Egidio Forcellini. Un prete “calepinante”
Scomparso 250 anni fa, il 5 aprile. Il giorno seguente iniziano le celebrazioni.
Amava definirsi, scherzosamente, “Calepinante”, cioè colui che dal 1718, trecento anni fa, si era affannato a produrre una modesta opera di revisione del più celebre e diffuso dizionario latino del tempo, fatica cinquecentesca di Ambrogio Calepio. Ma Egidio Forcellini, quel prete “padovano” di Campo di Alano di cui il 5 aprile ci accingiamo a ricordare il 250° della scomparsa (era martedì di Pasqua), ci mise quasi quarant’anni a revisionare il Calepio diventando famoso, almeno tra gli studiosi di latino, per aver tratto da quella modesta “revisione” il Totius latinitatis lexicon, cioè di aver affrontato da solo l’immane opera di schedatura dei vocaboli dell’intera latinità.
Un’impresa da far tremare i polsi ma che oggi, a tre secoli di distanza, ha bisogno di essere raccontata e spiegata perché sono passati i tempi in cui si riteneva che l’eloquenza romana sarebbe stata di gran giovamento ai servitori della Chiesa, a cui fornire uno strumento ricco e preciso per diffondere la “pietas” religiosa attraverso la “via docta” voluta da Gregorio Barbarigo. Ecco allora che le manifestazioni, promosse dalla diocesi, dal seminario, dal Centro universitario e dalla parrocchia di Campo di Alano, si propongono anzitutto di spiegare chi fosse veramente Egidio Forcellini, di raccontare l’eredità umana, culturale e spirituale di questo prete che i padovani identificano sostanzialmente con un vasto quartiere della loro città.
Le celebrazioni che iniziano venerdì 6 aprile alle 18 in seminario con un concerto della Bottega tartiniana, con Piero Toso concertatore, che eseguirà musiche di Tartini e Vivaldi, proseguiranno domenica 8 nella chiesa di Campo di Alano con la celebrazione in memoria animata dalle scholae cantorum di Campo e Alano di Piave. Venerdì 13 dalle 17 alle 19 nell’aula magna del collegio universitario Gregorianum, in quartiere Forcellini, sarà ricordata la figura e l’opera dello studioso mentre il 14 aprile, il 12 maggio e il 23 giugno alle 9.30 e alle 10.30 la biblioteca antica del seminario si aprirà ai visitatori che potranno vedere da vicino i manoscritti del Lexicon.
Un’opera, bisogna ricordare, che con i suoi 102 fascicoli editi in 12 volumi e le 92.051 voci, nonostante i secoli trascorsi, costituisce una pietra miliare nello studio del latino. Ma anche un lavoro che rappresenta anche ai nostri giorni un invito a riscoprire l’importanza e la ricchezza della nostra lingua scritta e parlata, che nel latino ha la sua fonte storica e culturale. Per Forcellini il latino non era una “lingua morta”, destinata solo a uso accademico o letterario, tant’è vero che egli introdusse vocaboli di mestieri, arti, agricoltura, medicina, consultando gli specialisti dell’università. Oggi c’è il rischio reale che sia l’italiano la “lingua morta” che ricorre costantemente ad altri linguaggi quando si tratta di esprimere le novità tecniche incalzanti.
Venerdì 13, convegno al Gregorianum
Il momento centrale delle celebrazioni di Forcellini, per la conoscenza della sua figura e della sua opera, sarà il convegno del 13 aprile al Gregorianum.
Interverranno: mons. Stefano Dal Santo, direttore della Capitolare, su “Umanità e spiritualità dell’abate Egidio Forcellini”; Nello Della Giustina, presidente della delegazione di cultura classica Egidio Forcellini di Vittorio Veneto, su “Egidio Forcellini a Ceneda”; don Roberto Ravazzolo docente alla Facoltà teologica e al Barbarigo, su “Il Lexicon totius latinitatis, genesi di un monumento” e Gianluigi Baldo, direttore del dipartimento di scienze storiche, geografiche e dell’antichità dell’Università di Padova su “Latino, lingua viva”.