Vaiolo delle scimmie. Ciccozzi (Campus): “Non c’è allarme”
Il vaiolo delle scimmie, secondo le stime del ministero della Salute, ha raggiunto il numero di 68 casi in otto Paesi dell’Unione europea. Per affrontarlo, lo stesso dicastero ha emanato una circolare indicando le precauzioni da tenere per coloro che hanno avuto contatti stretti e l’eventuale vaccinazione quattro giorni dopo l’esposizione. La circolare prevede il monitoraggio di 21 giorni per chi potrebbe essere venuto in contatto, viene consigliato di non avere rapporti con donne in gravidanza, bambini sotto i 12 anni e soggetti immunodepressi
Un virus diverso, a cominciare dalla sua composizione, e che non dovrebbe allarmare. Il vaiolo delle scimmie, secondo le stime del ministero della Salute, ha raggiunto il numero di 68 casi in otto Paesi dell’Unione europea. Per affrontarlo, lo stesso dicastero ha emanato una circolare indicando le precauzioni da tenere per coloro che hanno avuto contatti stretti e l’eventuale vaccinazione quattro giorni dopo l’esposizione. La circolare prevede il monitoraggio di 21 giorni per chi potrebbe essere venuto in contatto, viene consigliato di non avere rapporti con donne in gravidanza, bambini sotto i 12 anni e soggetti immunodepressi. “La malattia scompare dopo due settimane senza terapia quindi non occorre lanciare nessun allarme”, spiega Massimo Ciccozzi, responsabile di Statistica medica e epidemiologia molecolare dell’Università Campus Bio-Medico di Roma. Per l’esperto, il fatto che il sistema di sorveglianza fosse già allertato per la pandemia da Covid è stato un bene perché ha aiutato ad affrontare efficacemente questa ultima prova.
Professore, quanto sappiamo della contagiosità di questo virus?
Per ora possiamo dire che ha una composizione a Dna, ciò significa che può mutare, ma in maniera più lenta rispetto al Covid-19. Quanto si diffonderà dipenderà dalle persone, se adotteranno le norme igieniche di base. Il virus si contrae con il contatto diretto con i fluidi biologici e la malattia ha un decorso benigno di due settimane, senza intervento terapeutico.
La diffusione, inoltre, dall’animale all’uomo è molto più semplice che non da uomo a uomo. È importante sottolineare che non è una malattia degli omosessuali, come è stato detto da qualcuno all’inizio. Si trasmette tramite fluidi sessuali ma anche fra uomo e donna. È importante non generare uno stigma.
C’è il rischio che si diffonda anche in Europa?
Da una prima analisi fatta in Inghilterra, sembra che l’infezione avvenga per clusterizzazione, cioè a gruppetti, e che non c’è una catena di distribuzione. Non esiste quindi un rischio epidemico importante. La cosa positiva è che la sorveglianza si è attivata subito perché avevamo ancora in piedi il sistema contro il Covid.
Si è parlato del rischio teorico di trasmissione dall’uomo agli animali da compagnia. È possibile?
Non ci sono dati su questo e credo non ci siano casi segnalati finora. Teoricamente è possibile ma ad oggi non è probabile.
Il virus è già mutato?
Al Campus stiamo compiendo uno studio sulle mutazioni di questo virus. È normale che possa fare delle mutazioni ma ribadisco che saranno molto più lente rispetto a quelle del nuovo Coronavirus che è più pronto a mutare e a fare delle ricombinazioni.
La velocità di mutazione del virus a Dna è 10 alla meno 8, mentre per un virus a Rna è 10 alla meno 3.
Ci sono per ora solo 68 casi accertati in Europa mentre in Africa il virus che diffusione ha?
I casi europei non ci fanno lanciare nessun allarme. La cosa importante è che avevamo i servizi di sorveglianza allertati, per cui è stato possibile fare subito i test diagnostici. Alcune case farmaceutiche tra l’altro hanno sviluppato dei test che in tre ore danno la risposta. In Africa centrale e occidentale, sebbene i virus siano leggermente diversi nelle due aree, la situazione è endemica. Ma è difficile che ci sia una uscita del virus dall’Africa anche se ci può essere un passaggio dall’animale all’uomo. Per questo è uscito dal continente africano.
La circolare del ministero della Salute indica la vaccinazione del contatto stretto dell’infetto.
È una tipica pratica epidemiologica vaccinare il contatto stretto per stimolare la risposta anticorpale. Se parliamo di contagiosità il Covid è su un altro piano, lo si vede dal tasso di mutazione.
Per quanto riguarda la quarantena, la discriminante è la formazione di pustole che in genere compaiono dopo 2-3 giorni dal contatto con il virus. Se non compaiono, il soggetto è libero.
Chi è stato vaccinato contro il vaiolo ha già una risposta anticorpale?
Sì, nei linfociti T la memoria rimane. Era normale che lo fosse perché è sempre un vaiolo ‘cugino’ del vaiolo umano.
In autunno prevede una nuova ondata di contagiati Covid?
Aspettiamo i dati. Forse avremo un rilancio perché passeremo un’estate senza mascherina nonostante Omicron circoli ancora e sia molto contagiosa per le persone sensibili ma anche per chi ha fatto la terza dose. È inutile fare previsioni. Tutti i modelli matematici hanno fallito perché è un virus bizzarro. Aspettiamo settembre e vediamo i dati. Qualche caso lo avremo ma ora è impossibile fare previsioni sul numero.
Maria Elisabetta Gramolini