Va in scena Elektra. Agape come accoglienza, inclusività, gentilezza. Domenica 12 maggio al collegio Mazza di Padova

Domenica 12 maggio, alle ore 16.30 sul palco dell’auditorium del collegio Mazza di Padova, è una carrozzina elettrica a rappresentare l’agape nel senso di accoglienza, inclusività, gentilezza.

Va in scena Elektra. Agape come accoglienza, inclusività, gentilezza. Domenica 12 maggio al collegio Mazza di Padova

Caterina Riccomini porta in scena Elektra, spettacolo tratto dal libro di Laura Licciardello che da trent’anni convive con la sclerosi multipla. Elektra è il nome che Laura ha dato alla sua carrozzina che diventa così la protagonista di un racconto, alle volte ironico, molto diretto e concreto, di com’è la vita con una persona malata di sclerosi multipla. «L’idea geniale dell’autrice – racconta Caterina Riccomini, attrice e regista dello spettacolo – è che Elektra racconta gli incontri con le persone, il pregiudizio, o meglio l’ignoranza di non conoscere la realtà della disabilità che ci porta a trattare le persone, anche senza volerlo, in un modo sbagliato che non è inclusivo né gentile. Episodi quotidiani raccontati dal punto di vista di una carrozzina che spesso si arrabbia e si impunta». L’agape, il modo di abitare il mondo a livello sociale e civile, sul palco viene tradotto nei tratti dell’inclusività, dell’accoglienza della disabilità. È un’attenzione sociale che è anche una gentilezza nei confronti dell’altro. «La gentilezza sociale e civile è strada di inclusività, di amore fraterno, carità, sia dal punto di vista del credente che del laico. I tratti della gentilezza, dell’accoglienza, dell’inclusività comportano una comunicazione che diventa universale. C’è il dono di sé: non puoi superare la diversità se non decidi di donarti all’altro. Apertura, disponibilità, superare la diversità, operare l’accoglienza ti fa scegliere di essere disponibile». Elektra quindi fornisce una chiave di lettura dell’agape molto attuale, concreta, quotidiana proprio perché passa attraverso un’esperienza concreta, quotidiana che attraversa le relazioni della vita di ogni giorno. «Ti fa vedere come affrontare la problematica con le sue sconfitte, fatiche, dispiaceri – conclude Riccomini che sarà in scena anche l’11 maggio sempre al collegio Mazza con L’ombra di Peter – È una storia positiva che però passa attraverso la relazione, l’apertura, l’accoglienza dell’altro, altrimenti la diversità viene solo sottolineata e approfondita».

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