Una prova cruciale per il Quirinale. Nota Politica
Per i partiti politici rappresentati in Parlamento si avvicina una prova cruciale: sono chiamati a scegliere un nuovo Presidente della Repubblica all'altezza del ruolo
Per i partiti politici rappresentati in Parlamento si avvicina una prova cruciale. Sono chiamati a scegliere un nuovo Presidente della Repubblica all’altezza del ruolo disegnato dalla Costituzione (e dell’esperienza esemplare di Sergio Mattarella) e allo stesso tempo ad assicurare un’azione di governo che porti avanti coerentemente gli impegni assunti nella lotta alla pandemia e nella ripresa socio-economica innervata dalle riforme del Pnrr. Saranno in grado di farlo? E’ a loro – in quanto strumenti di partecipazione dei cittadini – che la Carta attribuisce il compito di “determinare la politica nazionale”. La stessa vicenda del governo Draghi che pure è stata originata da una provvidenziale iniziativa del Capo dello Stato di fronte allo stallo dei partiti, se da un lato ha amaramente certificato l’impotenza di questi ultimi, dall’altro è potuta svilupparsi in questi mesi solo in virtù del loro sostegno, fermi restando i meriti eccezionali del premier. E’ “a tutte le forze politiche presenti in Parlamento” che il 2 febbraio scorso Mattarella aveva rivolto il suo drammatico appello prima di affidare l’incarico di governo a Draghi. E non poteva che essere così per come i padri costituenti hanno concepito la nostra Repubblica.
Ma i partiti ce la faranno a vincere per il Paese questa duplica sfida? A giudicare dagli scricchiolii che giungono dalla maggioranza man mano che si avvicina il voto per il Quirinale, per non parlare di altri più corposi precedenti, non è facile essere ottimisti. In un memorabile discorso in Grecia il Papa ha denunciato con profetica lucidità i rischi di un certo “scetticismo democratico” che a causa di “stanchezza e malcontento” si è diffuso “in diverse società, preoccupate dalla sicurezza e anestetizzate dal consumismo”, ma anche sedotte dall’approccio “sbrigativo” dell’autoritarismo e dalle “facili rassicurazioni proposte dai populismi”. Il nostro Paese non è stato e non è immune da queste dinamiche. Anzi, tra i partiti c’è chi le ha cavalcate pur senza arrivare agli eventi traumatici che hanno colpito democrazie di ben più lunga tradizione della nostra. Adesso però alle forze politiche si offre un’opportunità irripetibile per dimostrare agli italiani la loro persistente vitalità e la loro capacità di anteporre ai legittimi interessi di parte il superiore bene della comunità nazionale. Non è un’impresa facile e sarebbe ingiusto ridurre semplicisticamente le questioni sul campo. La democrazia è “complessa”, richiede “fatica e pazienza”, per attingere ancora al vocabolario del Papa. La complessa, faticosa e paziente costruzione di un percorso comune, però, non ha nulla a che vedere con i trucchi, i machiavellismi, gli espedienti tattici che già si vedono o si intravedono e di cui pure è costellata la storia delle elezioni quirinalizie. Non siamo in un periodo ordinario della vita del Paese e c’è bisogno di un sussulto forte di buona politica.