Elezioni. Putin verso il quarto mandato
Il futuro della Russia si gioca sull’economia interna. Si va verso il quarto mandato di Putin, una leadership in trasformazione. Ne parliamo con Daniele Lazzeri, direttore del centro studi di politica internazionale Il Nodo di Gordio.
La commissione elettorale centrale di Mosca ha confermato che le prossime elezioni presidenziali si terranno il 18 marzo. La data era stata proposta da Vyacheslav Volodin, presidente della camera bassa del parlamento, la Duma.
Si candiderà alla guida della Russia – come indipendente – il presidente uscente Vladimir Putin, per quello che sarà, con ogni probabilità, il suo quarto mandato non consecutivo (ha già vinto le elezioni nel 2000 e nel 2004, mentre nel 2008 preferì fare un momentaneo passo “laterale” lasciando la presidenza al suo delfino Dmitry Medvedev). La Russia è un gigante geopolitico, una potenza economica ricca di risorse e un interlocutore cruciale per tutte le grandi alleanze internazionali. Ma pesano al suo interno enormi contraddizioni sociali ed economiche. E anche politiche, visto che non potrà partecipare alle elezioni Alexey Navalny, il grande oppositore del premier russo i cui guai con la giustizia gli impediscono di potersi candidare. Ma la stessa leadership di Vladimir Putin è in una fase di trasformazione come osserva Daniele Lazzeri, direttore del centro studi di politica internazionale Il Nodo di Gordio.
Quale Russia si presenta al voto del prossimo 18 marzo?
«Una Russia alle prese con una ripresa economica potenzialmente rilevante, ma non facile da realizzare compiutamente. Con sacche di corruzione che frenano lo sviluppo e, nonostante gli ingenti ricavi provenienti dalle esportazioni di gas e petrolio, una carenza degli investimenti in infrastrutture e in molti altri settori produttivi che impediscono una diffusa crescita interna del paese».
La leadership del presidente Putin appare in Europa granitica. È una situazione che rispecchia anche gli attuali assetti e gli equilibri di potere interno alla Russia?
«Certamente. Putin è riuscito nel corso dei lunghi anni di governo della Russia a consolidare il suo ruolo di guida del paese. Ha progressivamente depotenziato i possibili rivali interni e, in alcuni casi, è sceso a patti con il complesso e potente mondo degli oligarchi, cooptandoli nelle più rilevanti strutture del potere moscovita».
Quanto impegnano il presidente Putin, in termini di risorse e attenzione, le questioni europee?
«Il presidente russo è forse uno degli strateghi più sopraffini di questi decenni. Talvolta spregiudicato, ha saputo però anche essere di cruciale importanza in molte occasioni, non ultima l’intervento di Mosca nella difficile partita in Siria. I rapporti con l’Unione Europea sono certamente sempre ai primi posti nei pensieri dello “Zar” Vladimir, in particolare per le continue tensioni determinate dalle sanzioni comminate da Bruxelles e Washington dopo l’annessione della Crimea. Ma nello scacchiere internazionale, Putin presta giustamente molta attenzione anche alla vicina Cina e al suo alterno ruolo di amico e competitore degli Stati Uniti».
Il 18 marzo è l’anniversario dell’annessione della Crimea alla Federazione Russa. La questione ucraina e la guerra civile in Crimea sono sotto controllo o possono creare problemi a Mosca?
«Le tensioni nell’Ucraina orientale permangono e potrebbero continuare a rappresentare in futuro una spina nel fianco per la Russia. In questo senso è da rilevare che esiste anche qualche paese che soffia sul fuoco facendosi scudo della Alleanza Atlantica. Penso alla Polonia e più in generale a quell’Europa a “trazione baltica” che periodicamente agita lo spauracchio di una possibile invasione da parte di Mosca. Un timore, a mio avviso, privo di fondamento».
All’orizzonte quali fattori potrebbero indebolire la leadership di Putin?
«Putin è sicuramente più solido di quanto venga raccontato in Italia e non vedo all’orizzonte minacce interne alla sua leadership. Tuttavia, l’economia interna non ancora sufficientemente matura, il calo demografico, l’arretratezza nello sviluppo di alcune aree del paese e le finanze pubbliche quasi esclusivamente dipendenti dall’andamento dei prezzi di gas e petrolio si configurano come fattori rischiosi per la stabilità del paese. Starà al presidente russo dimostrare che oltre ai vitali dossier di politica estera, dedicherà molte più energie per la rinascita economica interna».
E per converso, quali potrebbero rafforzarlo?
«La situazione in Siria, Egitto, Libia e i rapporti con la Turchia che potrebbero logorare Putin qualora perdesse il controllo, potrebbero al contrario rappresentare un punto di forza se il Cremlino riuscisse a gestire i problemi di questi paesi. In questa complessa partita geopolitica ed economica, anche l’Italia potrebbe giocare un ruolo importante per rilanciare il dialogo con la Russia e sostenere la leadership di Putin come prezioso interlocutore dell’Occidente, sia negli ingenti rapporti commerciali tra Roma e Mosca sia per ripristinare un ordine nel caotico e magmatico contesto geopolitico internazionale».