La risposta di Pietro è “un messaggio importante anche per noi”, dice Francesco. Cosa significa davvero conoscere Gesù?

I discepoli non possono immaginare un Messia che deve soffrire e morire, e si domandano se non ci sia un’altra strada per il Signore

La risposta di Pietro è “un messaggio importante anche per noi”, dice Francesco. Cosa significa davvero conoscere Gesù?

C’è un nome che in questa domenica ci porta, con il pensiero, al conflitto israelo-palestinese: Rachel. È una madre che, come tante altre madri, ha vissuto una ferita profonda: “mamme che hanno perso figli in guerra. Quante giovani vite stroncate”. Hersh Goldberg-Polin, si chiamava il figlio di Rachel, morto insieme ad altri cinque ostaggi, a Gaza. Francesco ricorda che a novembre dello scorso anno scorso aveva incontrato la donna: “mi ha colpito per la sua umanità. L’accompagno in questo momento”. Un ricordo, una preghiera per le vittime e per “tutte le famiglie degli ostaggi” alle quali esprime la sua vicinanza. E un nuovo appello perché “cessi il conflitto in Palestina e Israele! Cessino le violenze, cessino gli odi! Si rilascino gli ostaggi, continuino i negoziati e si trovino soluzioni di pace”. Francesco non dimentica nemmeno le tante guerre che insanguinano il mondo, dall’Ucraina al Myanmar.

Appello nella domenica in cui la liturgia ci consegna un dissenso, anzi l’unico forte scontro tra Gesù e Pietro, nonostante le parole che il primo degli apostoli aveva pronunciato poco prima una precisa domanda di Gesù. Ma facciamo un passo indietro.

Come ci racconta Marco nel suo Vangelo, Gesù con i suoi discepoli si mette in cammino verso Cesarea di Filippo, all’estremo nord del territorio palestinese. È da qui che il Signore inizia il suo viaggio verso Gerusalemme, verso quella meta dove conoscerà la conclusione del suo pellegrinaggio terreno, che l’evangelista sintetizza con quattro verbi: soffrire molto, essere rifiutato, venire ucciso, risorgere.

In questo cammino – interessante l’accostamento con la pria lettura che ci presenta il servo del Signore che con coraggio e determinazione va per la sua strada nonostante minacce, violenze, confidando solo nell’esistenza di Dio – Gesù pone domande ai suoi. In Marco Gesù interroga spesso, fa sempre molte domande. Così a un certo punto chiede ai discepoli: “ma voi chi dite che io sia?”. Potremmo dire che si tratta della domanda delle domande, quella che più interessa il Signore, al di là delle tante cose che la gente può dire di lui. È Pietro che parla, è la prima volta parla nel Vangelo di Marco, e pronuncia una forte professione di fede: “Tu sei il Cristo”, cioè “tu sei il Messia”, come spiega all’Angelus Papa Francesco.

Gesù allora inizia a raccontare quanto accadrà più avanti, ciò che lo aspetta a Gerusalemme; si tratta di un insegnamento importante perché verte sulla sua passione, morte e resurrezione. “Da una parte Pietro risponde in maniera perfetta, dicendo a Gesù che egli è il Cristo” afferma il vescovo di Roma; ma “dietro a queste parole corrette c’è ancora un modo di pensare ‘secondo gli uomini’, una mentalità che immagina un Messia forte, un Messia vittorioso, che non può soffrire o morire”. Parole giuste ma il  modo di pensare di Pietro è ancora lo stesso, non ha cambiato mentalità, “egli deve ancora convertirsi” dice il Papa.

È qui che scoppia il contrasto tra Gesù e i discepoli i quali non possono immaginare un Messia che deve soffrire e morire, e si domandano se non ci sia un’altra strada per il Signore. La scena proviamo a pensarla: si scambiano occhiate interrogative, commentano con una certa forza le parole ascoltate e si rifiutano di credere; Pietro allora, leggiamo in Marco, “lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo”. E cosa fa Gesù: “voltandosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: va’ dietro di me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio ma secondo gli uomini”.

Va dietro di me. È come se il Signore lo invitasse a obbedire a quella voce udita al tempo della chiamata sulle rive del mare di Galilea, quando, insieme al fratello Andrea, si sentì dire di seguirlo: “venite dietro di me, fi farò diventare pescatori di uomini”.

Papa Francesco, all’Angelus, domanda a quanti lo ascoltano: cosa significa davvero conoscere Gesù? La risposta di Pietro è “un messaggio importante anche per noi”, afferma. Anche noi “abbiamo imparato qualcosa su Dio, conosciamo la dottrina, recitiamo le preghiere in modo corretto e, magari, alla domanda chi è per te Gesù rispondiamo bene, con qualche formula che abbiamo appreso al catechismo”.

Ma non basta dice Francesco, per conoscere il Signore “occorre mettersi alla sua sequela, lasciarsi toccare e cambiare dal suo Vangelo. Si tratta cioè di avere con lui una relazione, un incontro. Io posso conoscere tante cose su Gesù, ma se non l’ho incontrato, ancora non so chi è Gesù”. È questo incontro “che cambia la vita: cambia il modo di essere, cambia il modo di pensare, cambia le relazioni che hai con i fratelli, la disponibilità ad accogliere e a perdonare, cambia le scelte che fai nella vita. Tutto cambia se davvero hai conosciuto Gesù”.

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Fonte: Sir