La diocesi e i migranti di Cona: «Protesta sì, ma ora tornate nella base»

Le porte delle parrocchie padovane rimarranno chiuse ai richiedenti asilo che sono usciti dalla base di Cona e che – dopo aver dormito ieri notte a Piove di Sacco – hanno ripreso la loro marcia verso Padova. Una scelta contraria allo spirito del vangelo? «No – risponde il vicario episcopale don Marco Cagol – Per noi è una scelta sofferta, presa in un contesto di grande fatica e dolore, ma fatta per il bene di questi ragazzi».

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La diocesi e i migranti di Cona: «Protesta sì, ma ora tornate nella base»

Nel corso della conferenza stampa convocata dalla diocesi questo pomeriggio, in un quadro ancora in evoluzione, don Marco Cagol e il direttore di Caritas diocesana don Luca Facco hanno spiegato le ragioni che hanno portato la diocesi – dopo l’apertura notturna della chiesa di Codevigo la scorsa settimana e quella di un locale del patronato di Piove di Sacco ieri – a scegliere di concerto con le istituzioni la linea di non ospitare ulteriormente il gruppo, qualora dovesse presentarsi nelle parrocchie padovane.

«Se a Codevigo ci siamo trovati di fronte a una situazione d’emergenza – ha ricordato con Cagol – quella a cui assistiamo oggi è evidentemente una situazione “premeditata”, che per noi non è accettabile. Non possiamo alimentare illusioni, né possiamo sottostare a un ricatto morale da parte di chi accusa la chiesa di chiudere le sue porte. Il “tanto peggio tanto meglio” non è un metodo che ci appartiene, e non dimentichiamo che solo il rispetto delle regole può assicurare la convivenza pacifica in un territorio. Senza poi dimenticare che rimanere fuori dalla base di Cona per due giorni rischia di portare a un solo risultato: la perdita dei diritti connessi allo status di richiedente asilo».

A Cona la chiesa di Padova è presente con l’impegno pastorale di padre Lorenzo Snider e con il coinvolgimento delle comunità locali in tante iniziative di sensibilizzazione, che culmineranno il prossimo 14 gennaio nella Marcia per la pace tradizionalmente organizzata a Padova e che quest’anno si svolgerà proprio nel vicariato di Agna.
Una conoscenza personale che ha consentito di tessere un legame reale con tanti degli ospiti e di comprendere a fondo i loro problemi: su tutti, i tempi lunghissimi di permanenza nella struttura, anche oltre l’anno; il diniego dei permessi di soggiorno, il freddo che si fa più acuto col passare dei giorni.

Che le macroaccoglienze non siano la strada giusta, d’altronde, la diocesi lo ha sottolineato in tante occasioni, e anche in questi giorni non manca la piena comprensione delle ragioni della protesta.

«Noi per primi – ricorda don Luca Facco – vogliamo la chiusura di Cona e della base di Bagnoli, dove pure la situazione è meno problematica grazie all’impegno messo in campo dai sindaci, dalle cooperative e dalle nostre parrocchie. Non si può pensare però di mettere sotto scacco una città e una chiesa, né si può accettare di veder fomentate nuove guerre tra poveri. Comprendiamo appieno le ragioni di chi ha scelto di uscire e difendiamo con nettezza in diritto di protestare. Ma alla fine l’unica scelta giusta è quella di tornare a Cona».

AGGIORNAMENTO DELLE 21.37

Su richiesta esplicita del Prefetto di Padova, per ragioni di ordine pubblico e per favorire il prosieguo della trattativa che si terrà domani con il Prefetto di Venezia, la Diocesi di Padova ha messo a disposizione un proprio spazio per far trascorre la notte ai richiedenti asilo giunti a Padova da Piove di Sacco, che ripartiranno domattina.

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