"Racconti sotto l'albero", nove storie sul Natale di autori classici e contemporanei
C’è il magio che si è perso per le vie del mondo e giunge in Palestina con 33 anni di ritardo e c’è il bambino che scrive a Babbo Natale fuori tempo... In Racconti sotto l'albero si possono trovare storie tra Otto e Novecento, ma anche contemporanee di celebri autori. Il denominatore comune: il Natale.
Sotto l’albero di Natale non ci sono solo regali, ma anche racconti che esprimono lo spirito di questa festa non solo in termini religiosi, ma anche nel suo radicamento nell’immaginario della civiltà occidentale. Un immaginario che ha mobilitato scrittori di ieri e di oggi dando vita a una lunghissima carrellata di storie, le più diverse per contenuto e intonazione.
Alcune di queste storie, tra Otto e Novecento, ma anche con qualche titolo che si affaccia sul nuovo millennio, le presenta il volume Racconti sotto l’albero (Lindau, pp 156, euro 14,50). Il sommario riporta nove titoli firmati da classici italiani come Emilio De Marchi, Luigi Capuana, Grazia Deledda e Giovanni Arpino, e stranieri come Charles Dickens, ma anche da autori meno noti al pubblico comune come il messicano Manuel Gutierrez Najera, l’inglese Alfred McLelland Burrage e lo statunitense Henry van Dyke.
I temi sono disparati. Emilio De Marchi tratteggia un gruppo di “vecchi giovinastri” qualunque, la Deledda descrive la sua prima battaglia con un cappone da cuocere la vigilia di Natale, Capuana porge il ritratto di un don Peppantonio pronto a litigare anche con Gesù Cristo, Arpino riporta un dialogo tra papà e bambino sulle credenze delle feste. Ma alcuni racconti scelgono la via del mistero, come Najera che ricorda la condanna del reverendo don Balaguer istigato dal diavolo, nei panni del sagrestano Garrigù, a celebrare in fretta, in un febbrile parossismo di golosità, la terza messa della notte santa per accorrere al banchetto del marchese, straripante di vivande succulente. O come McLelland Burrage che descrive la misteriosa presenza di una ragazza durante i giochi natalizi di un’allegra compagnia di amici, in una grande villa signorile.
Dickens, il famoso autore del celeberrimo Canto di Natale, è presente con un racconto che affolla tra le fronde di un abete i ricordi e i sogni di una vita, i giocattoli e le storie di un Ottocento che appare oggi lontano ma fascinoso. Ottocentesco è anche il racconto di Van Dyke La storia dell’altro magio dove andando dietro ad Artaban, arrivato con 33 anni di ritardo e senza regali al cospetto del Salvatore, si scopre il senso profondo di quella Nascita annunciata dalle stelle.
Infine Silvana De Mari, l’autrice italiana per ragazzi nota soprattutto per L’ultimo elfo, riporta un fascio di lettere che Stefano, un ragazzo grasso e secchione, ha scritto a Babbo Natale il 9 gennaio del 2004. Una progressiva scoperta della propria dignità, anche quando i compagni lo deridono crudelmente per la sua goffaggine e gli insegnanti mostrano un’assoluta incapacità di comprensione delle sue difficoltà. Una riappropriazione del senso di un personaggio «nato per caso dalla pubblicità della Coca Cola» che spiega ai bambini il concetto di Dio: «Porta conforto ai giusti e punisce i reprobi con la mancanza di doni».