Comportamenti responsabili. Il via libera europeo al Pnrr e la fine dell'obbligo generalizzato di indossare la mascherina all'aperto
Il via libera europeo al Piano nazionale di ripresa e resilienza e, in un'Italia tutta “bianca”, la fine dell'obbligo generalizzato di indossare la mascherina all'aperto, indicano una svolta – concreta ma anche simbolicamente rilevante – sui due fronti principali che hanno visto duramente impegnato il Paese in questi mesi.
Il via libera europeo al Piano nazionale di ripresa e resilienza e, in un’Italia tutta “bianca”, la fine dell’obbligo generalizzato di indossare la mascherina all’aperto, indicano una svolta – concreta ma anche simbolicamente rilevante – sui due fronti principali che hanno visto duramente impegnato il Paese in questi mesi. Due fronti tra loro intimamente collegati visto che su entrambi si è trattato di combattere la pandemia e le sue conseguenze, quelle sanitarie e quelle economico-sociali. Non ci si può che rallegrare di questo duplice risultato e sarebbe ingeneroso negare che anche la politica – a diversi livelli e con tutte le sue contraddizioni, talora vistose – sia riuscita nel complesso ha elaborare una risposta efficace a una delle più gravi emergenze che si siano verificate nella storia della Repubblica. A dimostrazione che quando si è capaci di superare gli irrigidimenti ideologici – che pure non sono mancati e frequentemente si riaffacciano – è possibile trovare soluzioni condivise a beneficio della comunità nazionale, senza rinunciare alle rispettive identità politico-culturali. “Il pluralismo è garanzia di libertà e, affinché possa esprimere tutte le sue potenzialità, richiede rispetto e, insieme, attenta responsabilità, in vista di un interesse comune e indivisibile”, ha affermato il Capo dello Stato in un recente discorso ai presidenti delle Regioni.
E ha aggiunto: “La dialettica – del resto legittima e fisiologica – non è mancata ma, come era indispensabile, nei momenti decisivi si è ricomposta nel superiore interesse dell’Italia”.
Oggi c’è ancora bisogno di questo spirito. Perché, senza nulla togliere ai risultati raggiunti, su entrambi i fronti sopra citati le sfide da affrontare sono ancora eccezionalmente impegnative. La pandemia è tutt’altro che finita, la preoccupazione per le varianti del virus è grande da noi come nel resto del mondo e la pur massiccia campagna vaccinale non ha raggiunto tutti i suoi obiettivi. A politica e istituzioni il compito di gestire questa fase in modo lungimirante e incoraggiando comportamenti responsabili, senza quindi quei pericolosi ammiccamenti a cui abbiamo assistito nella scorsa estate. Quanto al Pnrr il bello – se così può dire – inizia ora. Il “cronoprogramma” delle misure da adottare e concretizzare da ora al 2026 evidenzia la necessità di uno sforzo immane per un Paese che finora ha mostrato un deficit quasi strutturale nell’attuazione delle leggi. Tanto che, mentre parte la macchina del Pnrr, il governo ha dovuto avviare un piano a con obiettivi rigorosi per smaltire l’arretrato di centinaia di decreti attuativi che riguardano provvedimenti del passato più o meno recente. Uno sforzo di tale portata richiede che “perduri un clima di collaborazione e di responsabilità istituzionale” e “il massimo della continuità nella realizzazione”, per usare ancora le parole del presidente Mattarella. C’è da sperare che le fibrillazioni nei partiti e negli schieramenti, a un mese dall’inizio del “semestre bianco” e con la prospettiva ormai ravvicinata delle elezioni amministrative, non destabilizzino il quadro parlamentare in un momento così decisivo per il Paese.