Spazio Schengen: nuove norme per frontiere. Barrios Prieto (Comece), “no a respingimenti e strumentalizzazioni, ma rispetto dei diritti”
Rispetto dei diritti fondamentali e della dignità dei migranti e dei rifugiati compreso il diritto di asilo e il principio di non respingimento; impegno a prevenire “ogni tipo di strumentalizzazione” delle persone che giungono alle nostre frontiere; invito a tutti gli Stati Membri ad “esprimere reciproca solidarietà concreta in situazioni di pressione”.
Sono i “principi chiave” ribaditi al Sir dal segretario generale della Commissione degli episcopati Ue, padre Manuel Barrios Prieto, a commento della proposta di revisione del Codice Schengen presentata dalla Commissione Ue, in attesa della riforma di Dublino. “Apprezziamo – dice Barrios – l’intenzione della Commissione europea di preservare l’area Schengen e di avere una politica comune per quanto riguarda la chiusura delle frontiere esterne in caso di pandemie o altre circostanze, pur consentendo la libera circolazione dei cittadini dell’Ue. Tuttavia, esortiamo l’Ue e gli Stati membri a rispettare i diritti fondamentali e la dignità dei migranti e dei richiedenti asilo, compreso il diritto di asilo, il principio di non respingimento e l’unità delle famiglie di migranti o rifugiati”. “Ribadiamo inoltre – aggiunge il segretario generale della Comece – la necessità di prevenire ogni tipo di strumentalizzazione di migranti e rifugiati e invitiamo tutti gli Stati membri dell’Ue ad esprimere reciproca solidarietà concreta in situazioni di pressione indotta alla frontiera esterna dell’Ue. Invitiamo inoltre tutti gli Stati e le società europee ad accogliere, proteggere, promuovere e integrare migranti e rifugiati”. La Commissione europea ha presentato ufficialmente la sua proposta per una riforma dei codici Schengen per gestire in maniera più efficiente le frontiere esterne in caso di crisi sanitaria pubblica, sulla base di quanto appreso dalla pandemia di Covid-19” e per rispondere alle pressioni migratorie in special modo al confine con la Bielorussia. Di fronte ad emergenze come quella Covid, ad “attacchi ibridi” come quello perpetrato della Bielorussia o a flussi eccezionali di migranti, i Paesi europei potranno operare una stretta sulle proprie frontiere per un periodo massimo di due anni, permettendo a Stati come Germania, Francia o Olanda di sbarrare le porte ai cosiddetti “movimenti secondari”. Una strategia che deve passare al vaglio del Parlamento europeo ed in sede di Consiglio Ue e che potrebbe però penalizzare i Paesi di primo approdo, tra cui l’Italia, se non sarà affiancata da politiche di redistribuzione e solidarietà europea in tema migratorio.