Il vescovo Claudio: "Chiamati all'incontro con il povero"
"Non è mai troppo quello che facciamo per i poveri". Muove da questo pensiero la riflessione del vescovo Claudio in occasione della prima Giornata mondiale dei poveri indetta per domenica 19 novembre da papa Francesco, come "ulteriore segno concreto" al termine del Giubileo della misericordia. «Pur vivendo in uno straordinario contesto di carità e di misericordia, la mentalità del popolo di cui siamo parte sembra adottare uno stile di vita egoistico», scrive il vescovo. Che cosa pensare e fare allora?
Non è mai troppo quello che si fa per i poveri perché essi sono i destinatari privilegiati della missione affidata da Gesù ai suoi discepoli. Missione continuata dalle comunità dei cristiani.
Proprio per non separare Fede e Carità, il gesto eccezionale dall’esperienza quotidiana, la Giornata mondiale dei poveri di domenica 19 novembre voluta dal Santo Padre ha le caratteristiche della straordinarietà e della sorpresa, ma va accolta come stimolo per rivedere il nostro stile di vita quotidiano e personale.
La vita abituale è intessuta di celebrazioni, ma soprattutto è composta di parole, di opere e di pensieri.
Secondo l’atto penitenziale posto all’inizio della Messa, “il Confesso”, anche le omissioni sono significative e parlano della nostra mentalità e cultura.
Forse l’attenzione ai poveri, a cui siamo richiamati dal Papa, trova spazi di riflessione proprio nelle omissioni della nostra società.
Di parole siamo molto esperti e abbondiamo anche di opere e di pensieri. Ma se guardiamo a quanto male, sofferenza, diseguaglianza esistono nel mondo siamo stimolati a chiederci che cosa manca.
Che cosa potremmo pensare e fare?
È in questa riflessione che scopriamo le omissioni che evidenziano non la nostra volontà, ma la nostra capacità di vedere e di ascoltare, di lasciarci interpellare e smuovere, di sentirci uniti agli altri o autonomi.
Nella nostra città, l’apertura della chiesa di Santa Lucia per l’Adorazione Perpetua è stata accompagnata dalla costituzione della “Fondazione Nervo Pasini” proprio per rendere evidente – come ci sottolinea il Santo Padre – lo stretto legame tra servizio ai poveri e lode a Dio.
Per lo stesso motivo a conclusione del Giubileo della Misericordia, abbiamo chiuso una Porta santa, quella della chiesa, ma abbiamo aperto un’altra Porta santa, quella della Carità. Per questi stessi presupposti abbiamo avviato il progetto “Cantieri di carità e giustizia” nel nostro territorio.
È stato anche sorprendente constatare come questo stile abbia già prodotto risultati straordinari: il bilancio diocesano ha, infatti, manifestato che, considerando le varie realtà della nostra Chiesa, 65 milioni di euro vengono destinati a opere e attività per i poveri. È stata una gioia scoprirlo perché anche noi, presi dalle preoccupazioni delle singole iniziative, non avevamo la capacità o l’opportunità di dare uno sguardo all’insieme. Ne siamo contenti. Molto.
Tuttavia resta la sensazione che si tratti di straordinarietà, di eroismi, di “giornate”.
Pur vivendo in uno straordinario contesto di carità e di misericordia la mentalità del popolo di cui siamo parte sembra adottare uno stile di vita egoistico.
Siamo percossi e animati da venti culturali che alimentano discriminazione, ingiustizia, chiusura, egoismo… A livello mondiale vediamo distruzioni, guerre, disuguaglianze. Al punto che possiamo affermare che oggi lo spazio dell’annuncio cristiano del Regno di Dio non può trascurare l’incontro con il singolo uomo e la singola donna.
Ognuno nella sua quotidianità è invitato a incontrare il povero e a essere artefice di una nuova mentalità.
A partire dalle cose di tutti i giorni! E da una nuova accoglienza del Vangelo.
✠ Claudio, vescovo