Nell'Up di Agna, il grest è stato "zawadi" per tutti
Tre settimane impegnative di grest, ma che hanno dato l'opportunità soprattutto a molti animatori di riallacciare i contatti con le comunità parrocchiali dell'unità pastorale di Agna.
Zawadi in lingua swahili (una delle principali lingue dell’est Africa) significa “dono, regalo”, «ed era questo il titolo del grest di quest’anno che campeggiava in un bellissimo mega-poster sulla facciata del patronato di Agna e in un grande striscione a Borgoforte – spiega don Raffaele Coccato, parroco moderatore dell’up di Agna – E le tre settimane che hanno visto coinvolti ragazzi, animatori e adulti insieme alle famiglie sono state un vero dono per tutti noi e per tutte le comunità dell’up (Agna, Borgoforte, Frapiero, Prejon). È stato il grest delle novità».
L’utilità degli incontri di preparazione con la cooperativa Oragiovane
Benedetta, animatrice classe 2001, narra l’esperienza: «Quest’anno noi animatori abbiamo partecipato per la prima volta a tre incontri formativi con Oragiovane prima di iniziare la preparazione dei materiali e di avviare la macchina del grest. Questi incontri ci sono stati veramente utili perché abbiamo potuto riflettere sullo stile dell’educatore, provare a lavorare insieme tra noi coetanei e metterci in gioco con una tecnica di animazione che non eravamo soliti utilizzare: il teatro. È stato proprio il teatro uno dei punti forti per comunicare con i ragazzi gli obiettivi intrapresi».
Un gruppo guide
Asja, classe 2000, racconta cosa ha significato per lei far parte dei responsabili del grest: «Una delle sorprese del grest è stato il “GG” ovvero un gruppo di animatori che svolgevano il ruolo di intermediari tra il don e gli altri animatori, ma non solo. Si occupava soprattutto di aiutare il don nella preparazione delle giornate, dei giochi, delle varie attività, ecc. Personalmente questo ruolo mi ha fatto crescere molto: mi ha resa più responsa-bile; è stata una palestra di allenamento nella correzione e promozione fraterna: mi sono eserci- tata nel migliorare il mio modo di rapportarmi con gli altri animatori».
Le attività formative
Gianluca, uno degli animatori con più esperienza (classe 1998) illustra una delle modalità sperimentate nell’animazione: «Non solo giochi, tornei sportivi e laboratori di manualità: nel pacchetto formativo del grest abbiamo proposto ai ragazzi alcune prove (realizzazione di cartelloni, percorsi, abilità fisiche...) inerenti al tema della giornata del grest. È stata una maniera nuova per i ragazzi di cogliere il messaggio del giorno».
Luigi evidenzia come il grest sia stata un’occasione buona per lui e i suoi coetanei nel riavvicinarsi all’ambiente parrocchiale.
«Anche coloro che non hanno fatto l’esperienza di animatori a tempo pieno nelle tre settimane hanno comunque potuto abitare la canonica e il patronato. Mi spiego: siamo stati accolti nel gruppo nonostante altri nostri impegni e così abbiamo potuto legare di più tra noi giovani, conoscere meglio i nostri don, vivere momenti di fraternità con pranzi e cene assieme, e soprattutto ci siamo riavvicinati alla chiesa».
Il grest è stato un mezzo per i giovani di riprendere il cammino di fede che era venuto meno dopo la cresima.
Nicola lo descrive così:
«È stato molto importante per me; mi ha cambiato moltissimo. Io non frequentavo più la parrocchia da tempo. I dialoghi con il don, alcuni momenti fissi di preghiera per noi animatori come la messa al mattino, l’adorazione eucaristica nei pomeriggi, l’essermi accostato al sacramento della riconciliazione dopo tanto mi stanno aiutando a credere un po’ di più, a prendere con più responsabilità le scelte della mia vita».
don Andrea Miola e gli animatori del grest, up di Agna