Stupisce il divario tra il quadro a tinte rosa della maturità e quello a tinte ben diverse dei risultati Invalsi
I risultati degli esami di maturità parlano di grandi successi, di lodi in aumento, di scuole del Sud baciate dall’eccellenza. Solo che il quadro dipinto dai risultati dei test Invalsi dice il contrario.
Che confusione. Chi guarda oggi il mondo della scuola difficilmente può esimersi da un commento del genere. E il motivo – o i motivi – è semplice: quante cose in sospeso, quante contraddizioni sul tavolo, quante aspettative che sembrano dover solo restare tali nel momento in cui una crisi di governo ha spazzato via in un attimo la possibilità di un cammino progressivo ipotizzato da Viale Trastevere che immaginava fondi in più per la scuola, assunzioni, riforme (dal reclutamento degli insegnanti ai curricoli professionali tecnici, ad esempio).
E ad alimentare il senso di confusione arrivano anche i risultati degli esami di maturità, che parlano di grandi successi, di lodi in aumento, di scuole del Sud baciate dall’eccellenza. Che bello. Solo che il quadro cui ci siamo abituati, dipinto ad esempio dai risultati dei test Invalsi, dice il contrario: decadenza dei risultati formativi, squilibri pesanti tra diverse realtà scolastiche, differenze regionali marcate e un Sud che arranca. Dove sta l’errore?
Andiamo con ordine: lo stallo deciso dalla politica è sotto gli occhi di tutti. La caduta del governo rischia in effetti di bloccare un percorso che per la scuola sembrava virtuoso (pur concedendo il beneficio del dubbio per chi da tanti anni ascolta annunci mirabolanti e raccoglie poi molto poco). Di fatto ci sono riforme in corso – ad esempio quella sul reclutamento degli insegnanti – che hanno bisogno ancora di diversi passaggi, di decreti attuativi: ci saranno? Si farà in tempo prima delle nuove elezioni?
Un’altra questione, tra le molte che si potrebbero individuare, riguarda il protocollo sicurezza Covid: ancora i ministeri competenti (Salute e Istruzione) non hanno definito come comportarsi al riavvio delle lezioni. Come si farà? Emergenza perenne?
Si potrebbe andare avanti, ma tocchiamo solo un’ultima questione: i finanziamenti per la scuola. Ne sono stati promessi tanti, ma c’è chi sottolinea che una legge di bilancio senza un governo in carica potrà fare poco.
Fermiamoci qui per le incognite, mentre vale la pena di sottolineare i dati sulla maturità; tutti promossi quest’anno e mille lodi in più rispetto all’anno prima. Beh, è una consolazione: compito della scuola non è bocciare, ma promuovere. In ogni senso: deve cioè permettere agli allievi di esprimersi al meglio e il successo è che tutti abbiano buoni risultati.
E allora dov’è il problema? Si conferma che la scuola italiana c’è, che funziona, che è capace di reagire anche a situazioni drammatiche come quelle vissute con la pandemia. E certamente questo fatto è parzialmente vero: i nostri istituti e il sistema in generale, hanno risorse a volte impensabili.
Certo però che stupisce il divario tra il quadro a tinte rosa della maturità e quello a tinte ben diverse dei risultati Invalsi (non solo quelli di ieri, ma anche quelli dell’altro ieri, quelli di anni) che parlano invece di una caduta di conoscenze e competenze e di un divario territoriale sempre più avvertito tra regioni d’Italia, con il Sud fanalino di coda. Quel Sud che invece produce più lodi alla maturità.
Cosa è successo? Come è possibile?
Analizzare dati e situazioni è impossibile da farsi qui. E allora torna l’affermazione iniziale: che confusione.
Non è la migliore delle sensazioni, soprattutto in vista dell’inizio del prossimo anno scolastico: vero che c’è l’estate, ma settembre è dietro l’angolo.