Dall’invito del Papa “Dite che il mondo è in guerra” alla Marcia Perugia-Assisi del 7 ottobre
Anche quest'anno la storica marcia ideata il 24 settembre 1961 dal pacifista Aldo Capitini mette in cammino da Perugia ad Assisi (24 km) decine di migliaia di persone e centinaia di associazioni, sindacati, scuole, enti locali, a testimoniare la presenza di una società civile che crede nei valori, che vuole costruire anziché distruggere, collaborare anziché competere, tutelare i diritti delle persone anziché sfruttare
“Dite che il mondo è in guerra”: nasce da questo invito di Papa Francesco, il 6 maggio 2017, durante l’udienza alle Scuole per la pace, la risposta corale che scandirà i passi dell’edizione 2018 della Marcia PerugiAssisi della pace e della fraternità che quest’anno si svolgerà il 7 ottobre. La storica marcia ideata il 24 settembre 1961 dal pacifista Aldo Capitini mette in cammino da Perugia ad Assisi decine di migliaia di persone e centinaia di associazioni, sindacati, scuole, enti locali, a testimoniare la presenza di una società civile che crede nei valori, che vuole costruire anziché distruggere, collaborare anziché competere, tutelare i diritti delle persone anziché sfruttare. Ogni anno i temi sul tappeto seguono i cambiamenti del mondo, delle politiche internazionali e nazionali. E cercano soprattutto di educare i giovani alla solidarietà, alla pace, al rispetto delle diversità e dei diritti umani. Nel Meeting della pace e dei diritti umani che precede la Marcia, il 5 e 6 ottobre ad Assisi, circa 4.000 giovani partecipano a laboratori tematici insieme ad insegnanti ed esperti, con un boom di richieste rispetto agli scorsi anni. Stavolta l’accento sarà anche su un anniversario ignorato: i 70 anni della Dichiarazione universale dei diritti umani. La partenza è alle 9 a Perugia dai Giardini del Frontone, l’arrivo dopo circa 24 km alla Rocca di Assisi intorno alle 15.
Un argine alla violenza dilagante. “Oggi è più necessario che mai alimentare azioni positive anziché fomentare l’odio”, ha affermato Flavio Lotti, del Comitato promotore della Marcia: “Vogliamo innalzare l’argine alla violenza dilagante nelle parole e nelle azioni. Abbiamo bisogno di mettere fine alla dittatura dell’individualismo e della competizione che ci sta mettendo gli uni contro gli altri”. Padre Antonello Fanelli, del Sacro Convento di Assisi, ha sottolineato il valore della fraternità “come punto di partenza per costruire la pace”, come pure “l’importanza di coinvolgere i giovani, le scuole, attraverso programmi e progetti”.
No alla criminalizzazione della solidarietà e alle armi. Non manca l’attenzione alla vita politica italiana ed europea. “E’ una fase politica che ci preoccupa tantissimo – ha detto Sergio Bassoli, coordinatore della Rete della Pace, espressione della Tavola della Pace, cui si ispira e da cui trae origine -. Non vogliamo che l’immagine del nostro Paese sia legata a quella dell’Ungheria, per cui abbiamo salutato con molta soddisfazione quanto accaduto al Parlamento europeo. Però è una situazione molto grave”. Per questo la Rete della Pace “dice no alla criminalizzazione della solidarietà” quanto si tratta di salvare persone in mare; no alla vendita di armi italiane all’Arabia Saudita impegnata nella guerra in Yemen, contravvenendo alla legge 185 che lo vieta; no allo sfruttamento e alla mancanza di diritti nel lavoro, “con il 54% dei lavoratori nel mondo senza tutele”. Una richiesta forte rivolta al governo italiano riguarda invece la ratifica del Trattato internazionale contro la proliferazione delle armi nucleari: secondo padre Alex Zanotelli, missionario comboniano, il problema nucleare “va messo al centro perché i governi usano queste armi per incutere terrore, creare disuguaglianze sociali e mantenere la profonda ingiustizia del 10% della popolazione che consuma il 90% delle risorse”. Sulla situazione italiana, in particolare riguardo al tema migranti, padre Zanotelli è fortemente pessimista: “E’ un momento molto difficile. Ho l’impressione che si stiano commettendo dei crimini incredibili. Diranno di noi ciò che dicono dei nazisti”.
“Dobbiamo riprendere coraggio e schierarci, perché è immorale quanto sta succedendo”.
Tanti i messaggi arrivati dalle realtà che hanno aderito alla PerugiAssisi. “Il cambiamento nasce dal basso ma nasce prima ancora ‘da dentro’, dai cuori e dalle coscienze – scrive don Luigi Ciotti a nome di Libera e Gruppo Abele -. Primo, le cose cambiano se le cambiamo insieme. Secondo, dobbiamo camminare non solo un giorno all’anno ma ogni giorno e ogni ora della nostra vita. Terzo la pace presuppone la giustizia ma la giustizia oggi deve essere anche giustizia ambientale”. Per le Acli la partecipazione alla Marcia è un appuntamento importante “per costruire insieme una Europa più solidale”, sottolinea il presidente nazionale Roberto Rossini, anche in vista delle elezioni europee nel 2019. Guido Barbera, presidente del Cipsi, ricorda che “non marciamo ‘contro’ nulla e nessuno ma con tutti, per tutti e di tutti. Marciamo in nome dei diritti e dell’accoglienza. Nessuna forma di civiltà può prevedere primi e secondi posti, per nessuno”. Don Armando Zappolini, presidente del Cnca (Coordinamento nazionale comunità di accoglienza), precisa: “Il sogno della pace cammina con le gambe di chi la costruisce giorno per giorno nell’accoglienza, nel dare voce a tutti i calpestati della storia, nella denuncia degli interessi economici che asserviscono gli Stati e le istituzioni pubbliche a vantaggio di pochi”. Per ribadire l’impegno a favore di un giornalismo di pace “contro il linguaggio d’odio”, aderiscono con convinzione anche il sindacato nazionale dei giornalisti Fnsi, il sindacato dei giornalisti Rai Usigrai, l’Ordine dei giornalisti e Articolo 21, associazione per la libertà di manifestazione del pensiero. La Marcia sarà trasmessa su Raitre. Sul sito www.perugiassisi.org ci si potrà iscrivere e contribuire con una donazione. L’iniziativa costa ai promotori circa 200.000 euro.