Centri estivi di Piove: l'integrazione "insegnata" dai migranti
Giovedì 27 la “Festa del sorriso” di Sant'Anna diventa cornice ideale per la serata conclusiva dei centri estivi, organizzati dalle parrocchie del territorio di Piove di Sacco (Duomo, Corte, Madonna delle Grazie, Sant’Anna, Tognana) in collaborazione con il comune. Quest'anno la novità è stata il coinvolgimento di alcuni ragazzi migranti all'interno dell'équipe degli educatori.
Alle 21 di giovedì 27 luglio, in piazza Puglisi, davanti alla chiesa di Sant’Anna, circa trecento bambini, accompagnati dall’équipe degli educatori e dai volontari, si riuniranno per raccontare alle famiglie le attività svolte a partire dal 26 giugno scorso, attraverso la presentazione dei diversi gruppi, la rappresentazione teatrale finale del tema narrativo e la condivisione di un buffet.
«Le cinque settimane dei centri estivi sono state piene, coinvolgenti e divertenti – raccontano il vicario parrocchiale dell’up di Piove, don Giuliano Piovan, e il coordinatore, Marco Donolato – Abbiamo animato i locali e gli spazi esterni delle parrocchie, trascorrendo le giornate tra giochi, canti, balli e laboratori artistici. Abbiamo aiutato Nadia e Luca, i protagonisti della nostra storia ambientata in Messico tra le civiltà Maya e Azteca, a recuperare il grande totem dei desideri e ci siamo confrontati sui nostri sogni e sull’importanza di realizzarli, ma abbiamo soprattutto imparato a dare valore a sé e agli altri, apprezzare e rispettare le differenze, affrontare i conflitti in modo costruttivo e riflessivo».
Quest’anno i centri estivi sono stati caratterizzati da un’iniziativa speciale. In accordo con l’amministrazione comunale, coinvolta nel progetto Sprar (sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati), e in collaborazione con la cooperativa sociale Città Solare, è stata accolta la proposta di ricevere la visita e la collaborazione di alcuni giovani africani (cui è già stato riconosciuto da parte della prefettura lo status di rifugiati) durante le attività dei centri estivi.
«Il progetto Sprar – spiega l’assessore al sociale, Paola Ranzato – prevede un periodo di accoglienza di soggetti già titolari di una forma di protezione internazionale attraverso attività di conoscenza del territorio, di integrazione e socializzazione con i cittadini (come ad esempio attività di volontariato e laboratori di conoscenza), di apprendimento della lingua italiana, di orientamento e accompagnamento all’inserimento lavorativo, abitativo e sociale. L’obiettivo è quello di renderli autonomi e indipendenti, in grado di vivere e lavorare all’interno del territorio italiano. La costruzione di reti sociali di sostegno è indispensabile per facilitare questo tipo di indipendenza».
Dany, Gideon, Kalil e Mohamed, giovani dai 18 ai 30 anni, originari rispettivamente da Burkina Faso, Nigeria, Guinea Conakry e Costa d’Avorio, sono ospiti a Corte di Piove di Sacco con altri sei rifugiati. Sono stati presentati ai ragazzi dei centri estivi durante un’uscita della prima settimana e hanno ricevuto una calorosa accoglienza.
Nelle settimane successive, tutti i pomeriggi e il venerdì mattina, si sono recati nelle parrocchie dove si svolgevano i centri estivi, per affiancare gli educatori nelle attività, nel gioco, nei laboratori manuali.
Il contesto ludico-ricreativo ha fatto sì che ciascuno di loro sia entrato fin da subito in sintonia con i bambini e i ragazzi, inoltre la loro disponibilità ha facilitato la conoscenza reciproca e il dialogo.
«Collaboriamo attivamente, fin dall’inizio del progetto, con le parrocchie del territorio di Piove di Sacco – sottolinea Angela Martin, operatrice della cooperativa Città Solare – I sacerdoti, i volontari e i ragazzi che partecipano alle proposte e ai gruppi parrocchiali ci hanno sempre supportati nell’integrazione e nell’inclusione degli ospiti tramite incontri e attività. È stato quindi naturale attivare questa nuova collaborazione che vede in nostri ospiti impegnati nell’organizzazione e nell’accompagnamento dei bambini dei centri estivi con l’obiettivo di continuare quel percorso di integrazione e reciproca conoscenza iniziato fin dall’anno scorso. Far vivere ai bambini e agli animatori questa esperienza di inclusione attiva è sicuramente il miglior modo di favorire l’integrazione e l’accoglienza nel nostro territorio, a partire dai più piccoli che sono notoriamente liberi da pregiudizi e aperti al diverso e al nuovo».