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