La sensibilità di Baone per la sua quercia
Non è scontata la gentilezza con cui l’intera comunità ha accompagnato verso la morte la pianta secolare al centro del Paese. Ora il suo tronco è laboratorio. Umiltà e rispetto verso creature silenziose
Non è scontato, ma è rassicurante, l’atteggiamento di sensibilità dimostrata dagli amministratori e paesani del piccolo borgo di Baone, che sono stati per 400 anni custodi della maestosa quercia, morta per cause naturali, un anno fa. Non è facile trovare oggi siddetta attenzione verso gli alberi, sebbene siano monumentali.
La quercia era un monumento identificativo per l’intera comunità: ad essa sono stati riservati molteplici tentativi tecnico-scientifici per prolungarle la vita. Non sono bastati, e il suo disseccamento di un anno fa, è apparso a forestali e cittadini, come l’ultimo atto di fedeltà del grande albero verso il suo territorio: è caduta in piedi! Per un anno è rimasta così, come uno scheletro di legno alla memoria.
Il 12 novembre scorso, si è provveduto al definitivo taglio, con una cerimonia “storica”.
Qualche anima gentile l’ha così descritta: «Ci sono molti modi di vivere da quercia. Ci sono certamente anche molti modi di morire da quercia. La quercia di Baone è stata a lungo un simbolo della comunità che la ospitava, anche se lei non apparteneva agli uomini. Così che la memoria degli uomini e l’opera della natura vanno ben oltre, sopravvivono».
Credete che tutto questo sia davvero “scontato” in tempi come i nostri? Affatto, almeno per la comune mentalità di trattare gli alberi come oggetti da usare, tagliare e gettare. Ecco perché l’esempio di Baone, rientra con merito in quei segni concreti che l’enciclica Laudato si’ chiede per il nostro ambiente. Quasi un atto di “fede” verso il Creato stesso.
La “querciona regina degli Euganei” in termini cronologici era superata da quella presente a Fossalta di Piave nel Veneziano, considerata monumento nazionale, con i suoi 800 anni di età, tale da essere tra le querce più antiche d’Italia.
Chi ama e vede queste “maestà” vegetali, sa bene che queste parole non sono iperbole, ma sentimenti di umiltà e rispetto, verso creature silenziose e misteriose che valicano i secoli e le nostre generazioni umane.
Ecco perché plaudo all’addio che il borgo di Baone ha riservato alla sua grande pianta totemica, che ora giace a terra per diventare secondo un criterio didattico-ecologico, un laboratorio naturale e “vedere così come funziona il creato”, come avrebbe detto san Francesco di Assisi.
L’amministrazione a ricordo ha poi consegnato oltre un centinaio di piccole querce agli alunni delle sue scuole per dare continuità a questo ricordo, promettendo che presto verrà ripiantata una nuova quercia sul crocevia di strade dove cresceva quella antica ora divenuta memoria.