A Praglia è rifiorito il Cantico delle creature
Il delicato intervento sui codici due-quattrocenteschi della biblioteca comunale di Assisi, eseguito nel laboratorio di restauro dell'abbazia di Praglia, è stato finanziato in occasione della prima “trasferta” oltreoceano nella mostra “Frate Francesco: tracce, parole e immagini”, ospitata fino al 14 gennaio a New York.
Ora sono esposti alla Brooklin borough hall di New York, dove resteranno fino al 14 gennaio.
Ma nel loro viaggio, il primo in 700 anni, da Assisi all’America hanno fatto tappa a Praglia i 13 manoscritti che stanno alla base del movimento francescano inseriti, insieme ad altre preziose testimonianze di fede, letteratura e storia minoritica, nella mostra “Frate Francesco, tracce, parole e immagini”.
La sosta padovana è durata alcuni mesi, quelli strettamente necessari per eseguire, in tempi record, un accurato lavoro di restauro curato dal laboratorio dell’abbazia benedettina specializzato nella cura dei libri antichi.
Tra le 13 opere del fondo antico della biblioteca comunale di Assisi sottoposte alle cure dell’équipe di Pierangelo Massetti, il monaco benedettino che dirige il laboratorio, il più “emozionante” è sicuramente il manoscritto 338, duecentesco, che contiene i testi più antichi dell’ordine francescano tra cui i 12 capitoli della Regula fratrum minorum e la prima versione completa del Cantico delle creature, considerato il più antico testo poetico della letteratura italiana volgare.
Il restauro ha comportato la scucitura dei fascicoli staccati dalla legatura ottocentesca. I fogli sono stati puliti con pennello a setole morbidissime, sono state suturate le parti compromesse con velo di fibra giapponese, consolidate le mediazioni grafiche, velate le corrosioni sugli inchiostri, eseguiti piccoli rattoppi con carta giapponese per le lacune.
Ricomposti i fascicoli, sono stati reinseriti nella legatura originale medievale, previo interventi necessari di pulitura e restauro. Tra gli altri manoscritti vanno citati almeno: il 351 con la vita di Tomaso Becket in cui è inserito l’unico frammento della Vita beati Francisci di Tommaso da Celano, la più antica opera dedicata a san Francesco; il manoscritto 686 Memoriale in desiderio animæ o Vita seconda del 1247, sempre del da Celano; i manoscritti 345 e 347 Legenda Major e Legenda Minor di Bonaventura da Bagnoregio, il primo in copia del 14° secolo e il secondo dei 13°; il manoscritto 651 del Quattrocento, l’unico cartaceo, con I Fioretti di san Francesco.
Nel laboratorio di restauro del libro antico di Praglia, attivo dal 1951, lavorano due monaci, il responsabile Pierangelo Massetti e Cristiano Ballan (con il supporto per la parte storica di un altro monaco, Luciano Gabrieli), accanto a due operatori laici, Alberto Benato e Gloria Biasin, affiancati da stagisti di esperienza (in questo periodo Giada Liuzzo).
Nello stesso periodo in cui i tecnici padovani hanno lavorato sui testi francescani d’Assisi, che torneranno presto visibili nella loro sede nonostante le numerose richieste di esposizione provenienti da varie parti del mondo, hanno portato a termine anche il recupero di tre corali quattro-cinquecenteschi dell’abbazia di San Giorgio Maggiore di Venezia, di cui uno miniato dal celebre Cristoforo Cortese e un altro da Plinio di Pico.
In totale, il numero approssimativo di opere curate dal laboratorio benedettino dalla sua nascita si aggira intorno alle 25 mila, senza contare interventi minori eseguiti su altri documenti, di cui non è stata conservata memoria scritta.