Tutto è connesso. Non si può pensare di costruire un sistema educativo, per perfetto che sia, isolato dagli altri
La vera sfida del mondo contemporaneo è quella di procedere insieme, avviare condivisione, mentalità e progetti comuni.
È una vera e propria “battaglia culturale” quella che ha intrapreso personalmente il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi che non si stanca di ripetere in tutte le sedi possibili l’importanza dell’educazione e della scuola per il mondo di oggi e di domani.
Se a Glasgow, al Cop26, il 5 novembre ha sottolineato come proprio le politiche educative siano decisive anche in rapporto ai temi ambientali e allo sviluppo sostenibile, ecco che il titolare di viale Trastevere, pochi giorni dopo, il 10 novembre, si è trasferito a Parigi, per il “Global Education Meeting 2021 dell’Unesco”, dove è tornato ad insistere sull’importanza di investire nell’istruzione.
“L’Istruzione – ha sostenuto il ministro Bianchi davanti a Capi di Stato e di Governo e ministri dell’Istruzione, oltre a ministri delle Finanze e della Cooperazione allo sviluppo di altri Paesi europei e non solo – è la chiave per superare le grandi sfide che stiamo affrontando: la pandemia, i cambiamenti climatici, le disuguaglianze e la povertà sociale ed economica”. Per Bianchi lo sforzo da fare a livello globale è quello di riconoscere questo ruolo all’istruzione e insieme “sostenere l’Unesco che, con la sua azione, richiama tutti i Paesi a una maggiore attenzione alle politiche educative, in termini di stanziamento di risorse finanziarie e di capitale umano. Questo significa che ogni governo deve passare dagli interventi per fronteggiare le crisi a quelli per prevenirle, per gestire i cambiamenti e proteggere il nostro futuro dai rischi. Abbiamo bisogno di un approccio coordinato e di interventi per chi è più svantaggiato, per gli studenti e le scuole più emarginati. Combattere la povertà educativa è combattere la povertà futura”.
Il ministro Bianchi fa bene ad insistere, così come è un risultato certamente positivo la sottoscrizione, in occasione del meeting Unesco, della “Dichiarazione di Parigi” nella quale, in buona sostanza, i Paesi membri hanno ribadito gli impegni comuni sia sul piano del sostegno ai finanziamenti per garantire un’Istruzione di qualità, inclusiva ed equa, sia per la promozione – assolutamente non scontata – di opportunità di apprendimento permanente per tutti.
Qui sta uno dei nodi che abbiamo davanti, mai come oggi attuale e provocante. Certamente bisogna investire nel mondo dell’istruzione e della scuola – a partire dalle infrastrutture, senza dimenticare il potenziale umano, le competenze docenti, i sostegni alle famiglie e chi più ne ha più ne metta – tuttavia questo impegno che spesso abbiamo invocato per il nostro Paese appare oggi sempre più necessario a livello globale e sottolinea l’interdipendenza degli Stati e dei popoli.
Non si può, insomma, pensare di costruire un sistema educativo, per perfetto che sia, isolato dagli altri. La vera sfida del mondo contemporaneo è quella di procedere insieme, avviare condivisione, mentalità e progetti comuni. “Nessuno deve restare indietro” non può essere uno slogan limitato alla scuola di un apprezzabile Paese illuminato. Piuttosto deve diventare un obiettivo globale, che si alimenta con gli sforzi e la cooperazione di tutti gli Stati. Con un’attenzione speciale alle regioni del mondo dove la povertà impedisce lo sviluppo.
Questo ci dicono i meeting appena conclusi. Questa è la prospettiva per la quale vale la pena di impegnarsi.