Tra i no-vax aumentano i bambini in “homeschooling”: l’incognita dell’effettivo diritto allo studio
La scuola altoatesina torna in queste ore alla ribalta per la scelta – che coinvolge un numero sempre maggiore di alunni e studenti – di vivere la scuola “a distanza”. O, per usare uno dei tanti anglismi in auge negli ultimi tempi, “in homeschooling”. Dopo due settimane dal suono della prima campanella i bambini e i ragazzi che – in provincia di Bolzano – vengono istruiti a casa sono ormai 454. Nell’ultima settimana, nel giro di appena tre giorno, se ne sono aggiunti 94. Si tratta per la stragrande maggioranza di famiglie di lingua tedesca, che si oppongono alle misure anti-Covid decise nelle aule scolastiche (distanziamento e mascherina chirurgica sia in classe che in cortile durante la pausa e test nasali gratuiti su base volontaria due volte la settimana). Il maggior numero di casi (304) lo si registra nelle scuole elementari, seguite dalle medie (125) ed infine da superiori e professionali (25)
Salita all’onore delle cronache, lo scorso 6 settembre, per aver fatto da apripista al nuovo anno scolastico “in presenza”, in queste ore, in cui si ritorna in classe anche in Calabria e in Puglia, la scuola altoatesina torna in queste ore alla ribalta per la scelta – che coinvolge un numero sempre maggiore di alunni e studenti – di vivere la scuola “a distanza”. O, per usare uno dei tanti anglismi in auge negli ultimi tempi, “in homeschooling”.
Dopo due settimane dal suono della prima campanella i bambini e i ragazzi che – in provincia di Bolzano – vengono istruiti a casa sono ormai 454. Nell’ultima settimana, nel giro di appena tre giorno, se ne sono aggiunti 94.
Si tratta per la stragrande maggioranza di famiglie di lingua tedesca, che si oppongono alle misure anti-Covid decise nelle aule scolastiche (distanziamento e mascherina chirurgica sia in classe che in cortile durante la pausa e test nasali gratuiti su base volontaria due volte la settimana). Il maggior numero di casi (304) lo si registra nelle scuole elementari, seguite dalle medie (125) ed infine da superiori e professionali (25). Da un punto di vista geografico è la val Pusteria, con 118 casi, l’area dove si concentra il numero più alto di famiglie che hanno deciso di non mandare a scuola i propri figli. A seguire il Burgraviato (ossia la zona del meranese) con 96 casi, la val d’Isarco (25), l’Alta val d’Isarco (17) e, per finire Bolzano. Nel capoluogo altoatesino sono 7 le famiglie che hanno deciso di tenere a casa da scuola i propri figli.
Intervistato dal quotidiano “Dolomiten”, l’assessore provinciale alla scuola in lingua tedesca Philipp Achammer, nel confermare che le famiglie sono libere di scegliere la “homeschooling” per i loro figli, ribadisce che devono essere consapevoli che in questo caso
i genitori sono tenuti a garantire in prima persona la formazione dei loro figli e che i progressi di studio dovranno essere dimostrati attraverso apposite verifiche.
Achammer ha ricordato che lo scorso anno sei famiglie hanno rifiutato queste verifiche. “L’intendenza scolastica e il sindaco sono a questo punto tenuti a informare il Tribunale dei minori”. “Non intendo intromettermi – aggiunge l’assessore provinciale – nelle decisioni delle famiglie,
ma esistono casi in cui i bambini vengono strumentalizzati ed è pertanto necessario che venga garantito il diritto allo studio”.
Proprio per questo l’assessorato provinciale alla scuola in lingua tedesca ha annunciato che organizzerà questa settimana una videoconferenza a cui sono invitati tutti i sindaci altoatesini.
Achammer ricorda, inoltre, che i bambini e i ragazzi in “homeschooling” non hanno diritto al trasporto alunni. È stato accertato, infatti, che alcuni di loro utilizzano attualmente questo servizio, che in provincia di Bolzano è gratuito, non per andare a scuola, ma per recarsi da altre parti.
Ad opporsi alle misure anti-Covid decise per prevenire la diffusione dei contagi nelle scuole non sono solo le famiglie.
Due settimane fa, al suono della prima campanella, nelle scuole e negli istituti di lingua tedesca non si sono presentati 20 docenti, che si sono autolicenziati, e 58 sono state le sospensioni tra insegnanti e personale non docente. Al tempo stesso sono aumentate in maniera esponenziale nelle farmacie le richieste di tamponi necessari per ottenere il “Green Pass”.Resta infatti alto in provincia di Bolzano, il numero di quanti rifiutano di vaccinarsi.Non solo tra insegnanti e personale scolastico, ma anche nelle strutture sanitarie (oltre 430 i sanitari no-vax sospesi a inizio settembre).Il forte radicamento dei no-vax in Alto Adige (già ampiamente presenti in epoca pre-Covid) ha diverse origini.Se da un lato emerge una scarsa fiducia verso la modernità scientifica, dall’altro non si può non considerare l’influsso che viene da Austria e Germania (Paesi in cui per storia e cultura l’obbligo vaccinale è impensabile), dove i no-vax possono contare su figure mediaticamente di spicco, che hanno seguaci anche sotto al Brennero.C’è poi l’adesione – da parte di molti – ad una filosofia di vita legata al rispetto dell’ambiente e alla visione di un modo alternativo di intendere il rapporto tra corpo e mente e, di conseguenza, anche di concepire la medicina.
Chi rifiuta oggi di vaccinarsi, porta come giustificazione il fatto che i vaccini non sono stati sperimentati a sufficienza e che non se ne conoscono le conseguenze sul lungo periodo e che, quindi, è preferibile cercare di guarire in maniera naturale, standosene a casa.