Per la chiesa di Padova si apre il Tempo della fraternità
Da prossimo settembre, si aprirà una pagina tutta nuova per l'iniziazione cristiana nella diocesi di Padova. Sono migliaia infatti i ragazzi di quinta elementare che nella prossima Pasqua riceveranno i sacramenti. Dopo l'estate inizierà così il Tempo della fraternità (o quarto tempo o mistagogia) durante il quale i ragazzi faranno esperienza di quanto già scoperto nel loro percorso di fede e verranno accompagnati nel cuore della comunità cristiana.
4 marzo 2017, teatro dell’Opsa, Sarmeola. Per la chiesa di Padova inizia il Tempo della fraternità, il quarto tempo del nuovo cammino di iniziazione cristiana partito cinque anni fa, che in questa Pasqua conduce i ragazzi di quinta elementare ai sacramenti.
Una Pasqua che però non è una meta, bensì un viatico, come sanno bene gli oltre mille catechisti che si sono riuniti alla scoperta del futuro prossimo. Con le scuole primarie si chiudono le prime tre fasi, ora viene il tempo della mistagogia, della scoperta di quanto si è imparato fino a qui, ma soprattutto arriva la preadolescenza.
È la vita che si espande, l’età del viaggio, quella in cui cambia il corpo e la rappresentazione che ognuno ha di sé, come ha spiegato nella sua relazione Pierpaolo Triani, docente di metodi e tecniche dell’intervento educativo con i minori presso la facoltà di scienze della formazione dell’Università Cattolica di Piacenza. E poi è il tempo dell’astrazione, in cui la capacità critica e il gusto di discutere vengono alla ribalta e modificano le relazioni.
Un universo racchiuso dentro ognuno degli 11-14enni che alle comunità della diocesi di Padova, a partire da settembre, chiederanno di essere accompagnati sulle vie della vita e della fede. Una vita fatta anzitutto di domande.
«La prima è una domanda di fiducia e apprezzamento – ha chiarito Triani – catechisti ed educatori sono chiamati a passare dal “tu devi” al “è bello che tu sia qui». E poi la domanda di essere riconosciuti per nome, ogni preadolescente è una storia a sé. Ci sono poi domande di relazione – «incontrarsi fa la differenza anche nell’epoca dei social media» – e di accompagnamento, perché la necessità di essere autonomi non esclude il bisogno profondo di avere punti di riferimento. E infine, il bisogno di coinvolgimento attivo, di dimostrare quello che si è capaci di fare.
Le risposte a queste grandi questioni metteranno in gioco catechisti ed educatori in prima persona. Il quarto tempo sarà per loro e per tutta la comunità una grande palestra in cui scegliere un preciso stile educativo, che sia anzitutto affettivo: «Dobbiamo dimostrare ai ragazzi che vogliamo loro bene», ha sottolineato il docente. Ma ci vuole anche uno stile animativo, in grado di trasmettere voglia di vivere, di far sentire vivi (è «la vita destata dalla vita» di Romano Guardini citata dal vescovo Claudio nel suo saluto all’assemblea), e integrale, che tiene insieme le molte dimensioni. Ma soprattutto ci vuole prospettiva: «Siamo di fronte a delle vite in espansione – ha detto ancora Triani – occorre offrire relazioni che amplino i significati, diano nuovi sensi al messaggio di sempre e facciano comprendere che il bello viene adesso, che questo è il momento di impegnarsi in prima persona».
Al centro, naturalmente, rimane la figura di Gesù, «capace di parlare ai preadolescenti di una vita talmente in espansione da arrivare ai limiti del paradosso». I fondamentali della fede, anche nel quarto tempo, andranno ripresi e rimotivati: «Togliamoci dalla testa l’idea che dopo cinque anni di iniziazione cristiana i preadolescenti sappiano tutto della fede – ha scandito il relatore – Questi ragazzi sono tutt’altro che cristiani maturi. Hanno bisogno di riapprendere anzitutto il concetto di figliolanza: non ci siamo fatti da soli, siamo creati, e per questo necessitiamo di sostegno. Per questo ci riconosciamo tutti fratelli, e la nostra è una vita salvata da un amore più grande di ogni limite».
Le vie maestre per trasmettere tutto ciò sono due: le narrazioni che appassionano i preadolescenti perché capaci di tenere insieme la pluralità delle dimensioni della vita, e poi la via esperienziale, aiutare i ragazzi ad agire, vedere, pensare, uscendo dallo schema che tende a incasellare il percorso di vita cristiana nella serie di incontri catechistici.