Solidarietà internazionale. Cavalletti (Caritas Italiana): “Non è più tempo di pensare a se stessi, tutto è connesso”
Il primo incontro del Coordinamento Mondialità traccia le linee future per promuovere la mondialità e coinvolgere i giovani, rafforzando la carità evangelica in un mondo sempre più interconnesso
Gettate le basi per rafforzare i progetti di solidarietà internazionale e promuovere l’educazione alla mondialità a livello locale, coinvolgendo in particolare le nuove generazioni. L’obiettivo è quello di stimolare una riflessione su cosa significhi, oggi, essere testimoni di una carità evangelica in un mondo sempre più globalizzato. Il primo incontro del Coordinamento Mondialità, promosso da Caritas Italiana, ha tracciato le linee future della solidarietà internazionale in un contesto globale sempre più interconnesso. Conclusosi il 10 dicembre, a Villa Aurelia, a Roma, il tavolo di lavoro ha visto la partecipazione di operatori – laici, religiosi e religiose – provenienti da una trentina di Caritas diocesane delle 16 Regioni ecclesiastiche.
“Un tavolo interno che ha offerto una occasione di riflessione e di confronto e che ha avuto come obiettivo quello di rafforzare la progettualità internazionale e il lavoro di educazione alla mondialità nelle diocesi italiane”, afferma Fabrizio Cavalletti, responsabile dell’Ufficio Medio Oriente e Nord Africa di Caritas italiana.
Per quel che concerne l’ambito internazionale, Caritas Italiana ha sempre organizzato regolarmente eventi come convegni, forum e seminari per le Caritas diocesane. Tuttavia, mancava uno spazio comune dove tutti gli organismi di promozione della carità potessero partecipare costantemente, riflette Cavalletti che a chiusura della due giorni parla di “un bilancio molto positivo”. L’incontro ha “ospitato” la presentazione del rapporto “Il ritorno delle armi. Guerre del nostro tempo” sui conflitti dimenticati di Caritas italiana. L’intento è stato quello di creare un momento “formativo e di approfondimento” su guerre e crisi umanitarie spesso ignorate dai mezzi di comunicazione. “È emersa l’esigenza di fare di più come Chiesa per informare le nostre comunità e per sollecitare un impegno personale, comunitario, ma anche politico – prosegue Cavalletti –. Non è più tempo di pensare a se stessi perché tutto è connesso, dobbiamo spingere affinché ci sia interesse anche su queste situazioni totalmente dimenticate ma molto gravi”.
Tra le proposte avanzate quella di diffondere la ricerca nei territori diocesani, arricchendola “con strumenti più agili, con animazioni, video, anche per coinvolgere i giovani”, spiega ancora Cavalletti. Il coinvolgimento dei giovani è stato un tema proposto da tutti, con l’idea di renderli il più possibile informati sui temi della mondialità.
“I giovani, infatti, mostrano già un’attenzione verso questi argomenti – dichiara Cavalletti – e Caritas dovrebbe approfittare di questa sensibilità. Si è parlato di sviluppare proposte che, insieme ai giovani, vadano oltre i canali tradizionali, rafforzando anche il legame con la dimensione internazionale”.
È stato sottolineato, ad esempio, l’importanza di promuovere il servizio civile all’estero. Per il responsabile dell’Ufficio Medio Oriente e Nord Africa di Caritas italiana, è fondamentale “pensare a iniziative che possano offrire ai ragazzi opportunità, possibilità ed esperienze di relazione a livello internazionale”. Durante il primo incontro del Coordinamento Mondialità si è inoltre posto l’accento sulla necessità di interpretare la mondialità “non solo come un ambito ‘specifico’ – rimarca Cavalletti –, legato cioè ai progetti e alle attività che rispondono ai bisogni, in particolare quelli legati alle emergenze, che sono numerosi, ma come una chiave di lettura della realtà contemporanea anche a livello locale. Viviamo in un mondo globalmente interconnesso e in un’epoca di cambiamenti rapidi. Pertanto, è essenziale aiutare le comunità locali a comprendere questi cambiamenti e a riflettere su cosa significa essere oggi testimoni di una carità evangelica in un mondo globalizzato e interconnesso. È necessario capire quali relazioni dobbiamo curare, relazioni influenzate dai fenomeni globali. Per fare ciò, dobbiamo sforzarci di individuare nuove chiavi di lettura e paradigmi educativi, che vanno rafforzati, anche da parte di Caritas, il cui compito principale è proprio educare alla carità.
In questo contesto, la mondialità non riguarda più solo le attività realizzate all’estero, ma anche ciò che facciamo qui”. Tra le richieste avanzate dalle Caritas diocesane, il potenziamento della formazione e lo scambio di buone pratiche. A due settimane dall’apertura del Giubileo, si è parlato della campagna nazionale giubilare “Cambiare la rotta” che partirà il 9 gennaio. Iniziativa in via di definizione che vede coinvolta Caritas insieme a molte altre realtà. Focalizzata sul tema del debito e del clima, la campagna vuole offrire l’opportunità di vivere il Giubileo in modo più consapevole e impegnato. Prossimo appuntamento del Coordinamento Mondialità ad aprile.
Roberta Pumpo