A Voltabarozzo, venti insegnanti volontari per quasi sessanta ragazzi
Sono quasi sessanta i bambini e i ragazzi seguiti nello studio e nell'apprendimento da una ventina di volontari, tre volte la settimana, in parrocchia a Voltabarozzo. Il doposcuola è un servizio fondamentale per aiutarli ad accorciare le distanze in classe.
Sono passati quasi vent’anni da quando, a gennaio del 1998, don Pierangelo Valente, parroco di Voltabarozzo, chiese alla maestra Maria Truini, da poco in pensione, di prendersi a cuore l’istruzione pomeridiana dei ragazzi che arrancavano in classe.
Dalla sua esperienza di insegnante di religione alle medie, il parroco si era reso conto che molti degli alunni provenivano da un contesto familiare “popolare” e necessitavano di essere accompagnati nello studio per colmare le lacune e rimanere al passo.
La maestra Maria si rimboccò subito le maniche insieme ad altri cinque insegnanti volontari. Iniziarono tre volte la settimana per due ore circa intorno a tre tavoli della biblioteca parrocchiale.
«Ricordo bene i primi tempi: seguivamo una quindicina di ragazzi tra elementari e medie che vivevano nelle case popolari del quartiere, ma ben presto aumentarono, anche con i primi stranieri, il primo veniva dal Pakistan, e don Pierangelo ci mise a disposizione due sale più grandi a villa Alice».
È questo il racconto partecipato di Maria Truini, che ancor oggi è responsabile del servizio doposcuola a Voltabarozzo, ma che ci tiene a sottolineare: «Niente sarebbe possibile senza la disponibilità di una ventina di insegnanti di ruolo e in pensione che si turnano durante l’anno scolastico per seguire quasi sessanta ragazzi, ma anche d’estate con lezioni tutte le mattine».
Visto il grande numero di partecipanti, tre anni fa la parrocchia ha destinato al doposcuola l’appartamento al primo piano della casa di fianco alla chiesa e che, al piano terra, è sede della Caritas. «Attualmente il 90 per cento dei ragazzi – spiega don Pierangelo Valente – è di origine straniera: marocchini, indiani, filippini, romeni, moldavi… La fatica è tanta perché a casa non parlano e non leggono l’italiano e si scoraggiano facilmente di fronte alla scuola».
La povertà educativa e culturale emerge anche durante i pomeriggi in parrocchia, ma alcuni ce la fanno, superano gli ostacoli e, grazie agli insegnanti volontari, tirano fuori il meglio. «Con loro sono un cerbero – continua Maria Truini – perché sento molto la responsabilità che abbiamo nei loro confronti. Ma quando raggiungono un buon risultato, mi spreco nelle lodi perché hanno estremamente bisogno che qualcuno creda in loro. Solo così non imboccano brutte strade…».
Ma l’impegno profuso durante l’anno non basta e l’estate rischia di azzerare i sacrifici e le belle mete raggiunte. «Da qualche anno dopo la chiusura del grest, riapriamo ogni mattina il doposcuola e proseguiamo fino a ferragosto, per poi riprendere da fine agosto all’inizio della scuola. Vengono i ragazzi stranieri che non vanno in vacanza e che hanno bisogno di studiare, parlare l’italiano, recuperare qualche insufficienza…».
Il rapporto con gli insegnanti delle elementari e delle medie del quartiere è ormai consolidato con i volontari e, in questo modo, è più semplice capire come indirizzare il lavoro pomeridiano con i ragazzi. «Le famiglie non si vedono mai – chiosa Maria Truini – Nella maggior parte dei casi sono monoparentali, hanno situazioni difficili e lavorano tutto il giorno senza la possibilità di occuparsi dei figli. Negli ultimi tempi sono sorte delle esperienze simili alla nostra anche nelle altre parrocchie del vicariato: purtroppo i ragazzi quando non vengono da noi il pomeriggio si “accodano” a un altro doposcuola. Questo è un problema da affrontare quanto prima, perché così non impareranno mai a essere responsabili e autonomi nella gestione dello studio».