Schiavitù moderna. Pellegrini (Gfn): “È intorno a noi”
“I leader religiosi vedono nel profondo del cuore delle loro comunità e possono svolgere un ruolo unico nello sradicare la schiavitù moderna”l Lo spiega Franca Pellegrini, direttrice del Global freedom network (Gfn) presso Walk free, una delle relatrici del convegno “Sradicare la schiavitù moderna. Quale ruolo per le religioni?” organizzato dalla Pontificia università gregoriana
Anche il sacchetto del caffè comperato al prezzo più basso del mercato o la passata di pomodoro venduta sottocosto ne sono il simbolo. La schiavitù moderna ha varie sfaccettature. Una di queste è lo sfruttamento delle persone costrette a lavorare nei campi in condizioni spesso disumane con paghe misere. L’illusione occidentale vorrebbe la schiavitù quale concetto legato ai libri di storia, lontano e aberrante. Niente di più sbagliato. Proprio l’economia globale ha spesso incentivato i meccanismi crudeli della speculazione ai danni delle popolazioni più povere senza risparmiare i bambini. La schiavitù moderna è stata al centro di un convegno organizzato dalla Pontificia università gregoriana di Roma dal titolo “Sradicare la schiavitù moderna. Quale ruolo per le religioni?”. Le confessioni religiose, anche per la loro diffusione e radicamento nella quotidianità delle persone, possono fare tanto per sconfiggere il fenomeno che assume varie forme: dal lavoro forzato ai matrimoni combinati. “I leader religiosi vedono nel profondo del cuore delle loro comunità e possono svolgere un ruolo unico nello sradicare la schiavitù moderna”, spiega Franca Pellegrini, direttrice del Global freedom network (Gfn) presso Walk free (www.walkfree.org), una delle relatrici del convegno. L’organizzazione Gfn è nata nel 2010 con lo scopo di anno lanciare varie iniziative. Fra le attività portate a segno c’è la Dichiarazione firmata in Vaticano nel 2014 dai rappresentanti delle principali confessioni religiose fra cui Papa Francesco.
Le religioni come possono eradicare la schiavitù moderna?
I leader religiosi vedono nel profondo del cuore delle loro comunità e possono svolgere un ruolo unico nello sradicare la schiavitù moderna. In tante parti del mondo sono più influenti, sia a livello locale che nazionale, rispetto alle autorità a corto di personale e di risorse. Questo li pone in una posizione migliore per lavorare contro le forze che rendono le persone vittime di tratta, costrette a una condizione di moderna schiavitù. Ciò è particolarmente vero nei Paesi dove la fede è radicata e c’è una prevalenza relativamente alta di schiavitù moderna.
Qual è la forma più comune di schiavitù moderna oggi?
Secondo il Global slavery index-Gsi (indice sulla schiavitù globale, ndr) del 2018,
nel 2016 in Europa c’erano oltre 3 milioni e mezzo di persone che vivevano in una qualche forma di schiavitù moderna. Il dato include coloro che sono coinvolti nel lavoro forzato, compreso lo sfruttamento sessuale e commerciale, e coloro che sono costretti a un matrimonio imposto. I lavoratori forzati rappresentavano oltre il 90% del totale.
Una delle cose chiave da notare sulla schiavitù moderna è che, anche se non è visibile nella tua comunità, l’impatto e i proventi del lavoro forzato e della tratta di esseri umani sono ovunque. Dai vestiti che abbiamo sulle spalle, che corrono il rischio di essere confezionati da persone in condizioni di lavoro forzato, al caffè che beviamo e alla cioccolata che mangiamo, entrambi provenienti da industrie che hanno alti tassi di schiavitù moderna. Queste persone sono molto in basso nelle catene di approvvigionamento di così tante aziende e così tanti prodotti. È giusto quindi dire che la schiavitù moderna è tutt’intorno a noi. Questo è ciò che rende il problema così urgente ed è per questo che stiamo lavorando così duramente con i leader religiosi, i governi, le imprese e la società civile per spingere per il cambiamento. Stiamo attualmente compilando i dati per la prossima edizione dell’indice Gsi che verrà rilasciata entro la fine dell’anno.
La pandemia ha aggravato il fenomeno della schiavitù nel mondo?
Il Covid-19 ha creato divari più profondi e una maggiore disuguaglianza. I lavoratori sono maggiormente sotto pressione e con poca o nessuna protezione. La povertà e lo sfollamento mettono le persone a rischio di sfruttamento, alla disperata ricerca di un lavoro per sostenere le loro famiglie nelle economie depresse. Ci sono casi di lavoratori domestici migranti, ad esempio, che sono stati cacciati dalle case dei loro datori di lavoro ma che non possono recarsi nei loro Paesi d’origine perché le rotte di trasporto sono state chiuse a causa della pandemia. Intrappolati in un Paese straniero, non riescono a trovare un lavoro legittimo e sicuro, hanno poca protezione legale o assistenza sanitaria, sono molto vulnerabili e potrebbero cadere nella schiavitù moderna. Il Covid-19 ha anche ridotto alcuni dei guadagni ottenuti in precedenza.
Con l’aumento delle risorse incentrate sull’affrontare la pandemia, i governi sono stati costretti a rispondere efficacemente alla schiavitù moderna in tutta Europa e oltre, con riduzioni dell’assistenza allo sviluppo all’estero, ad esempio. Dobbiamo ancora vedere l’impatto di queste riduzioni sulla prevalenza della schiavitù moderna, ma sospettiamo che porterà a una maggiore vulnerabilità di coloro che sono già vulnerabili.
Gli accordi con i governi siglati da Gfn sono stati rispettati?
Abbiamo organizzato otto accordi in tutto il mondo, il più recente in Ghana. Proprio in Ghana, i firmatari hanno collaborato con l’unità trafficking guidata dal governo su due campagne incentrate sulla sensibilizzazione e sulla migrazione transfrontaliera.
Qual è secondo lei il più grande traguardo raggiunto dal Global freedom network in questi anni?
Il Global Freedom Network ha riunito i leader delle più grandi fedi del mondo per firmare la Dichiarazione congiunta dei leader religiosi contro la schiavitù moderna. Il loro impegno, iniziato con la prima cerimonia della firma con sua santità Papa Francesco in Vaticano nel 2014, ha messo sotto i riflettori la schiavitù moderna. Da allora, ci sono stati altri sette accordi firmati in tutto il mondo, incluso il primo in Africa, che si è tenuto in Ghana l’anno scorso.
Questa è una dimostrazione di come la religione si opponga al male della tratta di esseri umani e della schiavitù moderna e di come dedichi i propri sforzi per sradicarle. Siamo profondamente grati ai leader religiosi per i loro sforzi e continuiamo a collaborare con loro per contribuire ad accelerare la fine della schiavitù moderna.
Negli anni avete anche formato i funzionari religiosi contro le forme di moderna schiavitù. Quanti ne sono stati formati?
Dopo la firma della Dichiarazione, abbiamo incontrati centinaia di leader religiosi e il loro staff ma sapevamo di aver bisogno di un altro modo per raggiungere più comunità di fede. È per questo motivo che abbiamo sviluppato l’app per smartphone ‘Faith For Freedom’ per accelerare la conoscenza e le risorse che i leader religiosi richiedono per assistere in questo problema. Speriamo che questo strumento raggiunga in lungo e in largo le persone. Abbiamo lanciato l’app in Ghana, Costa d’Avorio, Repubblica Democratica del Congo, Kenya e Sud Africa.
Maria Elisabetta Gramolini