Un’Italia stanca. Una riflessione a partire dalla pubblicazione del Rapporto annuale Eurispes
L’80% degli italiani percepisce un deterioramento dell’economia nazionale; oltre il 50% dichiara che nel prossimo futuro la condizione economica continuerà a peggiorare.
L’immagine che gli italiani comunicano sul loro Paese non è positiva. Siamo dentro una combinazione di eventi particolare la pandemia per molti ha accelerato dei processi in atto e rilevato le difficoltà e la staticità di una società stanca che fatica a immaginare il suo futuro, sebbene non voglia perdere l’occasione di rialzarsi e rimettersi in modo sfruttando l’opportunità offerta dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Se riuscirà non sarà soltanto per l’individuazione di obiettivi validi, ma per la capacità di innestare processi trasformativi e di portarli avanti con responsabilità.
Però, oggi, l’80% degli italiani percepisce un deterioramento dell’economia nazionale e purtroppo oltre il 50% dichiara che nel prossimo futuro la condizione economica continuerà a peggiorare. Questo è uno dei risultati più evidenti di quanto appare nel “33° Rapporto Italia. Percorsi di ricerca della realtà italiana” dell’Eurispes. Il lavoro ci ricorda che il periodo che stiamo attraversando vede un’Italia sottopressione. Il paese è stato colto nella sua disorganizzazione e risulta impreparato ad affrontare le sfide per il suo futuro, se i cittadini e i loro rappresentanti non prenderanno atto della necessità di una “pacifica rivoluzione culturale”.
I risultati hanno rilevato l’aumento del 7,2%, rispetto all’anno precedente, della sfiducia dei cittadini verso l’efficacia delle funzioni svolte dalle istituzioni. In particolare, è da segnalare la litigiosità emersa tra i diversi livelli di governo nella diversa gestione della crisi pandemica. Anche verso l’Unione europea la fiducia non è diffusa si colloca poco sotto il 50% degli italiani, sebbene uno su tre la ritiene fondamentale per uscire dalla crisi. Il rapporto, inoltre, lamenta l’assenza di un ricambio generazionale nel sistema della Pubblica Amministrazione che fatica sempre più a confrontarsi con l’innovazione anche a causa di un “capitale umano” meno predisposto ad affrontare il cambiamento.
La crisi sanitaria è affrontata in uno scenario dove si viveva già l’intreccio tra crisi economica, sociale e demografica che presentano un’Italia stanca. A livello culturale una popolazione anziana tende a gestire l’esistente, a conservare quanto acquisito e guarda con nostalgia verso il passato, a livello economico non investe, ma consuma la ricchezza prodotta.
Serve dunque una conversione di mentalità che abbandoni lo scoraggiamento e aiuti a coltivare il futuro compiendo con fatica e costanza piccoli passi nella quotidianità, altrimenti i grandi obiettivi rimarranno soltanto sulla carta.