Un padovano al pre-sinodo: «Papa Francesco crede in noi»
C'era anche un padovano tra i 315 ragazzi e ragazze dai cinque continenti che hanno partecipato a Roma, dal 18 al 25 marzo, alla riunione preparatoria della XV assemblea generale ordinaria del sinodo dei vescovi di ottobre, dedicata al tema “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”. Giacomo Trovò, ventenne di Vigorovea, vi ha preso parte in rappresentanza della comunità missionaria di Villaregia, grazie anche alla sua esperienza nell'assemblea sinodale diocesana.
C’era anche un padovano tra i 315 ragazzi dai cinque continenti che hanno partecipato a Roma, dal 18 al 25 marzo, alla riunione preparatoria della 15a assemblea generale ordinaria del sinodo dei vescovi del prossimo ottobre, dedicata al tema “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”. Obiettivo della riunione era dare la possibilità ai giovani di presentare un documento in cui esprimere il proprio punto di vista sulla realtà e le proprie idee e proposte per la Chiesa. Sono stati invitati rappresentanti delle conferenze episcopali, delle chiese orientali e di altre chiese e comunità cristiane, di altre religioni, della vita consacrata e di chi vi si prepara, di associazioni e movimenti ecclesiali e della società civile in tutte le sue molteplici declinazioni.
Seppur con le dovute differenze, è quanto sta accadendo pure nella Chiesa di Padova con il Sinodo diocesano dei giovani. Ed è anche grazie al fatto di essere un membro dell'assemblea sinodale diocesana che Giacomo Trovò, ventenne di Vigorovea, ha potuto prendere parte, un po' a sorpresa, alla riunione romana, in rappresentanza della comunità missionaria di Villaregia. «La lista dei partecipanti era stata chiusa lo scorso dicembre – spiega Giacomo Trovò – A Villaregia, però, la richiesta di inviare un proprio rappresentante era giunta solo ai primi di marzo. Sono stato designato io sia perché frequento la comunità da diversi anni sia perché, essendo impegnato nel sinodo diocesano, non sarei arrivato a Roma impreparato a dispetto del brevissimo preavviso».
Come si è svolta la riunione presinodale e qual è stato il tuo ruolo?
«È iniziata con la visita di papa Francesco a noi giovani riuniti in assemblea. Francesco ci ha ispirati, ci ha dato fiducia e spronati affinché nei giorni successivi ci aprissimo senza timore, dando vita a un confronto schietto e sincero. In seguito ci siamo divisi per gruppi linguistici. In quello italofono eravamo in quindici tra italiani e stranieri. Abbiamo riflettuto su vari temi: quali le sfide e le opportunità dei giovani nel mondo di oggi, il discernimento e l'accompagnamento nella fede e nella vocazione, l'azione educativa e pastorale della chiesa. Io ho portato soprattutto l'esperienza del sinodo diocesano, avendo potuto leggere le relazioni provenienti dalle nostre parrocchie. Ho esposto le preoccupazioni e le proposte dei giovani padovani e raccontato l'immagine che essi hanno di Gesù e della chiesa».
Quali aspetti della sensibilità dei giovani padovani hanno trovato maggiori riscontri nel confronto internazionale che hai vissuto a Roma?
«Un tema sentito in maniera trasversale è quello della coerenza tra ciò che si professa e quello che si fa, che i giovani domandano a tutti gli uomini di chiesa in senso lato e a ogni livello. Inoltre, è molto sentito il desiderio dell'accompagnamento nel discernimento vocazionale. Papa Francesco ci ha detto che noi giovani dobbiamo essere accompagnati da persone sagge e che queste possono essere anche altri giovani. Ci ha dunque affidato una grande responsabilità, dimostrando di credere in noi. In generale, ho notato una forte corrispondenza con quanto sta emergendo dal sinodo diocesano a proposito del ruolo e le opportunità per i giovani».
I lavori dei gruppi linguistici sono stati discussi in assemblea plenaria e sintetizzati nel documento che voi giovani avete consegnato a papa Francesco durante la celebrazione della domenica delle Palme e che sarà poi distribuito ai vescovi del sinodo. Cosa c'è scritto?
«Sono stati delineati i ritratti di diversi tipi di giovani: da quelli non credenti e disinteressati a Dio fino a quelli che desiderano avere con il Signore una relazione solida e ben formata. Credo che i giovani siano stati descritti bene, anche perché i loro bisogni e le loro aspettative di fondo sono le stesse in ogni parte del mondo. Ciò che cambia, a causa dei diversi contesti in cui vivono, sono le modalità di intervento proposte. È stata comunque condivisa la necessità di andare a incontrare i giovani nei luoghi in cui si ritrovano abitualmente».
Come valuti questa esperienza?
«Per essere la prima volta che i giovani venivano coinvolti con queste modalità in vista di un sinodo, credo che lo svolgimento e i risultati siano stati positivi. Personalmente ho trovato molto arricchenti i confronti di gruppo».