Intervenire al Sud, ora o mai più. Il Pnrr deve fare la differenza per il Mezzogiorno
Se lo Stato torna a fare lo Stato, il territorio diventa più accogliente, “fertile”, interessante.
Il piano di ripresa economica della Gran Bretagna del post-Covid verte su un grande obiettivo: eliminare il più possibile la divaricazione di redditi e prospettive tra il Sud ricco e il Nord sempre più povero. Lì hanno lo stesso problema italiano, con i punti cardinali economicamente invertiti. Il Nord degli ex cantieri navali, delle miniere di carbone chiuse, della pesca abbandonata, da molti decenni subisce un declino che a oggi sembra inarrestabile, con conseguente degrado sociale, disoccupazione, emigrazione.
Ecco, il degrado del nostro Mezzogiorno è più datato. Se ai primi dell’Ottocento Napoli era la città più ricca e avanzata d’Italia, oggi è quella con la maggior percentuale di cittadini che campano con il reddito di cittadinanza; la Sardegna ha la natalità più bassa, segno di mancanza di fiducia nel futuro. Della Calabria e di molte zone della Sicilia non ne parliamo.
È qui che il piano di rinascita economica di Mario Draghi deve fare la differenza: rispetto al passato e rispetto a tanti tentativi – uno peggiore dell’altro – per rianimare l’economia e quindi la società meridionale. Si provò negli anni Settanta con i grandi impianti industriali, l’unico dei quali a sopravvivere è l’Ilva di Taranto: ed è tutto dire. Si sparsero caterve di soldi pubblici a pioggia, che non lasciarono nulla; si finsero grandi opere infrastrutturali, in primis il ponte di Messina che oggidì dovrebbe subire interventi di manutenzione per vecchiaia, e invece è rimasto sulla carta. Le ferrovie sono quello che sono; le autostrade pure. E prima che l’internet veloce copra la Basilicata, avranno già scoperto nuove modalità di trasmissione.
Nel frattempo il sistema finanziario si è polverizzato e il turismo non è mai veramente decollato, se non in piccoli distretti. Quindi l’unica “industria” che funziona è il settore pubblico, la burocrazia, nulla che porti redditi aggiuntivi e pure di qualità scadente, a giudicare dalla sanità di alcune Regioni.
Ecco: prima di avventurarsi in roboanti quanto costose opere che servono solo a sé stesse, nulla vieta che nel Mezzogiorno ci siano università di livello pari a quelle del Nord; ospedali dove ci si cura con qualità e tempi simili a quelli veneti o emiliani; ferrovie decenti (soprattutto per i pendolari!), frequenti e un po’ più veloci che già basterebbe; che l’abusivismo edilizio sia un’eccezione da reprimere piuttosto che la norma deturpante.
Se lo Stato torna a fare lo Stato, il territorio diventa più accogliente, “fertile”, interessante. Sempre più bonificato dalla criminalità organizzata. E se il problema sono Regioni incapaci di governare con un minimo di efficacia, si affronti la questione di petto. Se non ora, mai più.