Tokyo 2020. Sara Simeoni: “Non sono solo medaglie. Dietro ci sono delle storie di sacrificio, sudore e lacrime”
Mentre le Olimpiadi sono ancora in corso e in un’altalena di emozione tra le varie discipline la compagine azzurra sta cercando di portare a casa più medaglie possibili, alcune anche impensabili anni fa, c’è un’altra olimpionica che sta facendo parlare di sé, la campionessa di salto in alto di Mosca 1980, Sara Simeoni. Per questi Giochi, però, è impegnata in televisione e tra un commento tecnico e qualche battuta è diventata uno dei volti più noti e amati delle Olimpiadi. Il Sir l'ha intervistata chiedendole un bilancio parziale della spedizione azzurra
Mentre le Olimpiadi di Tokyo 2020 sono ancora in corso e in un’altalena di emozione tra le varie discipline la compagine azzurra sta cercando di portare a casa più medaglie possibili, alcune anche impensabili anni fa, c’è un’altra olimpionica che sta facendo parlare di sé, la campionessa di salto in alto di Mosca 1980, Sara Simeoni. Per questi Giochi, però, è impegnata in televisione e tra un commento tecnico e qualche battuta è diventata uno dei volti più noti e amati delle Olimpiadi. Il Sir l’ha intervistata chiedendole un bilancio parziale della spedizione azzurra.
Qual è, al momento, il bilancio che si sente di fare su queste Olimpiadi?
Quella che stiamo vivendo è una grande Olimpiade. Siamo partiti ‘con il botto’, soprattutto nell’atletica leggera con due ori provvidenziali. Sapevamo già da prima che la zona medaglie era proibitiva in alcuni sport, ma i nostri ragazzi si stanno comportando bene.
Ora è importante continuare a lavorare e, in questi ultimi giorni, portare a casa quante più medaglie possibili.
Una cosa che l’ha particolarmente colpita?
La cosa bella è che ci sono molti atleti giovani che si sono messi in mostra e hanno fatto una bella promozione per il loro sport e le loro città, soprattutto nelle discipline meno conosciute. In certi casi questi risultati oltre che un valore sportivo hanno soprattutto un valore sociale, perché dietro ci sono delle storie di sacrificio, sudore e lacrime. Non sono solo medaglie.
Un valore sociale che forse in quest’anno segnato dal Covid è ancora più importante, soprattutto in tutti quei contesti di “sport minori” dove la pandemia ha gravato su molte società e atleti.
Sì, è stato un anno particolare e il Covid ha messo in ginocchio le piccole società e gli sport minori. Un mondo fatto di migliaia di persone che lavorano sul territorio per continuare a far vivere i movimenti e aiutare i giovani. Oggi è diventato un problema perché il più delle volte tutto questo ‘sottobosco’ di persone è composto da volontari cui, di fatto, non viene riconosciuto nulla.
Pertanto, mi auguro che l’Olimpiade sia l’occasione per rivedere e sistemare la posizione dei lavoratori sportivi. Anche perché, al di là delle medaglie e dei trionfi, lo sport ha un forte valore etico ed educativo.
Queste Olimpiadi sono state anche caratterizzate da gesti di forte valore emotivo, come la rinuncia di Simone Biles nella ginnastica o la divisione della medaglia d’oro nel salto in alto. Che ne pensa?
In questo momento storico è un bel segnale. È sicuramente necessario che nell’Olimpiade, da sempre vetrina di rivendicazioni e messaggi importanti, vengano affrontate le diverse tematiche della società. Tuttavia, mi auguro che tutte queste sottolineature che ci sono state non restino fini a sé stesse, ma vengano declinate nella vita di tutti i giorni. È il momento di risolvere qualche problema e non limitarsi a convegni e tavole rotonde come è stato fatto in passato.
Sono stati anche dei giochi per tanti punti di vista a trazione femminile…
Vero! Il movimento sportivo femminile è arrivato in ritardo. Questo perché ci sono stati anni in cui i primi fondi sacrificabili erano quelli riservati allo sport femminile. Invece, poi evidentemente si sono accorti che era necessario dargli le stesse opportunità e oggi i risultati sono sotto gli occhi di tutti.