Sinodo. Chi andrà per noi? Nuove canoniche di comunità. Il libro di Gianpiero Dalla Zuanna e don Giorgio Ronzoni

Chi andrà per noi? È il titolo del libro in cui Dalla Zuanna e don Ronzoni individuano strade per trasmettere la fede ai giovani, partendo dalla creatività delle famiglie

Sinodo. Chi andrà per noi? Nuove canoniche di comunità. Il libro di Gianpiero Dalla Zuanna e don Giorgio Ronzoni

Che ne è stato dei giovani? Perché le nostre parrocchie sono vuote, o meglio, assai meno piene di ragazzi rispetto agli anni Settanta e agli anni Ottanta? Cosa si è rotto nel meccanismo di trasmissione della fede nelle comunità e nelle famiglie? Questa domanda di recente ha fatto da premessa a molti libri, da Convertire Peter Pan di don Armando Matteo a La Chiesa brucia di Andrea Riccardi. Ma non sempre le risposte individuano piste concrete di lavoro.

Il pastoralista don Giorgio Ronzoni e il demografo Gianpiero Dalla Zuanna hanno affidato al loro nuovo libro Chi andrà per noi? Per trasmettere la fede alle nuove generazioni, edito da Cleup e con la prefazione del vescovo di Padova Claudio Cipolla, la stessa domanda, calata – con riflessioni e una ricognizione dell’esistente – sulla realtà della Diocesi euganea. Secondo Ronzoni e Dalla Zuanna una delle cause principali del calo numerico che testimonia il rallentamento della pastorale giovanile nelle parrocchie è la scomparsa – o quanto meno, la gigantesca diminuzione – della figura del cappellano, il “prete giovane” appena uscito dal seminario attorno al cui impegno fiorivano gruppi, attività e grest.

Ipotesi rafforzata, secondo gli autori, dal fatto che altre attività meno “prete- centriche”, dagli scout ai movimenti, abbiano registrato dei cali nettamente inferiori. Ed è proprio qui – nel vedere i “germogli di speranza” che si pongono accanto alla rinnovata sete di spiritualità da parte dei nostri giovani, nativi digitali di un mondo post-cristiano – che gli autori individuano delle piste di lavoro possibili con le quali contribuire al cammino sinodale della Diocesi di Padova.

«Se non ci sono i più cappellani – osserva don Giorgio Ronzoni – ci siamo domandati chi possa fare questa pastorale giovanile. Abbiamo guardato all’associazionismo e ai suoi chiaroscuri, ai movimenti dove c’è anche l’entusiasmo di quei genitori entrati nei decenni scorsi. Ma abbiamo guardato anche alla testimonianza che arriva da quelle canoniche vuote riportate alla vita da famiglie che vi vengono ad abitare e che tengono viva, in una forma o nell’altra, l’attività pastorale». Sui segnali positivi insiste anche il demografo Gianpiero Dalla Zuanna: «Assistiamo a un calo della cosiddetta “religione di Chiesa”, che però, a essere onesti, non era su livelli altissimi nemmeno nei decenni passati. Ci sono però elementi di speranza da parte dei giovani, sottolineati dall’attenzione al trascendente e al futuro, di capacità solidaristica, di volontà, di impegno. Non c’è più insomma quel senso di appartenenza automatica che permeava prima grosse fette di popolazione all’ombra del campanile, quello che funzionava nel passato non è più proponibile».

Inedito è il futuro delle parrocchie.
E in particolare, inedito è il futuro dei patronati: «Non si può più pensare, onestamente, che le grandi proposte interessanti per i giovani possano essere organizzate in maniera sistematica dai piccoli patronati – ammette don Giorgio Ronzoni – Prendendo spunto da ciò che funziona in luoghi come Villa Immacolata, il Centro di spiritualità scout alle Carceri e il Centro universitario di via Zabarella a Padova, va preso in considerazione di investire nei patronati più grandi distribuiti nel territorio della Diocesi per trasformarli in grossi centri giovanili, sostenibili economicamente, anche con la presenza di personale assunto ». Tra i modelli vincenti a cui fare riferimento, per don Giorgio Ronzoni c’è la parrocchia di San Benedetto in Padova, dove, in mancanza di un prete residente, l’intraprendenza dei volontari del circolo Noi ha mantenuto forte il senso di comunità. È proprio in queste canoniche vuote che potranno «emergere leadership, anche femminili, di persone sposate che, volendo fare qualcosa per i loro figli si organizzeranno con creatività anche in modi che oggi non possiamo prevedere». Nel libro, accanto ai numeri impietosi, trovano dunque spazio più di una storia di speranza dalla quale trarre ispirazione. «La Diocesi – aggiunge Dalla Zuanna – dovrebbe ragionare più a fondo su questo tema delle canoniche. Si possono affidare a famiglie e chiedere a loro di occuparsi dei giovani e delle attività di animazione. Ciò che è davvero importante è che i giovani possano continuare a trovare nella Chiesa servizi di alta qualità». «L’idea che l’era della secolarizzazione comportasse l’abbandono di ogni rapporto con il Trascendente è tramontata – precisa ancora il demografo – L’eclissi del sacro in realtà è l’eclissi dei vecchi modelli di Chiesa. La trasmissione della fede funziona ancora». Dalla Zuanna cita l’esperienza dei suoi figli, che ancora oggi, grazie a gruppi scout e al Movimento studenti di Azione cattolica hanno potuto incontrare un bel volto di Chiesa: «In ogni parrocchia ci sia almeno un giovane ai posti di comando».

Quattro proposte per il Sinodo diocesano

Contenute in calce al libro, troviamo il potenziamento e la valorizzazione di attività già presenti come scout, grest e l’ora di religione nelle scuole; il potenziamento del volontariato di ispirazione religiosa tra i giovani; la concentrazione di attività di evangelizzazione in alcuni grandi centri sovra-parrocchiali e infine l’inserimento di almeno un giovane in ogni equipe parrocchiale.

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